Watchmen

Film 2019 | Azione, Drammatico

Regia di Steph Green, Nicole Kassell, Andrij Parekh, Stephen Williams. Una serie con Yahya Abdul-Mateen II, Adelaide Clemens, Frances Fisher, Louis Gossett Jr., Andrew Howard. Cast completo Titolo originale: Watchmen. Genere Azione, Drammatico - USA, 2019,

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Ultimo aggiornamento mercoledì 24 luglio 2019

La serie tratta dall'omonima graphic novel di culto firmata dal vate del fumetto Alan Moore. La serie ha ottenuto 3 candidature e vinto 2 Critics Choice Award, 1 candidatura a SAG Awards, 2 candidature e vinto un premio ai Writers Guild Awards, ha vinto un premio ai Directors Guild, 1 candidatura a CDG Awards, 1 candidatura a Producers Guild, La serie è stato premiato a AFI Awards,

Consigliato assolutamente no!
n.d.
MYMOVIES
CRITICA
PUBBLICO 3,06
CONSIGLIATO N.D.
L'adattamento televisivo del fumetto cult di Moore e Gibbons.

In un'altra realtà la storia ha preso uno piega diversa: le elezioni presidenziali di Nixon e il Vietnam sono andati diversamente e i supereroi esistono davvero ma sono sempre benevoli. La serie, prodotta dal pluripremiato canale Hbo, non sarà, né un reboot, né un sequel, né tantomeno la trasposizione dell'originale della celebre graphic novel scritta da Alan Moore, bensì una sorta di "remix" con personaggi noti e altri inediti.

Episodi: 9 (60 min.)

Una coraggiosa rivisitazione che riprende i fili di una trama supereroica e al tempo stesso cerca di renderla di nuovo attuale

Recensione di Andrea Fornasiero

Angela è in segreto una poliziotta a Tulsa, dove i poliziotti agiscono protetti da una maschera. La città del resto ha una lunga storia di violenze e razzismo, a partire dal massacro nel quartiere afroamericano di Greenwood del 1921. Ora sembra che i razzisti del Settimo cavalleria siano tornati alla carica con la maschera di Rorschach, un vigilante dai metodi particolarmente cruenti scomparso negli anni 80. Quando muore un ufficiale di polizia, viene inviata a indagare sul caso l'agente dell'FBI Laurie Blake, inoltre in città ha costruito un'enorme struttura la miliardaria vietnamita Lady Trieu e, sempre a Tulsa, in passato operava anche il primo dei vigilanti mascherati: Giustizia Mascherata. Nel mentre, in un luogo imprecisato, un anziano geniale vive in una magione con servi che sembrano cloni e lo trattano con insolita riverenza.

Seguito del capolavoro omonimo di Alan Moore e Dave Gibbons, fumetto che era già diventato un film per la regia di Zack Snyder, Watchmen è una coraggiosa rivisitazione che riprende i fili di una trama supereroica e al tempo stesso cerca di renderla di nuovo attuale.

Così alla Guerra fredda che dominava il fumetto degli anni 80, con la sua paranoia da fine del mondo incombente causa guerra nucleare, si sostituisce la questione razziale nel Sud degli States. Non è però la stessa cosa e nella serie di Damon Lindelof l'orologio dell'apocalisse, cui più volte fa cenno Lady Trieu, non nasce da alcuna paura reale di un armageddon.

Da questo punto di vista insomma non è un aggiornamento molto efficace e sarebbe forse stato meglio scegliere qualcosa di più globale, come il riscaldamento climatico in corso, ma indubbiamente la questione razziale è più calda per i media e il pubblico Usa dell'era Trump. Va comunque riconosciuto a Lindelof di aver portato questa prospettiva fino in fondo, tanto da aver aver scelto palesemente di stare dalla parte degli oppressi, facendo degli afroamericani i veri e indiscutibili eroi della storia americana.

L'incipit con la fuga dal massacro di Tulsa, dove un bambino sopravvive alla morte dei genitori, è un parallelismo con la genesi di Superman, che del resto per uno sceneggiatore ebreo come Lindelof è quando di più simile possa esistere a un mito fondativo come quello di Mosé.

La protagonista ai giorni nostri è poi indubbiamente Angela Abar, che nei panni di Sister Night, ispiratale da una eroina della blaxploitation, non solo combatte razzisti più o meno mascherati ma se la deve vedere anche con l'ottusità del governo. Laurie Blake infatti arriva in città carica di sicumera, ma quasi non ne fa una giusta dimostrando i limiti della sua prospettiva di donna bianca e privilegiata, di città, su una situazione ben più ricca di insidie.

Laurie del resto è convinta di vivere in un mondo beffardo, un lascito ereditato da suo padre "il comico", e in effetti intorno a lei si moltiplicano le stranezze. Ma se per il Comico la beffa era il nonsense e la violenza folle del Vietnam e dei colpi di Stato in Centroamerica della Guerra Fredda, per Laurie tutto sembra essere più postmoderno, e si riduce agli incontri con personaggi mascherati e criminali megalomani con atteggiamenti sopra le righe.

Per i primi episodi è difficile dire, se non per i numerosi easter egg, come la serie abbia davvero a che fare con il fumetto, ma più si prosegue e più emergono le similitudini strutturali, i luoghi e i personaggi del fumetto di Moore e Gibbons. Non ne emerge però mai il tono, dove alla serietà della tragedia, anche beffarda ma sempre crudele, si sostituisce il gusto per lo spaesamento del pubblico. Una provocazione che gioca con la coscienza metanarrativa dello spettatore, ben sapendo che questi ricerca la familiarità di elementi e personaggi dell'originale.

Questo gioco inevitabilmente andrà perduto con quella parte del pubblico che non ha letto "Watchmen" (e a cui si consiglia di farlo a prescindere dalla serie Tv), ma la sequela di situazioni assurde o spiazzanti è anche un marchio di fabbrica di Lindelof fin dai tempi di Lost e certo non ne erano mancate nella sua serie precedente, The Leftovers.

Purtroppo dalle sue opere precedenti torna anche il melodramma e il gusto per una narrazione barocca che vuol commuovere lo spettatore, cosa che Moore e Gibbons non avevano mai inteso fare. Per quanto voglia apparire strana, in fondo Watchmen è ben più normalizzata del fumetto da cui deriva (basti pensare al manicheismo che la attraversa, del tutto assente in Moore...). Certo intrattiene e ha anche qualcosa di forte da dire sulla questione razziale, ma spesso si attorciglia in spiegazioni su un intreccio pure un po' fine a se stesso. Per fortuna a tenere il ritmo ci pensano Trent Reznor e Atticus Ross in colonna sonora.

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