coleporter
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sabato 22 gennaio 2005
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il più gran mucial di tutti i tempi.
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Certamente potrà influire l'età dello scrivente e la sua estrazione jazzistica, ma, anche all'epoca, di film musical ne vedevo molti (anche di alto livello). Questo, tuttavia, a mio avviso resta il più completo non soltatnto per avere (ed è il primo elemento di valutazione, questo, che deve essere preso in considerazione nell'esegesi di un "musical") la musica cosiddetta moderna (ma potremmo meglio definirla classica) di valenza tecnica ed emotiva più elevata di ogni tempo, ma perchè sia pure in quell'atmosfera (definita improrpiamente kitch) si realizza la miglior sintesi tra ballo, coreografie, orchestrazioni e via dicendo di qualsiasi altro musical mai prodotto.
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luigi chierico
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martedì 7 giugno 2016
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un grande ritorno
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Andando a vedere o a rivedere questo spettacolo non incontreremo un comune americano, uno dei tanti bravi attori di Hollywood, no amici, andremo a passare due ore con uno dei più bravi artisti che abbia calpestato i palcoscenici del mondo a partire da quello del magico Broadway, il tempio del musical. Gene Kelly non è un attore è un personaggio che balla, canta, interpreta, fa mimica e fa danza acrobatica, ha una carica di simpatia travolgente.
Ha di recente lasciato, per così dire,New York, mi riferisco al film con Frank Sinatra del 1949 “Un giorno a New York”, per venire nel 1951 a Parigi tra la gente, per la strada che lo porterà a girare nel 1952 un altro famosissimo capolavoro “Cantando sotto la pioggia”, prima di partire per sempre per “Brigadoon” nel 1952 in compagnia di una delle più belle e brave ballerine che il cinema possa annoverare: Cyd Charisse, già con lui nel precedente film menzionato.
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Andando a vedere o a rivedere questo spettacolo non incontreremo un comune americano, uno dei tanti bravi attori di Hollywood, no amici, andremo a passare due ore con uno dei più bravi artisti che abbia calpestato i palcoscenici del mondo a partire da quello del magico Broadway, il tempio del musical. Gene Kelly non è un attore è un personaggio che balla, canta, interpreta, fa mimica e fa danza acrobatica, ha una carica di simpatia travolgente.
Ha di recente lasciato, per così dire,New York, mi riferisco al film con Frank Sinatra del 1949 “Un giorno a New York”, per venire nel 1951 a Parigi tra la gente, per la strada che lo porterà a girare nel 1952 un altro famosissimo capolavoro “Cantando sotto la pioggia”, prima di partire per sempre per “Brigadoon” nel 1952 in compagnia di una delle più belle e brave ballerine che il cinema possa annoverare: Cyd Charisse, già con lui nel precedente film menzionato. Passeremo con Gene Kelly due ore circa indimenticabili,lasceremo dietro le nostre spalle gli affanni, le preoccupazioni di ordinaria amministrazione, il malumore, la tristezza, quella solitudine che ci accompagna nel silenzio del nostro Io o nel frastuono tra la gente. Con lui torneremo e diventeremo tutti per un po’ bambini e canteremo con lui per strada, mentre balla il tip-tap in una fantastica mimica di personaggi, al cospetto di una fioraia. La coreografia e scenografia sono i fiori di una Parigi che rifiorisce dopo la guerra. Jerri Mulligan dopo la guerra è rimasto lì perché lì c’è la poesia, c’è la pittura, la Senna e con Lise Bouvier c’è l’amore. Parigi è il sogno dei cineasti americani di Hollywood; l’hanno scelta come città ideale per “Sabrina” per “Sciarada”, per “L’ultima volta che vidi Parigi”, per “Il codice Da Vinci” e tantissimi altri. Un film che non finisce mai di stupire per l’ambientazione, l’interpretazione una regia da gran maestro quale quella di Vincente Minnelli, e la musica, sì la grande musica tratta da un’opera composta a suo tempo da George Gershwin, che val la pena ricordare anche per “Rapsodia in blu”. Non mancano quindi le scene proprie del gran musical con tantissimi ballerini e ballerine dai ricchi costumi che, in una frenetica danza, sono una esplosione di colori e di voci, in invito alla gioia. Farsi trasportare dalla la musica o vedere il gran ballo? Ma in questo delizioso film, che ha raccolto tanti Oscar e premi d’ogni parte, c’è la storia romantica di Jerri e Lise, un Gene Kelly ed una Leslie Caron perfettamente calati nei personaggi. Lei è la piccola Leslie Caron, brava, bravissima, appena ventenne; sarà Lilì, poi Gigi con Maurice Chevalier, mentre con Fred Astaire parteciperà al bellissimo film “Papà Gambalunga” di Jean Negulesco lo stesso di “Tre soldi nella fontana” per rimanere a Roma invece che a Parigi ! Un film d’altri tempi, certo forse a tanti giovani fanciulle farà ridere, ma dentro di sé quante sogneranno di incontrare nella propria vita un Jerri ed un Adam Cook (Oscar Levant) disposti ad amare tanto in nome dell’Amicizia, e quanti di incontrare una lei casta e pura pronta a mantenere la parola data per riconoscenza in nome dell’Onore, oggi così tanto in disuso. Tornerò a vederlo con il solo rimpianto di non poter restare in sala tutto il tempo che voglio, ma messo alla porta alla fine della colonna sonora, quando calerà il sipario. Nel suo genere un capolavoro. chibar22@libero.it
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paolp78
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domenica 8 novembre 2020
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un grande spettacolo
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Anche chi non ama i musical deve riconoscere che questa pellicola, pluripremiata alla notte degli Oscar, offre uno spettacolo di altissimo livello artistico.
I balletti e le canzoni sono eseguite con particolare ricercatezza, cura e professionalità; le eccezionali coreografie sono ancora più esaltate dall'ottima regia di Vincente Minnelli, abilissimo nel selezionare le inquadrature più adatte a far risaltare l'effetto scenico creato dai balletti.
Gene Kelly aveva una bellissima voce e soprattutto era un ballerino veramente strepitoso, qualità di cui viene data ampia dimostrazione in questa pellicola. In definitiva deve ammettersi che si resta davvero ammirati per le capacità messe in mostra dall'eclettico artista, che si impone risultando la maggiore attrazione della pellicola.
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Anche chi non ama i musical deve riconoscere che questa pellicola, pluripremiata alla notte degli Oscar, offre uno spettacolo di altissimo livello artistico.
I balletti e le canzoni sono eseguite con particolare ricercatezza, cura e professionalità; le eccezionali coreografie sono ancora più esaltate dall'ottima regia di Vincente Minnelli, abilissimo nel selezionare le inquadrature più adatte a far risaltare l'effetto scenico creato dai balletti.
Gene Kelly aveva una bellissima voce e soprattutto era un ballerino veramente strepitoso, qualità di cui viene data ampia dimostrazione in questa pellicola. In definitiva deve ammettersi che si resta davvero ammirati per le capacità messe in mostra dall'eclettico artista, che si impone risultando la maggiore attrazione della pellicola. Infatti, benché siano assai convincenti e meritevoli di plauso le performance messe in scena dagli altri coprotagonisti, in particolare ci si riferisce all'estroso pianista Oscar Levant ed al bravissimo cantante francese Georges Guétary, queste passano comunque in secondo piano rispetto a quelle che vedono Kelly al centro della scena.
Brava anche l'esordiente Leslie Caron, che si dimostra un'ottima ballerina ed attrice.
Meritevole di una citazione la lunga scena danzata finale, in realtà composta da diversi balletti che si susseguono l'uno all'altro e che si caratterizzano per le belle scenografie ed i fantastici costumi che cambiano ogni volta: l'effetto visivo che ne sortisce è davvero ragguardevole, con uno stupendo alternarsi di colori che riempiono lo schermo.
Le canzoni sono tutte molto piacevoli ed orecchiabili, tanto che mettono di buon umore.
La pellicola si avvicina alle due ore di durata, ma non arriva a stancare, benché la storia non riesca a coinvolgere particolarmente; sono i balletti che evitano questo rischio, offrendo un piacevolissimo intrattenimento allo spettatore, di cui vengono mantenuti ben vivi interesse ed attenzione.
Molto ben valorizzata l'ambientazione parigina, che ha il pregio di contribuire a creare un riuscito effetto favolistico.
Opera assolutamente imperdibile per gli amanti di questo genere cinematografico.
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eugen
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martedì 21 giugno 2022
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la forza onirica del vero musical
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Che sia "opera rock", che sia opera lirica o in alcuni casi operetta, che sia quel jazz "melodizzato"e "snfonicizzato"che sapeva realizzare solo Geroge Gershwin(e in parte, ma con altre modalita', COle Porter), il teatro in musica buca lo schermo, quando a realizzarlo e'un grnade come Vincent Minelli: qui abbiamo a che fare con"An American in Paris"(appunto regia di Minelli, soggetto e sceneggiatura di Alan Jay Lerner, dal poemta sinfonico omonimo di George Gershwin, testi dei brani cantati di Ira Gershwin, fratello del compositore, 1951): Forza onirica straordinaria, nei balli e nelle coreografia e scenografie, opera di Edard B.Willis e di F,J¡Keogh Gleason, nelle canzoni, dove non e'solo tip.
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Che sia "opera rock", che sia opera lirica o in alcuni casi operetta, che sia quel jazz "melodizzato"e "snfonicizzato"che sapeva realizzare solo Geroge Gershwin(e in parte, ma con altre modalita', COle Porter), il teatro in musica buca lo schermo, quando a realizzarlo e'un grnade come Vincent Minelli: qui abbiamo a che fare con"An American in Paris"(appunto regia di Minelli, soggetto e sceneggiatura di Alan Jay Lerner, dal poemta sinfonico omonimo di George Gershwin, testi dei brani cantati di Ira Gershwin, fratello del compositore, 1951): Forza onirica straordinaria, nei balli e nelle coreografia e scenografie, opera di Edard B.Willis e di F,J¡Keogh Gleason, nelle canzoni, dove non e'solo tip.tap, anche con Gene Kelly solista ma tanto piu'e meglio con l'intero corpo di ballo. Wonderful, veramente, dove colori e forme danno luogo a un caleidoscopio fantastico(nella doppia, almneo, accezione del lemma9, dove la dimensione de reve(con l anuova impostazione del computer mi manca il circonflesso, sorry...)soppianta o meglio compensa la realta', che alla fine triionfa, comme il faut, con uno happy end in tenchicolor/o meglio il suo antesignano, siamo nel 1951). Molto bene Gene Kelly, ma non meno Leslie Caton, allora esordiente(malum tempus fugit...), Oscar Levant, l'amcio musicists. Rtratto di americani andati a Paris per studiare ed esprimersi artisticamente(pittura e musica, ma anche altri"minori"in altre arti), che magari trovano un o una caldeggiatore(trice del loro talenti, una/un "mecenate", comunque faticnao ad affermarsi, ma poi"sfondano"(il che non viene mostrato, sarebbe pletorico). Qui il protagonista, appunto pittore, ha una mecenate, anch'essa"gringa"(di Baltimora)che si innamora di lui, ma lui e'innamorato di una giovane orfana francese. SOlo che questa "deve "sposarsi, essendo stata salvata durante la guerra mondiale dall'uomo cui dve eterna riconoscenza. Se ominia vincit amor...appunto lo happy end. Dire della meusiche ancora sarebbe...no, non troppo, ma forse ripetitivo, della grandezza di Gershwin sappiamo....Vero godimento, questo"An American in Paris"che e'pu0'di un mero omaggio USA alla "Ville Lumie"re", seconda "Urbs Aeterna", capitale di quella repubblica della liberta'che fu sottomessa con la brutalita'dal nazifascismo e che gli States(bisogna riconoscerlo)contribuirono in modo detemrinatnte a liberare dalla barbarie. El Gato
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