Amici miei - Atto III |
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Un film di Nanni Loy.
Con Ugo Tognazzi, Renzo Montagnani, Gastone Moschin, Adolfo Celi, Enzo Cannavale.
continua»
Commedia,
durata 111 min.
- Italia 1985.
MYMONETRO
Amici miei - Atto III
valutazione media:
2,50
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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E la poesia...?di Romeo79Feedback: 156 | altri commenti e recensioni di Romeo79 |
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sabato 25 giugno 2011 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Subito al dunque: il terzo capitolo della storica trilogia non regge affatto il confronto con i due precedenti. E questo è un fatto. Del resto Fantozzi ce lo ha dimostrato in maniera piuttosto eloquente: due bastano e avanzano. Inutile continuare a speculare sui personaggi, svuotandoli di tutta la loro umanità per ridurli a delle inutili "macchiette", non serve sfornare una "zingarata" dietro l'altra, a raffica, fino a sfociare nel nonsense assoluto. Qualcuno ricorda che il mitico ragioniere è addirittura morto, finito in paradiso con tanto di nuvolette ed infine, udite udite, si è reincarnato? Ma insomma... Ed il rischio, peraltro centrato in pieno, anche qui è lo stesso: che la si faccia, con rispetto parlando e mai metafora fu più gerontologicamente pertinente, fuori dalla tazza. Gastone Moschin alias Melandri con un parrucchino in testa e chiodo di pelle che improvvisa passi di danza ne è un fulgido esempio. Il Sassaroli vestito da Satana con sacerdotesse ignude ne è un altro. Siamo alla frutta ed oltre alle carenza evidenti di tutta la sceneggiatura scritta a ca...so, anche gli attori si lanciano in una performance sempre più caricaturale ed a tratti pacchiana (Montagnani docet...). Manca Monicelli e si sente. Manca la poesia, totalmente, manca quella malinconica risata amara, amarissima che chiude il primo capitolo e che lo rende immenso, manca il genio, la cattiveria, la furbizia, il romanticismo, la noia, la supercazzola e soprattutto lo scappellamento a destra come fosse antani. Gli anni 80 sono arrivati e con essi la valanga di trash televisivo e cinematografico che ancora ci portiamo dentro. Affrontare la vecchiaia in modo così grossolano e pretendere di nascondere un velo di tristezza nell'immagine dei materassi sbattuti al mattino risulta a mio avviso offensivo. Ridere del vecchio che si piscia addosso è qualcosa di talmente patetico che quasi infastidisce. E la scena finale, con gli arzilli vecchietti che non riescono piú a schiaffeggiare i passeggeri e se ne vanno a comprare perette in farmacia intonando un trallalero è la degna chiusa di quest'opera sgangherata. Per fortuna che non ho visto nè vedró Amici Miei: come tutto ebbe inizio. E per fortuna che Monicelli si è buttato da un balcone prima di vederlo nei cinema...
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