Titolo originale | Lumières d'été |
Anno | 2016 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Francia |
Durata | 83 minuti |
Regia di | Jean-Gabriel Périot |
Attori | Yuzu Horie, Keiji Izumi, Akane Natsukawa, Hiroto Ogi, Mamako Yoneyama Akane Tatsukawa. |
Tag | Da vedere 2016 |
MYmonetro | 3,25 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
|
Ultimo aggiornamento domenica 25 giugno 2017
Una potente riflessione sulla memoria, ambientata a Hiroshima, che esplora la condizione degli hibakusha, i reduci della bomba atomica, a lungo ostracizzati dalla società giapponese.
CONSIGLIATO SÌ
|
Ahikiro ha vissuto a lungo a Parigi dove ha studiato cinema. Ora torna in Giappone a Hiroshima per realizzare un documentario a 70 anni dallo sganciamento della bomba atomica sulla città. Intervista una sopravvissuta e poi incontra casualmente una ragazza che veste in modo tradizionale e gli fa da guida all'interno e all'esterno della città.
Quando c'è Hiroshima al centro di un film tutti si affannano a cercare se possano o meno individuare analogie con il classico di Alain Resnais Hiroshima mon amour. Si tratta di un esercizio di solito un po' sterile ma questa volta un punto di appoggio c'è.
Lo sguardo (seppur sostenuto in fase di sceneggiatura da Yoko Harono) è quello, ancora una volta, di un francese che, consapevole di non sapere nulla di quei fatti (come ripeteva il protagonista del film di Resnais alla sua compagna occidentale) va a interrogare chi c'era dimostrando però di conoscere invece molto bene la cultura del Paese del Sol Levante.
Perché dopo i primi agghiaccianti venti minuti (non per i toni ma per quanto viene raccontato da una sopravvissuta) il film si trasforma in un delicato on the road che avrebbe potuto vedere dietro la macchina da presa un Hong Sang-soo in stato di grazia. Perché la Michiko vestita con uno yukata decisamente fuori tempo ha la leggerezza e lo spessore psicologico di quella che potrebbe essere una delle protagoniste del regista coreano in un'ipotetica trasferta nipponica. La ragazza conosce bene il passato della sua città e sa mostrare al regista appena incontrato il presente essendo in grado di descrivere il passato. È però anche in grado di farlo guardare al futuro mostrandogli quel mare la cui visione a Hiroshima è proibita dalle industrie che sorgono sulla costa ma che si può vedere prendendo di corsa un treno senza - grande trasgressione per i giapponesi - pagare il biglietto. Ed è lì che i due, senza esplicite liasons sentimental-sessuali, possono permettersi di incontrare con calma e serenità un vecchio e un bambino a cui i problemi non mancano ma che sanno guardare al domani nonostante tutto. Come Michiko, anima di un Giappone che ricorda non per alimentare l'odio ma per aprire un piccolo spazio alla speranza e alla consapevolezza.
Uno studio televisivo, prove audio e video e il regista dà il via.Entra la signora Takeda, le sistemano il microfono, siede di fronte al regista che le farà domande, poche, e lei, con voce pacata,viso sereno,solo in qualche momento leggermente alterato dalla commozione che le fa tremare un po’ la voce, racconta la sua esperienza.