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Questo film mi ha posto un dilemma: la distorsione spazio-tempo che è il buco nero in cui vanno a cadere i calcoli della fisica inaugurata da Albert Einstein deve necessariamente applicarsi anche al racconto della vita di uno dei protagonisti di questa meravigliosa e terribile avventura intellettuale?
Un dilemma, appunto, che sul piano stilistico e di pura resa cinematografica tenderei a risolvere negativamente se non mi avesse provocato un ulteriore dilemma: e se la nostra vita, la nostra di tutti noi, non fosse una continua distorsione spaziotemporale tra sogni, ambizioni, grandezze, nefandezze, angosce, dilemmi, euforie, rimpianti, rabbie e, dopo che tutto ciò ci ha consumato ogni forza, la resa finale alla vita che è meravigliosamente scolpita nell'espressione del protagonista nell'ultima mezz'ora abbondante del film e più didascalicamente rappresentata nella scena finale del premio alla carriera?
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