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Per chi, come me, è amante della saga di Millennium, ed anzi attende con ansia l'uscita già preannunciata per il 22 agosto del 2019 di Millennium 6, il film ha lasciato un po' di amaro in bocca. Sarà perchè i due protagonisti principali, Lisbeth Salander, che ormai è la mia eroina preferita, (e viene anche prima di Nikita che ho amato tntissimo, sia nel film che nella serie omonima), e Mikael Blomkvist, giornalista d'inchiesta che scava a fondo nelle vicende fino a diventare esso stesso protagonista della storia, si erano ormai immedesimati nell'immaginario con i volti degli attori svedesi Noomi Rapace e Michael Nyqvist ma la scelta attoriale non mi ha convinta. Forse, perchè i nuovi volti che interpretano i due protagonisti non li ricordano proprio ed un cambio radicale non premia mai. Ben lo sanno i produttori ed i registi di Criminal minds che, ad ogni sostituzione di agente, cercano sempre attori che fisicamente ricordino il precedente uscito dalla serie. Fino a quando le figure ed i ricordi vengono a sovrapporsi. I gialli nordici sono una categoria a se stante nel panorama letterario e la loro trasposizione in film non è certamente facile. Ma non basta un paesaggio innevato per ricreare l'atmosfera che Stieg Larsson prima e David Lagercrantz poi sono riusciti a creare. Insomma, pare quasi che il regista uruguaiano Federico Álvarez i libri della saga non li abbia nemmeno letti, così come pare non abbia visto i film precedenti. Se così fosse, non gli si può certamente imputare alcuna omissione, perchè ha comunque confezionato un buon prodotto. Ma il discorso cambia se visto dal punto di vista dei milioni di fan della saga. Perchè travisare o trasformare completamente il contesto ed i personaggi che ormai identificavano gli eroi nati sulla carta, e vivono quindi in noi, è un comunque un tradimento.
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