Georges Sadoul
Una giovane principessina tedesca (Marlene Dietrich), vien fatta sposare a uno zar russo semi-folle (Sam Jaffe) e trasportata alla corte moscovita, dove depraverà i suoi costumi, e organizzerà infine un colpo di stato che la lascerà sola al comando dell'impero.
Forse il capolavoro di Sternberg, , o, almeno, il più delirante, barocco e affascinante dei suoi film. In esso il regista ha presentato la formazione di un'imperatrice con un eccesso d'impostazione romantica e nietszchiana (Marlene vi è effettivamente una "superdonna" che comprende il valore del potere e in esso vuol realizzarsi), ma questo tema si esplica in una serie di sequenze al limite della più folle genialità: scenografie - icone, statue, scalinate, tendaggi, popi, divise, che creano un'atmosfera d'incubo dalle deformazioni espressionistiche incontrollate ma estremamente riuscite; orge, banchetti, cerimonie, parate, che diventano altrettanti brani di bravura, perfettamente funzionali allo sviluppo del personaggio centrale; e Marlene più bella che mai, da timida fanciulla curiosa della vita a sposa ingannata e avvilita, da stupefatta spettatrice di orrori e depravazioni a personaggio che sceglie e si realizza nel puntare al potere come all'affermazione della sua personalità, corrotta dall'ambiente in cui è stata a forza inserita. [...]
di Georges Sadoul, articolo completo (1670 caratteri spazi inclusi) su 1968