Titolo originale | Poema o more |
Anno | 1959 |
Genere | Drammatico |
Produzione | URSS |
Durata | 112 minuti |
Regia di | Yuliya Solntseva, Aleksandr Dovzhenko |
Attori | Boris Andreyev, Boris Livanov, Zinaida Kirienko, Mikhail Romanov, Georgi Kovrov . |
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Ultimo aggiornamento giovedì 30 marzo 2017
CONSIGLIATO N.D.
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"Per la prima volta nella storia del cinema, un vero film postumo" (Fereydoun Hoveyda), essendo Dovženko morto alcuni giorni prima che si desse il primo giro di manovella.
Un villaggio ucraino, poco lontano dal Dniepr, dev'essere sommerso dal mare di Khakovka, creato da una grande diga. I nativi del paese, tra cui un generale (Boris Livanov), sono convocati dal Presidente del Kolcoz (Boris Andreev) per vedere l'ultima volta il loro paese.
L'azione del film si svolge nel presente, nel passato, nel futuro e nella fantasia. Per esempio, il presidente, che va a trovare l'arrivista seduttore di sua figlia (Zinaida Kir'enko) e aspetta in anticamera d'essere ricevuto, immagina d'ingiuriarlo e di distruggerlo, di fare, suicidatasi la figlia, un discorso sulla sua tomba; il generale che, attraversando la pianura in cui ha combattuto durante la guerra, vede risorgere le battaglie contro i soldati di Hitler. Quest'inno all'URSS e al socialismo è tanto più ottimista in quanto appare critico su molti punti. Il generale ha per figlio un orribile mostriciattolo che sogna di diventare procuratore per condannare la gente sulla base del codice. Una donna ministro, piena di sé, è diventata così miope da non riconoscere più le amiche d'infanzia. Quanto al seduttore, arrivista cinico, ma grande lavoratore, risponde (in sostanza) alla ragazza che abbandona dopo averla resa incinta: "Non fare della psicologia a buon mercato. Che cos'è questo a confronto della costruzione d'un avvenire radioso?" ecc. Più tardi "facendosi l'autocritica" dirà a se stesso: "Può darsi che io sia un mascalzone; ma sono un costruttore del comunismo, ed è questo che importa ". Dovzenko osserva con tenerezza i contadini attaccati alla loro terra ucraina, il padre che obbliga il figlio generale a tagliare con le sue mani il pero di famiglia, il vecchio che non vuole lasciare la sua casa condannata a essere spianata dai bulldozer, ecc. L'interpretazione registica della Solnceva è a volte un po' disuguale, ma certe immagini (un idillio in una prateria al chiaro di luna, per esempio) potrebbero benissimo essere di Dovzenko.
Da Dizionario dei film, Firenze, Sansoni, 1968