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A proposito di Davis
Anni 60’, musica folk, ballate e canti popolari nei locali fumosi e bui delle città americane, ai margini della musica ufficiale e di quella commerciale.
Le difficoltà per un musicista che non cavalca l’onda del mercato ma segue la sua ispirazione, la sua passione, la sua creatività sono tante, ieri come oggi.
Davis ha una personalità scontrosa e impulsiva. L’amore, come l’ispirazione, nasce e si consuma lasciando spesso il segno doloroso di un fallimento o di una rinuncia.
Nessuna certezza, neanche il letto nel quale dormire; saltuarie le opportunità lavorative, soprattutto dopo la morte di Mark con cui si esibiva.
La sua musica non convince i produttori che danno più spazio ad un sound orecchiabile e popolare che lento e intellettuale.
Il film ha uno sviluppo temporale circolare: inizia con una scena e termina con la stessa scena conclusa.
Non c’è uno sviluppo narrativo sequenziale, le vicende non hanno necessità di una conclusione. L’intreccio è la personalità di Davis , fatti e personaggi s’intrecciano con lui.
Un ruolo di primo piano ha il gatto, non importa che cambi senza che lui se ne accorga. Diventa compagno non voluto di alcuni momenti della sua vita e ad esso sa dare un minimo di attenzione, quasi ravvedendone una somiglianza.
Pochi i dialoghi, tanta la musica che parla all’intelligenza e al cuore; rarefatte le atmosfere.
Un buon film da ascoltare più che vedere.
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recensioni di critica, pubblico e dizionari.
