Nonostante

Un film di Valerio Mastandrea. Con Valerio Mastandrea, Dolores Fonzi, Lino Musella, Laura Morante.
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Drammatico, Ratings: Kids+13, durata 92 min. - Italia 2024. - Bim Distribuzione uscita giovedì 27 marzo 2025. MYMONETRO Nonostante * * * - - valutazione media: 3,30 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

Una ri-animazione Valutazione 3 stelle su cinque

di Clara Stroppiana


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sabato 10 maggio 2025

 Valerio Mastandrea, al suo secondo lungometraggio dopo Ride del 2018, ambienta la storia di Nonostante in un ospedale. Meglio dire che l’ospedale fa solo da sfondo rarefatto a una condizione dell’essere, il coma, inteso come una terra di confine, un precario margine, un limbo, o lembo fragile, in cui si muovono ”color che son sospesi”. La parola deriva dal greco Koma che vuol dire sonno, e la medicina lo definisce come uno stato di non coscienza.  Mastandrea invece lo immagina come uno spazio tutt’altro che vuoto e ci racconta una storia fantastica dove, se i corpi giacciono in un letto senza dare segnali di vita che non sia quella vegetativa, qualcosa di loro (spirito, anima, energia, fantasma?) vive pensieri, relazioni, emozioni. Invisibili agli altri, i personaggi di Nonostante guardano il sé disteso nel letto, se ne distaccano e continuano quella loro esistenza in bilico tra un possibile risveglio con il ritorno alla pienezza dell’esistere e della coscienza, o il definitivo passaggio al non esistere.
Una materia drammatica, una tematica complessa che la sceneggiatura originale, e ben venga tra tanti film “liberamente tratti” da opere letterarie, affronta con toni lievi, a tratti ironici, senza mai scadere nella banalizzazione. A firmarla è lo stesso regista insieme ad Enrico Audenino, già suo collaboratore per Ride. Superata la prima battuta con la quale Mastandrea, che ha riservato a se stesso il ruolo di “lui”, il protagonista, invita i suoi due amici (l’austera Laura Morante e il curiosone Lino Musella) ad entrare nell’ospedale perché è arrivata l’ora delle visite, lo spettatore si rende conto che i tre personaggi abitano una dimensione altra. Sebbene il loro aspetto sia del tutto realistico, qualcosa non torna. Il trasferimento dallo spazio esterno all’interno e poi al reparto, ben sottolineato dalle musiche originali di Tòti Guðnason, ha la leggerezza quasi di una danza di corpi senza peso di cui nessuno nota la presenza. Subito  è chiaro lo sdoppiamento, il doppio ruolo giocato dallo stesso interprete dello stesso personaggio: un sé inerme di cui amici e parenti aspettano con ansia il risveglio, e l’altro da sé attivo nello spazio fisico e ancor più in quello della mente e dei sentimenti, consapevole di poter essere portato via da un momento all’altro da un vento potente che non lascia scampo.  Efficace la metafora visiva del disperato aggrapparsi alla vita anche quando ai nostri occhi appare come una vita parziale, mutilata. Eppure qualcuno si trova a suo agio in quella condizione sospesa, lontana dagli scossoni dell’esistenza come la conosciamo, non ha rimpianti, né desideri  in quello stallo in cui sta, senza più nemmeno un  nome che lo identifichi mentre il suo corpo nel letto è un numero in una stanza.  
A scompaginare gli equilibri arriva “lei” (Dolores Fonzi) che risveglia in “lui” il batticuore dell’amore, ben altra cosa dal pulsare persistente dell’organo vitale di quell’altro che giace nel letto. Le domande già suscitate dalla storia che fin qui abbiamo visto scorrere sullo schermo, si arricchiscono di altri temi, primo fra tutti il ricordo come unica possibilità di sopravvivenza per chi un giorno è stato, abbiamo amato e ci ha amati, ma che ormai è “volato via”. Coloro che i medici non sono riusciti a ri-animare ovvero, come dice la parola, a rimettere dentro la carne l’anima/il soffio vitale, per ricomporre l’unità dell’essere. Pensieri e interrogativi  che appartengono ai credenti  come ai non credenti con risposte diverse. Nonostante  non vuole fornire soluzioni definitive, ma nemmeno provvisorie. Prende per mano lo spettatore, lo accompagna dentro il dubbio e ne stempera lo struggimento. Un film con il ritmo giusto per non disperdere i pensieri che suscita, con pochi personaggi caratterizzati da tratti essenziali e ben interpretati dagli attori. Un film che si avvicina senza presunzione e con toni delicati a contenuti difficili, emoziona e ci lascia con un finale sospeso in cui è possibile trovare conforto.

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