parsifal
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martedì 22 gennaio 2019
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gradevole parodia
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Girato da BrunoCorbucci e sceneggiato da Steno, entrambi firme di spessore della Commedia All' Italiana, ebbe un primo intervento a firma di Camillo Mastrocinque, che dopo aver girato la prima scena a Via Veneto, sede dell'edonismo dorato e mailinconico degli anni '60, abbandonò il set , in seguito ad alcuni contrasti con la produzione. Corbucci proseguì imperterrito dando vita ad una parodia riuscita, adatta al grande pubblico dell'epoca. Antonio Barbacane ( Totò) emigrato a Roma da un remoto paesino del Sud-Italia, sbarca il lunario facendo il posteggiatore abusivo a Via veneto. Si arrangia come può , facendo di necisstà virtù e aguzzando l'ingegno, tentando di trarre ( dove è possibile) di trarre il meglio dalle sue giornate o meglio dalle sue nottate.
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Girato da BrunoCorbucci e sceneggiato da Steno, entrambi firme di spessore della Commedia All' Italiana, ebbe un primo intervento a firma di Camillo Mastrocinque, che dopo aver girato la prima scena a Via Veneto, sede dell'edonismo dorato e mailinconico degli anni '60, abbandonò il set , in seguito ad alcuni contrasti con la produzione. Corbucci proseguì imperterrito dando vita ad una parodia riuscita, adatta al grande pubblico dell'epoca. Antonio Barbacane ( Totò) emigrato a Roma da un remoto paesino del Sud-Italia, sbarca il lunario facendo il posteggiatore abusivo a Via veneto. Si arrangia come può , facendo di necisstà virtù e aguzzando l'ingegno, tentando di trarre ( dove è possibile) di trarre il meglio dalle sue giornate o meglio dalle sue nottate. Al apese natio , viene venerato come se fosse un nuovo ricco; i suoi compaesani ed in particolare il cugino ( P. de Filippo) credono che abbia raggiunto il benessere economico, complici le sue lettere , in cui si vanta di imprese che non ha mai compiuto. Per obbedire agli ordini del Nonno , austero amministratore locale , conservatore e reazionario ( sempre interpretato da Totò), il cugino Peppino va in trasferta nella Capitale , al fine di esortare Antonio affinchè faccia pressione sul Ministro dei Lavori Pubblici, per deviare il percorso dell'Autostrada in costruzione sui terreni di proprietà della famiglia, per ricavarne un evidente contropartita economica. Peppino è ingenuo e sprovveduto e non riesce a comprendere tutto ciò che incontrerà nel suo percorso capitolino; le notti all'insegna del piacere, i night club affollati di belle donne accompagnate da dubbi personaggi e tutto il folklore dell'epoca, tanto esibito e sbandierato dai rotocalchi. Gag decisamente divertenti si prospettano davanti agli occhi degli spettatori, come quello dell'appartamento allagato o del night club in cui siscatena una sarabanda causata dalla polvere bianca, di cui Antonio è l'inconsapevole corriere. Per giungere poi alla scena della festa in un castello di aristocratici romani, in cui i due danno il meglio di sè. Parodia riuscita, spirito sarcastico senza eccessi nè forzature,
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fedeleto
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mercoledì 1 luglio 2015
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la dolce vita o vita da paese?
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Peppino Barbacane e' il sindaco di un paese del sud italia.Sotto influenza del nonno viene mandato a Roma, per vedere se Antonio Barbacane è riuscito ad entrare nelle grazie dei potenti per far costruire l'autostrada al paese.In realtà Antonio è un parcheggiatore abusivo, e invece di aiutare il progetto del nonno se la spassa insieme a Peppino con la dolce vita notturna di Roma tra night club e feste private.Sergio Corbucci (i ragazzi dei parioli, chi si ferma è perduto) dirige una parodia del film di Fellini, e le idee ci sono, ma spesso invece di ridere si sorride.Su soggetto di Fulci e Steno, e sceneggiata da Bruno corbucci, Giovanni Grimaldi, Mario Guerra, la pellicola ha le sue scene memorabili (la seduta spiritica, il night club), e la metafora tra la vita di paese e quella metropolitana non viene sempre afferrata, ma ad ogni modo il principe della risata è ancora in forma, e la sua spalla ovvero Peppino, non sbaglia un colpo.
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Peppino Barbacane e' il sindaco di un paese del sud italia.Sotto influenza del nonno viene mandato a Roma, per vedere se Antonio Barbacane è riuscito ad entrare nelle grazie dei potenti per far costruire l'autostrada al paese.In realtà Antonio è un parcheggiatore abusivo, e invece di aiutare il progetto del nonno se la spassa insieme a Peppino con la dolce vita notturna di Roma tra night club e feste private.Sergio Corbucci (i ragazzi dei parioli, chi si ferma è perduto) dirige una parodia del film di Fellini, e le idee ci sono, ma spesso invece di ridere si sorride.Su soggetto di Fulci e Steno, e sceneggiata da Bruno corbucci, Giovanni Grimaldi, Mario Guerra, la pellicola ha le sue scene memorabili (la seduta spiritica, il night club), e la metafora tra la vita di paese e quella metropolitana non viene sempre afferrata, ma ad ogni modo il principe della risata è ancora in forma, e la sua spalla ovvero Peppino, non sbaglia un colpo.Simpatico quanto basta anche se Totò ha fatto di meglio.
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nico g.
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giovedì 16 agosto 2012
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cast anonimo ... e quella frase storica
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Parodia di un superclassico della cinematografia italiana, questo film della celebre coppia Totò-Peppino partiva con buone potenzialità, ma risultò fiacco per il cast piuttosto anonimo, se si eccettuano il buon vecchio Mario Castellani e il navigato Francesco Mulè; oltre a loro, attori di secondo o di terzo piano, attricette, Giò Stajano più personaggio che attore, la starlette emergente Gloria Paul e Giancarlo Zarfati, bambino prodigio dell'epoca.
Però, in questo film riuscito non proprio benissimo, squilla quella frase entrata nella memoria collettiva degli italiani, una delle più citate di Totò, una sorta di perla di saggezza popolare e allo stesso tempo un monito sulla caducità del potere: "I ministri passano, gli uomini restano!"
Anche questo era il genio di Totò.
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Parodia di un superclassico della cinematografia italiana, questo film della celebre coppia Totò-Peppino partiva con buone potenzialità, ma risultò fiacco per il cast piuttosto anonimo, se si eccettuano il buon vecchio Mario Castellani e il navigato Francesco Mulè; oltre a loro, attori di secondo o di terzo piano, attricette, Giò Stajano più personaggio che attore, la starlette emergente Gloria Paul e Giancarlo Zarfati, bambino prodigio dell'epoca.
Però, in questo film riuscito non proprio benissimo, squilla quella frase entrata nella memoria collettiva degli italiani, una delle più citate di Totò, una sorta di perla di saggezza popolare e allo stesso tempo un monito sulla caducità del potere: "I ministri passano, gli uomini restano!"
Anche questo era il genio di Totò.
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alberto
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lunedì 24 aprile 2017
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l'anima de...
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A Roma la famigerata Via Veneto non è di certo la migliore strada se si vuole passeggiare tranquillamente: infatti Peppino Barbacane, spinto dalla ferrea dignità della sua famiglia, mantenuta soprattutto dal nonno, non fa neanche in tempo ad arrivare a Roma per controllare l'operato del cugino Antonio per lo spostamento di un'autostrada che viene quasi investito tre volte e viene involontariamente fotografato da un paparazzo perché intanto passava una celebrità. Il divertentissimo incontro tra i due (l'uno pronuncia il nome dell'altro con fatica) mostra le loro diverse mentalità: Peppino è tutto d'un pezzo, laborioso e moralista tanto da far staccare le locandine del film che qui parodiano, "La dolce vita"; Antonio invece si lascia andare agli effimeri piaceri dei night club e alla vita dissoluta, e difende i diritti della spa, che non è una società per azioni ma la società dei posteggiatori abusivi.
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A Roma la famigerata Via Veneto non è di certo la migliore strada se si vuole passeggiare tranquillamente: infatti Peppino Barbacane, spinto dalla ferrea dignità della sua famiglia, mantenuta soprattutto dal nonno, non fa neanche in tempo ad arrivare a Roma per controllare l'operato del cugino Antonio per lo spostamento di un'autostrada che viene quasi investito tre volte e viene involontariamente fotografato da un paparazzo perché intanto passava una celebrità. Il divertentissimo incontro tra i due (l'uno pronuncia il nome dell'altro con fatica) mostra le loro diverse mentalità: Peppino è tutto d'un pezzo, laborioso e moralista tanto da far staccare le locandine del film che qui parodiano, "La dolce vita"; Antonio invece si lascia andare agli effimeri piaceri dei night club e alla vita dissoluta, e difende i diritti della spa, che non è una società per azioni ma la società dei posteggiatori abusivi. Purtroppo il gusto del proibito e del "nocturno" stuzzica anche il primo e mentre i due si danno alla pazza gioia l'occhio severo del nonno li sorveglia. La coppia qui è bella pimpante e in forma, il desiderio delle "orgiate" fa trasparire la loro innocenza, la non vera appartenenza a questo mondo di tentazioni dettato dalla moda, e a riguardo è favolosa come citazione e come scena il momento in cui Peppino si becca un "come si permette" per non aver toccato una donzella. Ma se parliamo di frasi leggendarie non può mancare quel " e le supposte dove le mettiamo?"; e qui troviamo un'altra grande qualità del nostro principe: subito prima di questa battuta ne spara un'altra, dicendo che i morti da evocare nella mitica scena della seduta spiritica devono essere i "vostri": al giorno d'oggi una freddura del genere sarebbe volgare, ma detta da Totò è leggera e spontanea. Ci sono anche molte belle trovate, come il seminterrato allagato, completo di zattera per passare dall'entrata alla camera da letto; vogliamo parlare poi del barese spacciato per americano? Da morire dal ridere. Alla regia troviamo un vero regista di genere, Sergio Corbucci, che ha toccato tanti generi e ha lavorato con tante icone, da Spencer e Hill a Franco Nero. Il soggetto è a cura di due nomi altisonanti: il maestro della commedia Steno e il maestro dell'horror Lucio Fulci. Bello il tema musicale di Armando Trovajoli, ripetitivo ma in armonia con le scene. Un 'altra perla della coppia delle meraviglie.
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