Hunger Games

Ciò che colpisce di più di Hunger Games è senz'altro la rappresentazione della giovinezza in modo più crudo e feroce di quanto proposto solitamente dai Kolossal d'oltreocenano. Lo scontro tra i 24 prescelti viene atteso con una tensione crescente che si scatena senza sconti nè addolcimenti (ma senza nenache sconfinare nello splatter, anzi colpisce più l'intento di uccedere che l'atto dei protagonisti).  Che tutta la violenza sia progettata, frutto di uno spettacolo sadico ma accettato come divertimento è tanto straniante per lo spettatore quanto naturale per la società rappresentata. Un richiamo ad uno sfruttamento che la cultura e un mondo può fare dei giovani, condizionati e resi conformisti. Se nel Signore delle Mosche i ragazzi si scoprono assasini per caso e lontano dalla civiltà, in questa pellicola è la civiltà stessa a renderli nemici. Ma c'è anche chi cerca di affermare la propria indipendenza dal sistema, sconbinando le regole imposte pur rinunciando alla vittoria. Dal punto di vista tecnico purtoppo l'uso di una telecamera in movimento non facilità la comprensione delle scene di lotta e d'azione pur nel tentativo di renderle realistiche, mentre brilla senz'altro la fisicità di Katniss per la sua interpretazione e quella di Stanley Tucci irresistibilmente istrionico. Un po' di delusione per come è ricostruita Capitol City, più appariscente e barocca che realistica e per alcune trovate nello sviluppo narattivo . Un ottimo film comunque in grado di combinare una morale sottile e il coinvolgimento di chi guarda pensando come avrebbe agito se avesse partecipato al gioco.