Mariarosa Mancuso
Il Foglio
Amos Gitai ama il rischio. Ogni volta che la luce si spegne sulla prima scena di un suo film stiamo sulle spine. Sarà bello come Kadosh, ambientato tra gli ebrei ortodossi che ogni mattina pregano: "Ti ringrazio Dio per non avermi fatto nascere donna"? O sarà confuso come "Eden"? Aggravante: Gitai è tra i registi che entrano subito in materia, se hanno una scena a effetto la piazzano all'inizio. Nel bene e nel male. Kippur, il film autobiografico che raccontava i giorni trascorsi dal futuro regista con la divisa dell'esercito israeliano, cominciava con una scena di sesso e vernici. [...]
di Mariarosa Mancuso, articolo completo (2317 caratteri spazi inclusi) su Il Foglio 13 maggio 2006