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Pregi e difetti, Brass ripropone il suo discorso. Il film è abbastanza semplice e popolaresco anche se con dei suoi tratti sofisticati. Ironico e iconoclasta, Brass mostra il montaggio (vecchia reminescenza colta della nouvelle vague, che in Italia non nacque mai e il Brass dell'inizio sembrava alla critica promettere in questo) e soprattutto il culo della protagonista, su cui insiste molto. Belle ambientazioni e ottima fotografia, con bei colori. Molto belli i momenti onirici. Un film riuscito sul piano dell'immagine, con la solita maestria del regista nelle inquadrature, spesso indovinate, creative, con belle intuizioni registiche e i consueti lampi di genio. Affascinante e “normale”, anche simpatica la prosperosa protagonista, che è bella tutta oltre che per il culo. Affiorano, come sempre nell'opera di Brass, umori nostalgici, in un film spesso riposato, se non proprio a volte pigro. Ironia e autoironia nella recitazione degli attori (forse non si poteva di più), così come a volte la finzione è esibita. Qualche dettaglio pornografico, ma anche qualche più o meno vaga reminescenza del Brass surrealista e inevitabilmente cinefilo. Brass vuole continuare a celebrare un erotismo sano, carnale, solare (o lunare). Il film non è stupido, ma ha qualche battuta discutibile e qualche volgarità di troppo. A volte i tempi sono troppo lenti, e si avverte qualche stanchezza, oltre che qualche ripetitività. Sul filo degli eccessi a volte si rischia anche il ridicolo involontario, oltre che la noia. Un Brass modestamente eterogeneo, fin troppo.
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