Il dottor Stranamore, ovvero: come imparai a non preoccuparmi e ad amare la bomba

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Un film di Stanley Kubrick. Con Peter Sellers, George C. Scott, Sterling Hayden, Keenan Wynn.
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Titolo originale Dr. Strangelove or: How I Learned to Stop Worrying and Love the Bomb. Commedia, Ratings: Kids+16, b/n durata 93 min. - Gran Bretagna 1964. - Cineteca di Bologna uscita lunedì 3 febbraio 2020. MYMONETRO Il dottor Stranamore, ovvero: come imparai a non preoccuparmi e ad amare la bomba * * * * 1/2 valutazione media: 4,55 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

Fantascienza e satira politica ben amalgamate! Valutazione 5 stelle su cinque

di Great Steven


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venerdì 7 ottobre 2016

 

IL DOTTOR STRANAMORE, OVVERO: COME IMPARAI A NON PREOCCUPARMI E AD AMARE LA BOMBA (USA, 1964) di STANLEY KUBRICK. Interpretato da PETER SELLERS, GEORGE C. SCOTT, STERLING HAYDEN, KEENAN WYNN, SLIM PICKENS, TRACY REED, PETER BULL

Il generale statunitense Jack Ripper, impazzito, invia trentaquattro cacciabombardieri a scagliare bombe ad idrogeno sull’Unione Sovietica. Quando il Congresso viene a sapere, tramite una soffiata del generale Tayerson, delle intenzioni dell’uomo, viene convocata una riunione speciale in una base operativa alla quale son presenti lo stesso Presidente degli Stati Uniti e il dottor Stranamore, ex nazista esperto di ordigni esplosivi nucleari. I generali riuniti revocano ai piloti dei vari velivoli l’ordine di bombardare il territorio russo ma, su trentaquattro aerei, soltanto trenta recepiscono il comando, mentre altri tre proseguono il viaggio e uno precipita dopo esser stato intercettato e colpito in volo. Nel frattempo Ripper, segregato in un ufficio insieme al colonnello Mandrake, si suicida dopo essersi reso conto della gravità del gesto commesso, lasciando Mandrake solo a telefonare, con un altro colonnello irascibile che gli punta costantemente contro un mitra, al Congresso per sincerarsi che non scoppi la guerra nucleare che sembra già profilarsi all’orizzonte fra le due superpotenze mondiali. E mentre uno dei comandanti di volo farà la sua ultima cavalcata scendendo involontariamente dall’aereo insieme alla bomba testé sganciata, l’ambasciatore sovietico Aleksej si darà da fare in gran segreto per mettere i bastoni fra le ruote ai nemici americani. Il migliore film di Kubrick, insieme a 2001: Odissea nello spazio e Full Metal Jacket: la sua natura di satira politica, elegantemente abbinata alla sua funzione fantapolitica, lo rende un prodotto godibilissimo per come fa del sarcasmo pungente, ma di un’intelligenza estrema, sullo spettro che per più di quarant’anni aleggiò sull’intero pianeta, facendo temere ai suoi abitanti la sua scomparsa definitiva per colpa dei maneggi di potere combinati alla crescente corsa agli armamenti e alla preoccupante potenza delle bombe atomiche, anch’essa destinata ad aumentare anno dopo anno. L’opera più delirante, eccessiva e meno controllata di Kubrick si afferma con preponderanza anche come sguardo critico al mondo militare USA: le guerre non sono altro che una dimostrazione, o meglio, ostentazione di forza per gareggiare in fatto di diavolerie tecnologiche atte soltanto a mietere più vite umane possibile, e i generali che le conducono sono ritratti come pazzoidi scatenati che sacrificano tutte le cose più importanti nel nome non certo lodevole della fedeltà ad uno Stato che, a livello pratico, si traduce con feroce semplicità nel desiderio e nell’intenzione di sterminio indiscriminato del nemico. E il nemico, non importa chi sia esattamente, è sempre dipinto con le caratteristiche del demonio, un demonio che appare esecrabile non solo per ragioni politiche. Una delle migliori black comedy di tutti i tempi, il cui punto di forza fondamentale risiede nella lucidità dello sguardo, autentico mezzo per narrare le millenarie follie umane che creano dei mostri belligeranti con l’ausilio delle tecnologie elettroniche e l’ampliamento inarrestabile della globalizzazione. Una galleria di personaggi indimenticabili, tutti accomunati dal desiderio di salvezza ma al tempo stesso anche dalla volontà di non farsi male loro stessi a causa delle pazzie altrui. In primo luogo troviamo un P. Sellers al massimo della sua forma, in ben tre ruoli distinti: il colonnello baffuto Mandrake, ufficiale gentiluomo, eccentrico, loquace e assai determinato a tenere il naso fuori da affari pericolosi; l’occhialuto Presidente americano, addirittura reso come un individuo tutto sommato sprovveduto e ingenuo che ha un bisogno continuo del consiglio dei collaboratori per prendere le decisioni chiave per l’incolumità della Nazione che governa; lo squilibrato dottor Stranamore, tedesco emigrato oltreoceano, con un braccio meccanico che gli dà non pochi problemi, che prospetta per il futuro del pianeta uno scenario davvero poco rassicurante in cui sarà la radioattività a determinare le sorti umane, all’interno di un panorama dove solo i più forti potranno cavarsela, ma ricorrendo obbligatoriamente a sistemi degni di una condizione post-apocalittica. Meritano apprezzamenti non certo inferiori il simpatico e testardo ufficiale di Scott e l’ambasciatore russo di P. Bull, che strappano un sincero applauso nel loro primo incontro, segnato da una colluttazione mancata. Marce militari fra le più celebri negli USA impreziosiscono una colonna sonora che non poteva essere più azzeccata. Girato in bianco e nero, e a ragione ben veduta: il colore avrebbe rovinato gli obiettivi narrativi, fantasiosi, bilaterali e caricaturali di un film che si propone, con un coraggio considerevole, come documento di lettura della Guerra Fredda in un periodo in cui dominava con una pienezza raggelante, consegnando alla storia del cinema una pellicola che non solo propose un modo innovativo di gestire la materia filmica nel genere satirico, ma specialmente un monito accorato e disinteressato ai politicanti e agli artificieri che vedevano nel conflitto nucleare internazionale l’unica soluzione per spazzare via gli indesiderabili, senza però che Doctor Strangelove medesimo prenda una qualche posizione netta, anzi, mantenendosi invece ben lontano dallo scegliere uno schieramento, in quanto ciò avrebbe fuorviato dai suoi intenti, e soprattutto per via della neutralità di un linguaggio che arriva dritto allo spettatore senza ricattarlo. Un picco tragicomico con una tensione drammatica davvero difficile da replicare, che si mescola abilmente ad un registro divertente e dissacrante che tira fuori il meglio di sé nelle dettagliate e spassose descrizioni delle qualità distruttive delle bombe H.

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