Anno | 2010 |
Genere | Drammatico, |
Produzione | Francia |
Durata | 87 minuti |
Regia di | Fabrice Gobert |
Attori | Jules Pélissier, Laurent Capelluto, Ana Girardot, Jean-Philippe Goudroye, Arthur Mazet Matthew Nadu, Serge Riaboukine. |
Distribuzione | da definire |
MYmonetro | 2,75 su 2 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento domenica 1 agosto 2010
In una piccola cittadina a meta' degli anni '90 scompare un ragazzo. Nessuno sa come ma tutti hanno visto qualcosa Il film ha ottenuto 1 candidatura a Cesar,
CONSIGLIATO SÌ
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Anni '90, Simon Werner è sparito. Quello che è sicuro è che c'è stata una festa alla quale doveva presentarsi e non si è presentato. Da quel momento in poi nessuno ne sa più nulla. C'è chi l'ha visto litigare con i professori e con i compagni, chi l'ha visto tradire la sua ragazza e dirigersi verso la casa dell'allenatore della squadra di calcio. Nessuno però sa dove possa essere.
Il gioco di Simon Werner a disparu è simile a quello di Rapina a mano armata e diametralmente opposto a quello di Rashomon. I giorni precedenti e seguenti la scomparsa del ragazzo vengono raccontati diverse volte seguendo i diversi personaggi. Prima pedinando una persona, poi pedinandone un'altra e via dicendo. Ogni volta che si ripercorrono i cinque giorni fatidici emergono nuovi elementi utili alla comprensione dei fatti.
Dunque in questo film la moltiplicazione dei punti di vista è un espediente per comprendere la realtà e non per affermare l'impossibilità di avere un punto di vista oggettivo sui fatti.
Eppure, nonostante quando arrivi la conclusione i fatti siano chiari, rimane il dubbio sugli intenti dell'opera. Quello che è certo è che l'obiettivo di Fabrice Gobert non sembra essere di arrivare a capire cosa sia accaduto a Simon Werner, semmai appare più cruciale il modo in cui i ragazzi tramino, si organizzino e vivano un simile evento destabilizzante.
Per raccontare gli eventi che portano allo spaesamento, Gobert dirige pensando alle atmosfere colorate e kitsch di Dario Argento con un gusto che guarda al regista italiano anche nell'organizzare, fotografare e comporre le sequenze, ma non necessariamente cercando la suspense o lo spavento, anzi. I diversi racconti hanno ognuno una sfumatura diversa. Uno più ironico, uno più teso, uno più sentimentale e infine uno più dinamico. Per ognuno ci sono anche soluzioni di regia leggermente differenti utili a renderlo unico e isolabile, come unica ed isolabile è la personalità di ognuno dei personaggi coinvolti.
Cercando un'armonia e una forma di racconto a sfumature differenti per ognuno si cerca di dipingere in pochi minuti ogni piccolo universo personale a partire dalla messa in scena. Impresa nobile ma dall'attualizzazione poco coesa.
En son temps, Les Disparus de Saint-Agil fut un classique. Evoquant la disparition, dans un pensionnat, de plusieurs élèves qui avaient fondé une société secrète, les Chiche-Capon, Pierre Véry en 1935 puis Christian-Jaque en 1938 alignèrent un livre puis un film qui ouvraient les portes de l'imaginaire de l'enfance. En racontant une histoire analogue, Fabrice Gobert, dont c'est le premier film, campe [...] Vai alla recensione »