laurence316
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mercoledì 27 settembre 2017
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classic kubrick
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3° lungometraggio di Kubrick e primo significativo.
Scritto, sulla base dell'omonimo romanzo di White, dallo stesso regista (con l'aiuto di Thompson ai dialoghi), Rapina a mano armata è un film di grande influenza sul genere, nonostante rappresenti l'unica incursione del regista nello stesso. E' assolutamente innovativo per il suo inedito utilizzo dei flashback, che non vanno più solo a rappresentare linearmente eventi accaduti nel passato (senso diacronico), ma bensì eventi avvenuti in simultanea, ma visti da differenti punti di vista (senso sincronico).
Grazie anche a tale sistema, è un film in cui la suspense è infallibile, il ritmo incalzante e dove il metodo di ripresa trasmette ancora di più il clima di tensione e attesa che opprime i personaggi.
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3° lungometraggio di Kubrick e primo significativo.
Scritto, sulla base dell'omonimo romanzo di White, dallo stesso regista (con l'aiuto di Thompson ai dialoghi), Rapina a mano armata è un film di grande influenza sul genere, nonostante rappresenti l'unica incursione del regista nello stesso. E' assolutamente innovativo per il suo inedito utilizzo dei flashback, che non vanno più solo a rappresentare linearmente eventi accaduti nel passato (senso diacronico), ma bensì eventi avvenuti in simultanea, ma visti da differenti punti di vista (senso sincronico).
Grazie anche a tale sistema, è un film in cui la suspense è infallibile, il ritmo incalzante e dove il metodo di ripresa trasmette ancora di più il clima di tensione e attesa che opprime i personaggi. Ottima la fotografia color acciaio di Ballard ed eccezionali le prove degli interpreti (a cominciare dal protagonista Hayden).
Al tempo dell'uscita fu un clamoroso insuccesso di pubblico, ma permise a Kubrick di essere notato dalla critica, che arrivò a definirlo il nuovo Welles, e Rapina a mano armata rimane ancora oggi una delle sue opere imprescindibili.
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weach
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martedì 19 ottobre 2010
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noir psicologico
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Stanley Kubruick a 28 anni . fa già il terzo lungometraggio.
Tratto dal romanzo “Clean Breack “di Lionel White “Rapina mano armata” fu accolto dalla critica d’oltre oceano in modo clamoroso e si disse del regista "ecco il nuovo Orson Welles”
E’ la storia di una rapina colossale all’ippodromo descritta in tutto l’ itinerario psicologico, di preparazione e di esecuzione dell’ azione .
E’ film noir che però incentra l’attenzione sulla caratterizzazione dei personaggi, le loro debolezze , le doppiezze , gli inganni , l’avidità , gli amori , i tradimenti insomma la complessità di tanti rapporti umani che entrano in ballo nella” banda” mentre si concepisce la rapina .
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Stanley Kubruick a 28 anni . fa già il terzo lungometraggio.
Tratto dal romanzo “Clean Breack “di Lionel White “Rapina mano armata” fu accolto dalla critica d’oltre oceano in modo clamoroso e si disse del regista "ecco il nuovo Orson Welles”
E’ la storia di una rapina colossale all’ippodromo descritta in tutto l’ itinerario psicologico, di preparazione e di esecuzione dell’ azione .
E’ film noir che però incentra l’attenzione sulla caratterizzazione dei personaggi, le loro debolezze , le doppiezze , gli inganni , l’avidità , gli amori , i tradimenti insomma la complessità di tanti rapporti umani che entrano in ballo nella” banda” mentre si concepisce la rapina .
La caratterizzazione dei personaggi è da capolavoro e ci resteranno incollati “negli occhi” per sempre .
Stanley Kubruick ,con una maestria innata , coglie gli sguardi, i particolari, le movenze , la dignità di silenzi e di intermezzi per rendere poi propulsiva l’azione scenica .
Assolutamente nuova, nella tecnica cinematografica noir è l’utilizzo della narrativa” flashback” quella che consente di riprendere la dinamica dell’azione criminale in “retrospezione” con gli occhi ed il pensiero di singoli partecipanti della banda criminale ; tale iniziativa di narrazione diviene innovazione spettacolare .
Si Stanley Kubruick “scolpisce” i suoi personaggi che resteranno per sempre nell’immaginario collettivo insieme all’ansia della mente criminale nella preparazione di un crimine .
Complimenti lei è un genio
Weach illuminati
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davide_chiappetta
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domenica 19 luglio 2009
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straordinario
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Film straordinario, Kubrick usa gli attori come pedine per mostrare la sua genialità, geniale nell'uso delle luci e degli attori, attori all'epoca misconosciuti che non recitavano ma disegnavano i loro pensieri con le loro facce i loro gesti, assolutamente perfetti nelle loro parti. Geniale uso di disporre le fonti di luci in ogni angolo aiutato da lucien ballard, disposizione che ripeterà in tutti i suoi film successivi, vedi shining, arancia meccanica etc. geniale anche la luce dal basso come quanto la banda è riunita a un tavolino e vola il fumo delle sigarette nel chiaroscuro secco della fotografia, Geniale il modo di far rivedere la stessa scena come aveva gia fatto kurosawa con rashomon, ma qui lo fa in modo a dir poco perfetto, con pause da alcune parti e accelerazioni da altre, cui Tarantino mostrerà di aver capito la lezione nelle iene, geniale la voce atona del tempo che commenta in modo banale e per questo coinvolgente il susseguirsi degli avvenimenti, geniale le carrelate laterali e a retrocedere cui non si discosterà mai nei film a seguire, geniale la batteria che commenta a mò di marcia militare le fasi del colpo (anche se alcuni critici dell'epoca dissero che fu usata perche non si potevano permettere un direttore e un orchestra.
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Film straordinario, Kubrick usa gli attori come pedine per mostrare la sua genialità, geniale nell'uso delle luci e degli attori, attori all'epoca misconosciuti che non recitavano ma disegnavano i loro pensieri con le loro facce i loro gesti, assolutamente perfetti nelle loro parti. Geniale uso di disporre le fonti di luci in ogni angolo aiutato da lucien ballard, disposizione che ripeterà in tutti i suoi film successivi, vedi shining, arancia meccanica etc. geniale anche la luce dal basso come quanto la banda è riunita a un tavolino e vola il fumo delle sigarette nel chiaroscuro secco della fotografia, Geniale il modo di far rivedere la stessa scena come aveva gia fatto kurosawa con rashomon, ma qui lo fa in modo a dir poco perfetto, con pause da alcune parti e accelerazioni da altre, cui Tarantino mostrerà di aver capito la lezione nelle iene, geniale la voce atona del tempo che commenta in modo banale e per questo coinvolgente il susseguirsi degli avvenimenti, geniale le carrelate laterali e a retrocedere cui non si discosterà mai nei film a seguire, geniale la batteria che commenta a mò di marcia militare le fasi del colpo (anche se alcuni critici dell'epoca dissero che fu usata perche non si potevano permettere un direttore e un orchestra... se è cosi meglio, necessità virtù... lo ricorderà in full metal jacket) geniale il volo dei soldi, (anche se penso fu scopiazzato da huston nel "tesoro della sierra madre" quando vola l'oro attaccandosi ai visi dei due protagonisti seguito dalle loro risate omeriche, Huston fu peraltro da lui amato assieme ad antonioni e fellini... huston a sua volta fu adorato anche da jean-pierre melville regista cui io lo venero insieme samuel fuller...è tutto un rincorrersi) geniale il finale, due sbirri ai lati dell'inquadratura il the end al centro, la dissolvenza in nero mentre i sbirri avanzano come se il tempo si congelasse, come farà tanti anni dopo nel finale di barry lyndon mentre ryan o'neal salirà su una carrozza, o il congelamento vero e proprio di nicholson sia nella neve che nella foto nell'overlook hotel. Uno dei capolavori assoluti della storia del cinema da mettere nei primi 10 capolavori di film.
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reiver
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venerdì 20 marzo 2009
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kubripoker
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Quanti film di Kubrick ho già commentato?Almeno tre,questo è il quarto mi pare,sono tanti considerando che non è il mio regista preferito (non lo è perchè,come dico spesso,non sempre la ragazza più bella deve piacere per forza...).Eppure non posso farne a meno,e la mia resistenza si affievolisce ancora di più quando il film che ho visto parla di rapine,di omicidi,quando il cinema si tinge di "noir"...Ora,quando si parla dei primissimi film di Kubrick di solito l'unica preoccupazione è stabilire quanto siano "kubrickiani",che a me interessa quanto il teorema di Pitagora ad un'attrice hard .Questo è un film che mi piace molto,per tanti motivi ma soprattutto per tre.Uno è Sterling Hayden,il protagonista,attore dimenticato eppure protagonista di una pietra miliare ("Giungla d'asfalto",tratto dal bellissimo libro "cinematografico" di W.
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Quanti film di Kubrick ho già commentato?Almeno tre,questo è il quarto mi pare,sono tanti considerando che non è il mio regista preferito (non lo è perchè,come dico spesso,non sempre la ragazza più bella deve piacere per forza...).Eppure non posso farne a meno,e la mia resistenza si affievolisce ancora di più quando il film che ho visto parla di rapine,di omicidi,quando il cinema si tinge di "noir"...Ora,quando si parla dei primissimi film di Kubrick di solito l'unica preoccupazione è stabilire quanto siano "kubrickiani",che a me interessa quanto il teorema di Pitagora ad un'attrice hard .Questo è un film che mi piace molto,per tanti motivi ma soprattutto per tre.Uno è Sterling Hayden,il protagonista,attore dimenticato eppure protagonista di una pietra miliare ("Giungla d'asfalto",tratto dal bellissimo libro "cinematografico" di W.R.Burnett),e coprotagonista (memorabile) de "Il padrino":un volto,il suo, segnato,ruvido,sofferto e capace di incutere timore anche con un sorriso.Un altro motivo è lo sceneggiatore Jim Thompson,che è quello di "The Getaway",il secondo miglior film di Peckinpah e uno dei pochi gangsters a non sfigurare con la produzione anni '30 e '40.L'ultimo è,ovviamente,la regia di Kubrick,che esalta gli elementi di "perversione",di dubbio e di angoscia della sceneggiatura (tipici di Thompson) e che non perde di vista neppure il minimo dettaglio.La storia di una rapina,quante volte l'abbiamo vista o sentita?E' vero,ma come un'attrice sensuale e affascinante ti fa credere di non aver mai visto una donna prima del momento in cui lei è comparsa sullo schermo,allo stesso modo un regista come Kubrick saltella sulle convenzioni narrative come un fachiro sui carboni ardenti,e alla fine ti sembra di aver visto qualcosa di completamente inedito.Devo essere sincero,ai miei occhi questa pellicola è inferiore alla sua omologa,cioè "Giungla d'asfalto":il Kubrick del '56 non era ancora pronto per sfidare un peso massimo come John Huston.Ma ciò non toglie che sia comunque una pellicola memorabile,con sequenze impressionanti e un finale beffardo e tipicamente "hustoniano" (chiara citazione de "Il tesoro della Sierra Madre") che ne fanno molto di più di un film interlocutorio.Qualcuno potrebbe dire che Kubrick è troppo grande per un film di genere come questo,io invece sono convinto che tutti i generi cinematografici sono stretti,fino a quando non arriva qualcuno ad allargarli:anche il western era in serie B prima che arrivasse John Ford,o no?Bè ,ho finito,e per miracolo sono riuscito a contenermi:è proprio vero,il buon vino invecchiando migliora,eh eh eh...
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marv89
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martedì 15 novembre 2011
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lezione di cinema in 80 minuti
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Quando si parla di un film con un peso specifico importante come quello in esame, la nostra trattazione non può non passare per una pre-analisi del genere cinematografico di appartenenza al fine di apprendere il suo grado innovativo, in riferimento alle pellicole precedenti, e quelle che sono state le sue influenze sulla cinematografia successiva. Il termine "noir" è stato coniato in Francia dal critico Nino Frank per indicare quell'ondata di film americani che invasero l'europa alla fine del conflitto bellico; pellicole innovative e non riconducibili a nessun genere fino ad allora esistente che quindi crearono una nuova classificazione ancora vigente a settant'anni di distanza nonostante il noir moderno abbia raggiunto un eterogeneità tale da perdere i suoi confini canonici.
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Quando si parla di un film con un peso specifico importante come quello in esame, la nostra trattazione non può non passare per una pre-analisi del genere cinematografico di appartenenza al fine di apprendere il suo grado innovativo, in riferimento alle pellicole precedenti, e quelle che sono state le sue influenze sulla cinematografia successiva. Il termine "noir" è stato coniato in Francia dal critico Nino Frank per indicare quell'ondata di film americani che invasero l'europa alla fine del conflitto bellico; pellicole innovative e non riconducibili a nessun genere fino ad allora esistente che quindi crearono una nuova classificazione ancora vigente a settant'anni di distanza nonostante il noir moderno abbia raggiunto un eterogeneità tale da perdere i suoi confini canonici. Tecnicamente il noir nasce come evoluzione darwiniana dei film gangster anni 30 con l'influenza genetica del genere giallo e del poliziesco; a fare i pignoli i veri e propri antenati sono i gangster movies e il cinema espressionista tedesco, quest'ultimo approdato in America per mano dei suoi esponenti emigrati dalla Germania nazista. Da quanto detto risulta evidente che le innumerevoli influenze rendono di difficile circoscrizione il genere, tuttavia limitando la nostra analisi al ventennio 40-50 è possibile arrivare a definire i canoni principe con molta facilità. Il termine "noir" tradotto alla lettera "tenebroso" sta ad indicare lo stile e il tono caratteristici del genere che raggiungono con queste pellicole l'apice stilistico grazie ad uno studio cromatico del bianco e nero e delle tonalità di grigio finalizzato alla rappresentazione dell'eterna lotta tra gli estremi, bene e male; altra caratteristica principe è l'ambiguità sia dei personaggi che della storia, la trama è un mix di gangster, polizieschi, detective, spionaggi, gialli, drammi psicologici con il solo punto fisso della metropoli rappresentata come una giunga d'asfalto dove vivono animali feroci con pericoli dietro ogni angolo. Nel noir ciò che si vede ha un peso specifico superiore a ciò che si percepisce tuttavia ha la sua valenza sociale, in linea con gli avvenimenti storici che hanno caratterizzato la sua nascita: pessimismo e distruzione del mito degli eroi. In America il successo del noir fu inaspettato, nasce come b-movies e diventa nel giro di pochi anni tavolo di prova dei piu grandi registi del tempo come Huston e Orson Welles e vetrina ambita di grandi attori tra i quali Humphrey Bogart, Marilyn Monroe e Sterling Hayden; Kubrick ,alle prese con il suo terzo lungometraggio, decide a soli 28 anni di sfidare i mostri sacri del cinema mondiale ottenendo un successo stratosferico che gli valse l'appellativo del “nuovo Welles” e l'entrata di diritto tra i più grandi registi noir di tutti i tempi nonostante “Rapina amano armata” sarà il suo primo e ultimo film di questo genere.
La storia è quella di una rapina organizzata ai danni dell'ippodromo di Lond Island, New York da parte di una banda criminale creata per l'occasione da un ex galeotto di nome Johnny Clay, mente e braccio dell'organizzazione che dopo cinque anni di reclusione decide di sfidare nuovamente la sorte con il colpo della vita. La banda è il risultato di uno studio malato e dettagliato di Clay, è composta sia da professionisti del crimine che da semplici impiegati che lavorano nell'ippodromo, nulla è lasciato al caso nemmeno il più piccolo particolare tanto che la sensazione che si ha è quella di essere davanti ad un manuale del crimine. Kubrick durante la visione ci prende per mano e ci trascina con grazia tra le fasi del colpo, in primis analizza i protagonisti creando un quadro psicologico ben delineato, successivamente ci immerge al centro dell'azione con un trasporto tale da creare nello spettatore un mix di stati di angoscia, paura e ansia in linea con quelli dei protagonisti. Kubrick si cimenta con il noir facendo suoi tutti canoni classici con l'inserimento di un elemento narrativo nuovo: il flash back sincronico che tecnicamente consiste nello snodare la cronologia del film così da creare una sorta di struttura circolare, un po quello che succede in pulp fiction di Quentin Tarantino. Questa tecnica non è cosa nuova nel mondo del cinema, il suo inventore fu Orson Welles con Quarto Potere anno 1941, ma l'uso che ne fa Kubrick è geniale e totalmente innovativo: viene sfruttato come mezzo per delineare i profili psicologici dei personaggi man mano che la narrazione ne senta il bisogno; facendo questo ci consente di vivere lo stesso avvenimento più e più volte attraverso diversi punti di vista. La struttura della rapina con tutti i dettagli li lascio alla vostra visione, vorrei soffermarmi però sul messaggio che Kubrick cela dietro il suo bianco e nero perfetto: vuole dimostrare come l'uomo può programmare la sua vita quanto vuole illudendosi di poter controllare tutto e tutti non considerando il ruolo del destino e della sua casualità che avvolte può apparire anche nella forma più beffarda. Concludo con la parola CAPOLAVORO di genere e non, prodotto da uno dei più grandi cineasti della storia, da un genio, da quel Stanley Kubrick che da li a poco sarebbe entrato nella wall of fame della settima arte, l'uomo che è riuscito a fondere tra loro tutte le grandi arti con una sintesi estetica irripetibile, un poeta del cinema.
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eugenio
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lunedì 3 ottobre 2011
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soldi maledetti
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Correva l’anno 1956. Un giovane cineasta ventottenne dopo due insipidi e poco notati esperimenti cinematografici fedeli alla tradizione giallistica e noir/drammatica americana (il dimenticato Paura e desiderio e il convenzionale Il Bacio dell’assassino) realizzava quella che sarebbe divenuta una delle pellicole di gangster-story più famose di tutti i tempi. Un film che, tra i tanti, avrebbe ispirato trentacinque anni dopo Quentin Tarantino nel suo celeberrimo Reservoir Dogs (Le iene- cani da rapina). Stiamo parlando di Rapina a mano armata eccellente mix di dramma, pulp e noir con protagonisti Johnny (Sterling Hayden), Randy (Ted di Corsia) e George (Elisha Cook Jr) nelle parti, rispettivamente, di un ex galeotto, un cassiere e un poliziotto corrotto.
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Correva l’anno 1956. Un giovane cineasta ventottenne dopo due insipidi e poco notati esperimenti cinematografici fedeli alla tradizione giallistica e noir/drammatica americana (il dimenticato Paura e desiderio e il convenzionale Il Bacio dell’assassino) realizzava quella che sarebbe divenuta una delle pellicole di gangster-story più famose di tutti i tempi. Un film che, tra i tanti, avrebbe ispirato trentacinque anni dopo Quentin Tarantino nel suo celeberrimo Reservoir Dogs (Le iene- cani da rapina). Stiamo parlando di Rapina a mano armata eccellente mix di dramma, pulp e noir con protagonisti Johnny (Sterling Hayden), Randy (Ted di Corsia) e George (Elisha Cook Jr) nelle parti, rispettivamente, di un ex galeotto, un cassiere e un poliziotto corrotto.
La trama è semplice, apparentemente lineare ma efficace nelle continue variazioni temporali tra passato e presente: uscito di carcere, Johnny organizza una rapina in un ippodromo con la complicità di Randy e George. Tutto fila liscio ma all’atto della spartizione, ecco comparire un quarto uomo, estraneo al gruppo, disposto a tutto pur di accaparrarsi il bottino, quei maledetti due milioni di dollari. Chi è costui? Fa parte di una banda rivale? Riuscirà a impossessarsi del denaro?
Kubrick estremizza le conseguenze di una rapina scellerata analizzandone in maniera lucida e con taglio quasi chirurgico la genesi e le fasi di preparazione: ne presenta gli esecutori, i loro desideri ansiosi di riscatto, il loro lato buio e traditore, sfruttando una struttura innovativa per l’epoca: il flashback sincronico. I fatti sono cioè presentati secondo il personale punto di vista del personaggio, coinvolgendo quindi lo spettatore che è portato, alla stregua di Rashomon, ad analizzare la stessa scena della rapina da più “angolazioni” contemporanee e diverse, cosa che una semplice consequenzialità temporale non avrebbe permesso o,che, almeno, avrebbe sicuramente limitato.
E’ in questa relatività che nasce l’originalità del noir secondo Kubrick: sfruttando l’idea data dal libro di Lionel White, Clean break, il regista pone l’accento alla caratterizzazione dei personaggi ponendosi come obiettivo quello di studiare la nascita di un colpo, le azioni e le motivazioni dei vari soggetti coinvolti.
Il risultato non è confortante: non c’e’ scampo, sembra volerci dire il giovane regista: per quanto preciso e studiato a tavolino possa essere, ogni piano ha il suo punto debole che è figlio del caso ma, soprattutto, dell’infedeltà degli stessi rapinatori. Nessuno è libero, padrone di sé e delle proprie azioni ma anzi è vittima e assassino in una girandola di continui atti violenti e sparatorie che scandiscono la sua dannata esistenza.
Cosi’ accade per i tre protagonisti della pellicola che dubiteranno persino della loro integrità e umanità che li condurrà alla strage, il killing del titolo.
Il crimine non paga, questo è certo ma richiede sempre un saldo dei “debiti” accumulati dagli habituè che,spesso, può, purtroppo, essere senza ritorno.
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mercoledì 7 settembre 2016
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che noir!
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Sceneggiatura innovativa per essere stata realizzata solamente negli anni 50, sarà fonte di ispirazione per registi moderni, fra tutti Quentin Tarantino. Meraviglioso noir che si basa su delle scene ad intreccio che creano maggiore suspence, un Kubrick alle prime armi, molto diverso da quello che sarà nei suoi successi film ma non per questo meno bravo. In “Rapina a mano armata” come in “ Il bacio dell’assassino”, la donna è vista in modo negativo e sarà causa in questo film del fallimento del piano.Peccato per il finale banale ma nel complesso ottima prova del regista.
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the man of steel
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lunedì 13 settembre 2010
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bellissimo
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Un film quasi gangster ma più sui toni del poliziesco, ben recitato e con una linearità dei tempi, nonostante i diversi piani temporali, veramente fluida e mai noiosa, un film frutto del genio di Kubrick anche se non appartiene allo stile del grande cineasta americano. Un ottimo piano per un ottimo colpo ben studiato e anche veramente molto credibile, forse il finale è un po' ridicolizzato ma forse è proprio questo il significato: l'assurdità del destino. Tarantino e Nolan hanno tratto molto da questo film e non a torto per dare vita ad altri capolavori. Adoro la tipica sparatoria dove alla fine crepano tutti e uno si trascina fino alla moglie fedifraga per finirla.
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paolo 67
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mercoledì 11 aprile 2012
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kubrick: "il mio primo film da professionista"
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Come in Hitchcock, l'interesse di Kubrick è non tanto nella storia ma nel modo di raccontarla. Più della storia conta la struttura narrativa. Certo, i protagonisti questo film sono kubrickiani nel loro tentativo di impresa impossibile contro l'ordine sociale prestabilito (come l'Humbert Humbert di LOLITA, Spartaco, Il colonnello Dax che in ORIZZONTI DI GLORIA cerca di salvare uomini innocenti dall'esecuzione militare, tutti reietti, outsider anche se in senso diverso). Il film segue diligentemente il romanzo da cui è tratto, “Clean Break” di White. Quello che impressionò Kubrick, tanto da riportarlo ed accentuarlo nella struttura narrativa del film, fu il montaggio temporale dell'azione, coi suoi ritorni indietro, anticipazioni, ripetizioni, una struttura a flashback in cui gli eventi vengono scomposti gli eventi e mostrati secondo la vita di ogni personaggio, creando un'esperienza di tempo cinematografico assolutamente originale .
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Come in Hitchcock, l'interesse di Kubrick è non tanto nella storia ma nel modo di raccontarla. Più della storia conta la struttura narrativa. Certo, i protagonisti questo film sono kubrickiani nel loro tentativo di impresa impossibile contro l'ordine sociale prestabilito (come l'Humbert Humbert di LOLITA, Spartaco, Il colonnello Dax che in ORIZZONTI DI GLORIA cerca di salvare uomini innocenti dall'esecuzione militare, tutti reietti, outsider anche se in senso diverso). Il film segue diligentemente il romanzo da cui è tratto, “Clean Break” di White. Quello che impressionò Kubrick, tanto da riportarlo ed accentuarlo nella struttura narrativa del film, fu il montaggio temporale dell'azione, coi suoi ritorni indietro, anticipazioni, ripetizioni, una struttura a flashback in cui gli eventi vengono scomposti gli eventi e mostrati secondo la vita di ogni personaggio, creando un'esperienza di tempo cinematografico assolutamente originale . Eccellente il cast, eccellenti i dialoghi pieni di ironia, così come aspramente ironico è il gioco, il meccanismo, che mostra il determinismo di Kubrick: le forze che muovono l'uomo sono incoercibili e incalcolabili, ed è vano il piano di sostituirsi ad esse nella pianificazione dell'esistenza. La decostruzione e ricomposizione del tempo, il suo senso labirintico, il labirinto spazio-temporale, la fatalità del suo ciclo saranno portate alla massima espressione in SHINING.
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shiningeyes
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mercoledì 20 febbraio 2013
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noir innovativo
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Terzo lavoro di Kubrick, il quale gli permise la notorietà della critica, grazie alla sua solita metodica regia e per il valore della sceneggiatura (altamente innovativa all'epoca).
Si può dire che "Rapina a mano armata" fu un antesignano dei film con i montaggi a flashback incastrati di stile Tarantino e Ritchie.
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Terzo lavoro di Kubrick, il quale gli permise la notorietà della critica, grazie alla sua solita metodica regia e per il valore della sceneggiatura (altamente innovativa all'epoca).
Si può dire che "Rapina a mano armata" fu un antesignano dei film con i montaggi a flashback incastrati di stile Tarantino e Ritchie. Il montaggio e la sceneggiatura sono i cavalli di battaglia di questo ottimo noir, i quali riescono ad appassionare e incuriosire incredibilmente lo spettatore sull'andamento della storia. Senza parlare del fatto che Kubrick non rinuncia all'indagine psicologica, ed è molto approfondita nel film, il cui tema dominate è il denaro che smuove qualsiasi tipo d' uomo a fargli compiere azioni illegali; non male per un regista ventottenne.
Le scenografie sono alquanto insolite per un noir, essendo per la maggior parte luoghi aperti e mattutini, ma la trama precisa e dettagliata e la suspence che ci sta, lo rende tale; più un uso magnifico delle luci.
La fotografia anche è notevole, specialmente nelle scene all'ippodromo, ma d'altronde se ne occupò il premio oscar Lucien Ballard; il quale si sottomise alle decisioni di Kubrick, che nonostante la giovane età, aveva ben chiare le sue intenzioni su come dirigere la fotografia; il film infatti, guadagna molto dai diversi punti di vista prospettici.
Il cast è più che buono, ognuno fa la sua parte professionalmente, anche se un Humprey Bogart vale cento volte più di un Sterling Hayden che ha solo la faccia buona da noir; mi va di segnalare comunque un ottimo Elisha Cook, il quale mi aveva impressionato positivamente in "Il mistero del falco", dove faceva una parte di carattere inverso a "Rapina a mano armata", dimostrando versatilità nel suo mestiere.
Non è certo alla stregua dei capolavori di Kubrick, ma considerando i pochi mezzi che aveva, e la velocità con cui è stato fatto il film, è senz'altro un gran lavoro, tanto da celebrare Kubrick tra i migliori registi noir, anche se fu l'unico di quel genere che girò.
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