La pianista

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Un film di Michael Haneke. Con Isabelle Huppert, Annie Girardot, Susanne Lothar, Benoît Magimel, Anna Sigalevitch.
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Titolo originale La pianiste. Drammatico, durata 129 min. - Francia 2001. - Bim Distribuzione MYMONETRO La pianista * * * 1/2 - valutazione media: 3,84 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

Haneke, l'ultimo dei registi commerciali Valutazione 1 stelle su cinque

di pb80pb80


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domenica 2 febbraio 2014

 Come diceva Roland Barthes, ci sono dei rituali mediante cui chi (crede) di fare cultura “alta” deve darsi un “marchio di fabbrica”. Nella letteratura, questo marchio era una volta il preziosismo stilistico: bisognava mettere in evidenza che è “scritto bene”, che si sta consumando della Letteratura con la Elle maiuscola. Naturalmente, come dice il buon Barthes, tutto questo non presuppone la minima autenticità: si tratta semplicemente di un marchio che definisce un linguaggio, proprio come l’etichetta ci informa di un prezzo. O, se vogliamo, come la signora impellicciata che alla prima dell’opera, ci informa che lei appartiene a una classe “superiore”. E’ uno stratagemma meramente “commerciale”, per colpire un target di riferimento.
Naturalmente, questo ha luogo anche nel cinema. Dopo la seconda guerra mondiale, tutto ciò è stato spazzato brutalmente: oggi non esistono più classi sociali ma solo differenze nel patrimonio.  Il circolo di “eletti”, oggi ha vita dura: è in crisi di identità, e non sa più quali strategie commerciali mettere in atto per vendere i suoi prodotti.  Questo è il dilemma che dilania il buon Michael Haneke, l’ultimo dei registi commerciali.
L’estetismo non vende più, l’assenza totale di contenuti è già totale. Mi trovo quindi costretto a fare una cosa brutta, e vuota: che idea posso trovare per dare un marchio di “valore” alla mia opera, evitando l’inconsistenza pura e semplice e dimostrando che sono un regista "per pochi eletti"? Un regista "di lusso"?
La risposta è dettata semplicemente dallo spirito di sopravvivenza, in quanto lui esprime giustamente un'umanità al capolinea: LA SUA. A corto di espedienti, non resta che la provocazione, pura e semplice. Pestare i piedi, insomma, fare i capricci, mantenendo però un alone "aristocratico" (basta allungare un po' i tempi delle inquadrature). Lo vediamo di questi tempi anche in politica: tristissimi revivals di partiti estremisti, e antipolica che scorre a fiumi.
La tesi di partenza è molto semplice: un'educazione sessuale repressiva genera mostri. Ineccepibile. Peccato che oggi viviamo in un mondo in cui le 15enni la danno via per una ricarica telefonica nei cessi delle scuole, ma nel patinato piccolo mondo antico in cui vive Haneke, fatto di salotti e conservatori, effettivamente è plausibile che esista ancora repressione sessuale. Allora arriva Haneke (con un secolo buono di ritardo rispetto a Freud), ad ammonirci sui danni irreparabili creati dalla borghesia Viennese dell'era Guglielmina. A questo punto, un artista serio e responsabile si rimboccherebbe le maniche e si darebbe da fare per contribuire (anche attravreso il cinema) all'erotizzazione della società, facendo del buon cinema porno da distribuire a pioggia tramite internet. Ma Haneke no, lui è un bambino viziato, e ovviamente si limita a pestare i piedi, a lamentarsi e a frignare su un problema già morto e sepolto da secoli. Forse, se faceva un film su una pornostar che si faceva suora di clausura, sarebbe stato molto più provocatorio, molto più attuale e molto meno commerciale.

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emaspac domenica 20 marzo 2016
4 stelle da uno che forse ne capisce..
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Ad Ingmar Bergman è stato inviata una copia di quasi tutti i film distribuiti in Svezia, per quasi 50 anni, ma era selettivo su quelli che teneva nella sua videoteca, sull'isola di Faro, dove si è ritirato a vivere dal 1980 fino alla morte nel 2007. Degli 80.000 film in VHS che si pensa gli siano stati spediti, ne ha conservati 1.711. "Il resto lo ha buttato nella spazzatura", ha detto Magnusson, il regista dell'documentario sul regista svedese.Come fosse un critico cinematografico, Bergman ha valutato i film che più gli piacevano con le stelle. Sunset Boulevard di Billy Wilder è uno dei pochi film della collezione a ricevere cinque stelle. La Pianista ne ha ricevute quattro.Chi legge si farà un opinione.

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