40 Secondi

Un film di Vincenzo Alfieri. Con Francesco Gheghi, Enrico Borello, Francesco Di Leva, Beatrice Puccilli.
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Biografico, durata 121 min. - Italia 2025. - Eagle Pictures uscita mercoledì 19 novembre 2025. MYMONETRO 40 Secondi * * * 1/2 - valutazione media: 3,83 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

Una tragedia immane nella periferia di Colleferro Valutazione 4 stelle su cinque

di Nino Pellino


Feedback: 23554 | altri commenti e recensioni di Nino Pellino
domenica 14 dicembre 2025

La trama di questo film ci riporta alla memoria la triste vicenda del giovane ventunenne di nome Willy Monteiro Duarte di origine capoverdiana, il quale perse la vita esattamente agli inizi di settembre dell'anno 2020 per il solo fatto di aver tentato di sedare una lite tra ragazzi maturata nel corso di una nottata passata nella discoteca "Futura", nel paese di Colleferro in provincia di Roma. Mi è piaciuto molto lo stile diretto e asciutto del regista, riuscendo a trasmettere in coloro che guarderanno questo film una sensazione di forte e naturale impatto realistico. Il film inizia direttamente mostrandoci già il finale, a tragedia avvenuta, con immagini di pochi minuti in cui si intravedono un gruppo di ragazzi per strada che si avvicendano impauriti e scioccati accanto al corpo di un ragazzo disteso a terra che sembra ormai privo di vita. Poi il regista Vincenzo Alfieri decide di mostrarci in tante sequenze suddivise in base ai personaggi principali, quei momenti salienti che hanno causato questo drammatico epilogo, usando in maniera convincente la tecnica del flashback. E così abbiamo la storia di Maurizio, un ragazzo fragile e insicuro che è stato appena lasciato dalla sua compagna e cerca conforto nel suo amico Cosimo, più grande di età e coinvolto a sua volta nei malaffari del paese; poi abbiamo Michelle, una giovane ragazza bionda che invece ha preso la decisione di lasciare Cristian in quanto si è accorta che il giovane non è compatibile con la sua sensibilità e con le sue aspirazioni future; e poi naturalmente si susseguono le vicende di Willy, aspirante cuoco di particolare bravura che lavora sotto le dipendenze di un aiutante chef decisamente autoritario e infine i gemelli Lorenzo e Federico, entrambi pugili ed emtrambi senza cervello e tutto muscoli. Dicevo quindi di Willy e dei gemelli, ossia rispettivamente della vittima e dei carnefici. Pertanto ogni singolo racconto riguardante ciascuno dei personaggi citati, si intreccerà per andare a confluire in ciò che saranno le sequenze finali. Nel film si percepisce tutta la dimensione di un mondo di periferia abbandonato a se stesso, perfino alcune scene che sembrerebbero secondarie e poco importanti, come le usanze familiari e culinarie che possiamo osservare all'interno delle abitazioni dei protagonisti, servono a infonderci tutta l'essenza e le usanze di di vite parallele rispetto allo strato medio della popolazione. L'unico momento del film che mi ha lasciato piuttosto perplesso e che forse non mi ha del tutto convinto è stata la violenza ingiustificata dei gemelli che si scagliano contro la povera vittima senza neanche aver capito bene come si sono svolti effettivamente i fatti, basando la loro aggressività da una semplice notizia ricevuta a telefono in cui si è chiesto il loro intervento. Ma allo stesso tempo, a giustificazione di questo aspetto tecnico della narrazione, ne deduco che evidentemente i fatti siano andati proprio così nella vicenda reale da cui ha preso spunto questo film. O forse per quanto concerne quest'ultimo aspetto, il regista ha inteso anche celare un significato radicato sul senso di emarginazione nei riguardi di chi è diverso, in questo caso per il colore della pelle, e ciò lo si deduce non solo dal violento svolgimento del finale ma anche dall'arroganza e supponenza dello chef aiutante con cui in precedenza il giovane Willy ha dovuto fare i conti. Un senso di emarginazione che a quanto pare non sussiste solo nei livelli alti della società, ma soprattutto in quelli più popolari.

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