Titolo originale | Talaye sorkh |
Anno | 2003 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Iran |
Durata | 95 minuti |
Regia di | Jafar Panahi |
Attori | Hossain Emadeddin, Kamyar Sheisi, Azita Rayeji, Shahram Vaziri, Ehsan Amani Pourang Nakhael. |
Tag | Da vedere 2003 |
MYmonetro | 3,67 su 7 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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A Teheran, due amici sopravvivono come possono, circondati da una lussuria che non possono avvicinare. Per Hussein diviene una vera ossessione, finché... In Italia al Box Office Oro rosso ha incassato 64,4 mila euro .
CONSIGLIATO SÌ
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A Teheran, due amici sopravvivono come possono, circondati da una lussuria che non possono avvicinare. Per Hussein diviene una vera ossessione, finché non decide di rapinare una gioielleria. Vincitore della sezione Un certain regard di Cannes, è un film che ricorda la semplicità di Rossellini: inizia con un piano-sequenza a macchina fissa con l'inquadratura della porta della gioielleria per poi continuare, in un lungo flaschback, a spiegare le motivazioni del gesto del protagonista. Si vede che l'opera è stata scritta da Kiarostami: stilizzata nei tratti essenziali e centralità nella descrizione del degrado sociale. Ma importante è anche Hussein, con la sua corporeità così ingombrante, la sua timidezza, il suo sguardo perso: solo ed emarginato, Hussein sa di non potersi spingere oltre il suo piccolo mondo di povertà e tristezza; proverà a farlo, ma il prezzo da pagare sarà veramente alto.
Credo che questo, per Panahi, sia il film successivo dopo i lLeone d’Oro vinto con il “Cerchio”, preferito all’eccellente “Platform”, titolo forte nella –buona- cinematografia di Jia Zhang-Ke. La tecnica del finale “circolare – è un caso che sia l’aggettivo corrispondente proprio al sostantivo “Cerchio”?- [...] Vai alla recensione »
Un racconto circolare che attraversa il tessuto sociale di Teheran con gli occhi di Hussein. Il lungo flashback che ha inizio nel momento in cui Hussein sta rapinando una gioielleria ci porta per le strade della città, sulla moto di Hussein che gira per consegnare le pizze. La varia umanità che incontra, che sembra sempre poco attenta all'altro.
Oro rosso è un film sulla ricerca di identità, sulla ricerca di una propria posizione sociale all’interno di un determinato consorzio civile, quello metropolitano, e Hussein, il personaggio principale, è il paradigma di questa ricerca. Col suo distacco, la sua apparente inettitudine, cerca in ogni modo di venire a capo di questa composta e velata ricerca, addentrandosi ogni volta in realtà sociali [...] Vai alla recensione »
Oro rosso, rosso come l'oro piu' prezioso: sangue: vita. il prezzo che il giovane (ormai non troppo) Hussein paghera' in cambio della dignita', la dignita' che pretende e che gli spetterebbe. Film percorso da un post-realismo afono e alienante come le condizioni di due protagonisti, alle falde di una spietata piramide sociale e ai confini di una metropoli invasa dalle automobili [...] Vai alla recensione »
grandissimo film che ci fa capire la distanza tra ricchi e poveri e il destino ineluttabile..in una città come Teheran davvero è un film sorprendente,consigliato agli amanti del cinema..quello vero
Il regista Jafar Panahi ha poco più di quarant'anni ed è carico di onori: Caméra d'or (per la migliore opera prima) a Cannes nel '95 con Il palloncino bianco, Pardo d'oro a Locarno nel '96 con Lo specchio, Leone d'oro a Venezia nel 2000 con Il cerchio. Questo è il suo quarto film. La sua scuola è quella del maestro iraniano Abbas Kiarostami, dietro cui fa capolino la scuola neorealista italiana, [...] Vai alla recensione »
Un colpo di pistola. un altro, due cadaveri. Fuori, Teheran. Dentro, una tragedia dell’esclusione e della follia. E, improvvisamente, l’immagine del cinema iraniano cambia. Non più le storie di bambini. Non più le poetiche parabole di Kiarostami o la cronaca e la storia rivisitate da Makhmalbaf alla sua maniera elegante ed estetizzante. E nemmeno il cupo inferno della condizione femminile rappresentato [...] Vai alla recensione »
Teheran, oggi. Un uomo in motorino percorre le strade della città. Consegna pizze a domicilio. Il parabrezza e un impermeabile che tiene sempre chiuso fino al collo lo proteggono dalle avversità atmosferiche. Niente però lo può proteggere da quello che prova. Hossein è umiliato. Portando pizze, arriva nelle case dei ricchi, ma rimane sempre e solo sulla soglia.
La dannazione del desiderio di ricchezza. Dietro a una fallita rapina a una gioielleria, si nasconde tutta l’umiliazione, la rabbia impotente che diventa raptus del povero Hussein (Hussain Emadeddin). E noi, guidati per mano dal regista Jaffar Panahi (Pardo d’oro a Locarno con Lo specchio, Leone d’oro a Venezia con Il cerchio) rintracciamo in flashback ragioni e sviluppi di un’idea folle.
«Ha sigarette?». «Sì, vuole una 57 ?» «No, sono troppo forti per me». «È vero, anche per me...». Poi la fuma. Le 57 , proprio come le Febbraio sono le sigarette nate con la rivoluzione di Khomeini. È una delle battute di un film che, per il retrogusto polemica, i censori di Tehran volevano assolutamente tagliare (in Italia, con la nuova legge sulla pubblicità pressoché obbligatoria nei film, l'avrebbero [...] Vai alla recensione »
La prima scena del nuovo film di Panahi, premiato al Certain Regard di Cannes 2003, è di impressionante secchezza, tra naturalismo e astrazione. Una inquadratura fissa mostra un uomo, asserragliato dentro una gioielleria, che uccide il proprietario e poi si spara. Le sagome sono viste dall’interno, quasi ombre sullo schermo. Il resto dei film mostra in flashback gli avvenimenti che hanno spinto l’uomo [...] Vai alla recensione »