"The Foreigner" è un action movie dalle tinte fosche, che ricorda certi cavalli di battaglia di Charles Bronson degli anni ’70.
Qui il nostro Chan è chiamato ad interpretare un ristoratore cinese che perde la figlia in un attentato dell’IRA, soffre la lentezza della macchina investigativa e decide di arrivare ai responsabili da solo, ricattando un politico nordirlandese, in una guerriglia psicologica del genere "Cane di Paglia".
Il vero protagonista del film è il politico nordirlandese, ex militante IRA che ora è stretto tra le richieste di aiuto del governo inglese, l’ostruzionismo degli ex commilitoni, un complotto interno alla sua cerchia e il cinese pazzo che gli fa esplodere pezzi di casa a intervalli regolari.
The Foreigner è il miglior film che ho visto da un sacco di tempo.
Pierce Brosnan regala forse la sua miglior prova di sempre. E Jackie Chan infila il suo primo film occidentale al di fuori della sua comfort zone.
Il regista Martin Campbell porta a casa un altro film dei suoi, di quelli in cui godi anche quando non sta succedendo nulla.
È fondamentalmente un film di attori ed il lavoro sui comprimari è pazzesco: ci sono personaggi con sei battute che ti scavano nell’anima.
Ma The Foreigner è così bello per un altro motivo, che credo abbia a che fare con la storia di coloro che l’hanno realizzato e i modi in cui nel corso del tempo si è sviluppata: vent’anni di cinema action che confluiscono in un film di due ore e ne tirano fuori tutto il meglio.
The Foreigner è un action thriller che ha al suo interno molto più di quanto siamo stati abituati a vedere negli ultimi anni nel panorama dell’action thriller, soprattutto a causa della filmografia di riferimento di star del calibro di Liam Neeson e Jason Statham.
Sovente questi film infatti hanno personaggi molto semplici, molta azione, ma sono prevedibili e sovente ripetitivi.
Qui invece bisogna dare atto a Campbell di aver confezionato un film di enorme complessità narrativa rispetto agli altri film di genere, molto fedele al romanzo originale e dove il torto, la ragione e il concetto di colpa vengono sviluppati in lungo e in largo.
La vendetta, motore trainante del film, corre su binari molto meno consoni di quelli che lo spettatore è stato abituato in questi anni, pur senza rinunciare ad un’azione che segue la tradizione del funambolismo estremo come nella miglior tradizione del cinema di Chan.
Certo i cattivi sono cattivissimi, e forse il protagonista alla fin fine assomiglia un pò troppo ad un Jason Bourne d’oriente, ma è innegabile che la sceneggiatura creata per questo The Foreigner sia la carte vincente del mazzo.
Il tutto senza dimenticarci dell’ottima fotografia e del montaggio che guidano lo spettatore in un mondo plumbeo, oscuro, autunnale e creano un’atmosfera foriera di tensione e morte.
The Foreigner ha in Jackie Chan un interprete efficace, ma un discorso a parte merita l’ottimo Pierce Brosnan, dal momento che si può dire che spesso sembri più lui il protagonista, alle prese con un personaggio ombroso, pieno di conflitti e impossibile da catalogare come completamente buono o completamente cattivo.
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