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Melodramma malinconico che per le tematiche trattate ha chiaramente l’obiettivo di commuovere e conquistare il pubblico sul piano sentimentale. È anche possibile che al tempo in cui uscì la pellicola questo tipo di narrazione avesse effetto, ma oggi decisamente si presenta troppo prevedibile: il pubblico non ne viene conquistato.
La regia è di Edmund Goulding, uno dei registi più quotati dell’epoca. Goulding punta molto sulla abilità interpretative del cast e soprattutto della protagonista Bette Davis, che lo ripaga pienamente con una grande interpretazione, molto intensa sul piano emotivo, che costituisce sicuramente l’elemento di maggior pregio artistico di tutta l’opera. Tuttavia la storia priva di originalità e troppo impostata, limita la resa stessa della grande interpretazione che personalmente non considero al livello delle migliori della grande attrice americana (tra le tante mi viene in mente quella resa in “Figlia del vento” di Wyler, che pongo in comparazione per il medesimo triste epilogo, ma che ha una potenza emotiva ed emozionale ben superiore, proprio grazie al grandioso livello complessivo dell’opera).
La parte del protagonista maschile è ricoperta dall’elegante ed affascinante George Brent, che si cala molto bene nella parte. Si segnala poi la partecipazione in ruoli da comprimari di Humphrey Bogart, ancora non lontano dall’apice della carriera, e del futuro presidente degli Stati Uniti Ronald Reagan, qui con un’insolita chioma castana, quasi tendente al biondo. Si ricordano inoltre Geraldine Fitzgerald e il simpatico caratterista Henry Travers.
Nel finale Goulding le tenta proprio tutte per strappare una lacrima, ma lo fa in modo troppo insistito e poco genuino, sicché l’effetto ricercato non viene ottenuto.
La pellicola ottenne comunque un discreto successo anche di critica, tanto che venne candidata per tre statuette alla notte degli Oscar, tra cui quella per il miglior film.
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