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                Film musicale con una trama alquanto semplice ed elementare, che in realtà è costruita in modo tale da dare il pretesto per mettere in fila scene ballate e cantante, una dietro l’altra. Queste sequenze sono effettivamente il vero spettacolo offerto dalla pellicola, che per il resto appare invece ben poca cosa.Il film parte ricordando il vaudeville, un vecchio tipo di spettacolo nato in Europa, ma che prese molto piede in Nord America verso la fine del diciannovesimo secolo, rimanendo in auge fino agli anni venti del secolo successivo. Tale spettacolo teatrale, che nella versione nord-americana era divenuto una sorta di moderno spettacolo di varietà, è in effetti celerato dalla pellicola, che a ben vedere in molte sue parti può essere equiparata ad una rappresentazione di quel genere.
 La regia è affidata all’americano Busby Berkeley che aveva iniziato a lavorare nel mondo dello spettacolo come coreografo teatrale e che conserverà in tutta la sua carriera, quale proprio segno distintivo, proprio quello del ricorso a grandiose coreografie, che come in questo caso si caratterizzano per l’utilizzo di elementi scenici particolarmente ridondanti. Ottimo l’utilizzo della macchina da presa da parte di Berkeley, un vero maestro nell’esaltare i grandi balletti di cui riusciva appunto ad accrescere la spettacolarità rispetto alle rappresentazioni teatrali, proprio attraverso il sapiente utilizzo delle riprese cinematografiche.
 I protagonisti sono Mickey Rooney e Judy Garland, al tempo sicuramente i due divi giovani più affermati di Hollywood, insieme alla più piccola Shirley Temple. Rooney e la Garland si cimentano in una performance a trecentosessanta gradi, recitando, ballando, cantando e addirittura cimentandosi in imitazioni, come quelle di Clark Gable e Lionel Barrymore, fatte da Rooney che riceverà la candidatura al premio Oscar come migliore attore.
 Nel resto del cast si ricordano Charles Winninger, nella parte di adulto più importante, Guy Kibbee e anche Margaret Hamilton l’iconica strega cattiva de “Il mago di Oz”.
 Tra canzoni e balletti coreografati, c’è anche spazio per una piccola storia d’amore tra i due protagonisti, che non aggiunge un granché all’opera.
 
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