sarcey
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mercoledì 12 marzo 2008
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a.a.a. cercasi sceneggiatori...
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Dico subito che io non impazzisco per il cinema nostrano. Ho scritto più di una volta su questo sito ed ho manifestato perplessità su molti film anche blasonati del nostro presunto redivivo cinema italico. Ma al di là di questo personale parere, ho sempre creduto che Verdone avesse una marcia in più rispetto ai suoi colleghi comici. E' uno capace di una satira tagliente. In un certo modo, è l'erede di Sordi con i suoi ritratti impietosi dell'italiano medio basso. La cattiveria della satira di costume non è rinnegata in questo ultimo film di Verdone: in fin dei conti il buonismo non vince e la prospettiva non consolatoria. Però il film non mi ha convinto per nulla. Anzi, mi ha molto deluso.
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Dico subito che io non impazzisco per il cinema nostrano. Ho scritto più di una volta su questo sito ed ho manifestato perplessità su molti film anche blasonati del nostro presunto redivivo cinema italico. Ma al di là di questo personale parere, ho sempre creduto che Verdone avesse una marcia in più rispetto ai suoi colleghi comici. E' uno capace di una satira tagliente. In un certo modo, è l'erede di Sordi con i suoi ritratti impietosi dell'italiano medio basso. La cattiveria della satira di costume non è rinnegata in questo ultimo film di Verdone: in fin dei conti il buonismo non vince e la prospettiva non consolatoria. Però il film non mi ha convinto per nulla. Anzi, mi ha molto deluso. Non tanto per l'interpretazione di Verdone stesso, che è un istrione poliedrico e trasformista di grande efficacia. No, qui il punto è la SCENEGGIATURA. Vogliamo dire una volta per tutte che i DIALOGHISTI sono il punto debole del 99% del cinema italiano? Vogliamo dirci che i dialoghi non reggono? Che sono ripetitivi? Che sono inutilmente artificiosi e banali e stereotipati? Quando inizieremo a capire che dietro un buon film ci vuole SOPRATTUTTO qualcuno che sappia SCRIVERE? Quando inizieremo a capire che il cinema ha BISOGNO urgente di sceneggiatori che sappiano cos'è una SITUAZIONE, una costruzione di CARATTERI, uno sviluppo drammaturgico? Perchè in questo film di Verdone la sceneggiatura fa acqua dappertutto. E' esile e debole. E' costruita con fragilità. E io resto del parere che la comicità si fondi per ampia percentuale sul rigore di una buona sceneggiatura. Non dico ottima: mi basterebbe buona. E qui non c'è.
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movieman.
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domenica 17 agosto 2008
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una inperfetta continuazione.
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Perchè si decide di modificare ciò che raggiunge un equilibrio.
La perfezione si raggiunge ,quando il ricordo di qualcosa non viene disturbato o modificato da una variazione del ricordo in quanto tale.
Il primo film di Verdone non meritava una sequel di tale mediocre qualità.
Scarsa l'attenzione sia nella sceneggiatura che nella regia;
Verdone dovrebbe meditare notevolmente su questo flop che vede il film sicuramente tra quelli da dimenticare.
Forse una minima nota di piacevolezza si evidenzia nella fase finale, dove la famiglia coatta si ripropone al pubblico in versione cresciuta.
Pertanto sembrerebbe soltanto l'aspetto anagrafico ad essere cresciuto mentre la qualità cinematografica ha subito una palese diminuizione non degna di un nome come Verdone ritenuto il prosecutore del cinema all'italiana.
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Perchè si decide di modificare ciò che raggiunge un equilibrio.
La perfezione si raggiunge ,quando il ricordo di qualcosa non viene disturbato o modificato da una variazione del ricordo in quanto tale.
Il primo film di Verdone non meritava una sequel di tale mediocre qualità.
Scarsa l'attenzione sia nella sceneggiatura che nella regia;
Verdone dovrebbe meditare notevolmente su questo flop che vede il film sicuramente tra quelli da dimenticare.
Forse una minima nota di piacevolezza si evidenzia nella fase finale, dove la famiglia coatta si ripropone al pubblico in versione cresciuta.
Pertanto sembrerebbe soltanto l'aspetto anagrafico ad essere cresciuto mentre la qualità cinematografica ha subito una palese diminuizione non degna di un nome come Verdone ritenuto il prosecutore del cinema all'italiana.
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peppe97
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lunedì 31 gennaio 2011
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una pellicola "divertente e non tanto volgare"
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ancora una volta è importante il ruolo di verdone in una altra commedia a modo suo in cui la volgarità non è sempre frequente (ciò,per me,lo rende divertente l' assenza delle parolacce) .In essa ci sono tre altereghi un più diverso dell'altro che illustaro 3 aspetti distinti del protagonista;per me il migliore è il primo e,la motivazione è la stessa:la scarsità di termini volgari.
Adesso non so se verdone ha fatto o farà dei film contrari al mio modello,ma nonostante questo sono più che soddisfatto da questa sua allegra interpretazione
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fabio1957
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venerdì 8 maggio 2015
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non il migliore
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Carlo Verdone è senza ombra di dubbio il più accreditabile erede di Alberto Sordi.La sua verve comica, estremamente efficace, ammica molto ai suoi personaggi,non a caso è stato uno dei suoi più grandi estimatori.In questo lavoro tuttavia il regista sembra ripetere con stanchezza e svogliatezza le macchiette che lo hanno reso popolare,senza immettere elementi nuovi , che a questo punto sarebbero stati necessari per dare brillantezza ad un film che invece non aggiunge niente a ciò che ha dato Verdone al cinema italiano.La simpatia del nostro è indubbia, ma poteva fare senz'altro di più.
Senza infamia e senza lode
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tommy
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mercoledì 6 gennaio 2010
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l'omaggio di verdone ai fans!
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Il film di Verdone parte con l'idea di regalare un ultima visione di alcuni suoi mitici personaggi per i fan più sfegatati (mi ci metto pure io); ma oltre a questa premessa, il film piace e continuerà a piacere anche a chi non è un fan sfegatato dei vari "Bianco, rosso e Verdone", "Un sacco bello" e "Viaggi di nozze". La forza del film sta tutta nelle sfaccettature dei personaggi: il primo episisodio vede Leo (evoluzione del personaggio dei primi due film) che si è sposato con una sarda (Geppy Cucciari) e ha pure due figli, maschi, che parlano esattamente come al padre (doppiati dallo stesso Verdone) e una nonna che muore esattamente prima di partire per una route degli scout. Il personaggio è timido, introverso e tenta tutte le maniere per non cadere nel volgare (come quando fa un giro di parole per spiegare al fratello in Australia che la madre era morta).
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Il film di Verdone parte con l'idea di regalare un ultima visione di alcuni suoi mitici personaggi per i fan più sfegatati (mi ci metto pure io); ma oltre a questa premessa, il film piace e continuerà a piacere anche a chi non è un fan sfegatato dei vari "Bianco, rosso e Verdone", "Un sacco bello" e "Viaggi di nozze". La forza del film sta tutta nelle sfaccettature dei personaggi: il primo episisodio vede Leo (evoluzione del personaggio dei primi due film) che si è sposato con una sarda (Geppy Cucciari) e ha pure due figli, maschi, che parlano esattamente come al padre (doppiati dallo stesso Verdone) e una nonna che muore esattamente prima di partire per una route degli scout. Il personaggio è timido, introverso e tenta tutte le maniere per non cadere nel volgare (come quando fa un giro di parole per spiegare al fratello in Australia che la madre era morta). Ma oltre a questo senso di tenerezza quasi infantile, sbuca fuori anche il lato nascosto del carattere di Leo: la sua avidità e la sua noncuranza verso la morta. Riesce a prendere la bara meno cara, si fa gabbare da colui che gliela vende, e evita accuratamente un corteo funebre e un annuncio per la morta... Il secondo personaggio Callisto è anche quello senza dubbio più negativo; cattivo, pignolo, oppressivo e ossessivo, e immensamente ipocrita dato che la mattina è un illustre professore all'Università, la notte invece è un assiduo frequentatore di prostitute. Quel che più colpisce è l'assoluta mancanza di lati positivi del carattere di Callisto, molto più cattivo ed odioso dei due soggetti ai quali si ispira (da Bianco,rosso e Verdone e da Viaggi di nozze); opprime il suo figlio maschio, insulta la sua badante (Anna Maria Torniai, già vista in "Acqua e sapone") e continua nella sua doppia vita senza troppi scossoni. Da segnalare la prova d'attore di Verdone, che in questo personaggio dà il meglio di sè, preciso e senza sbavature (durante una sua uscita notturna il prof.Callisto incontra anche un suo cordiale parlamentare, anche lui esperto frequentatore di prostitute, interpretato dallo stesso Verdone con gesti e le movenze del famoso personaggio "col porto d'armi timbrato vidimato e bollato"). Terzo personaggio è Moreno, evoluzione dell'Ivano di "Viaggi di nozze" che assieme alla Gerini (Enza) non lo fa più "strano" ma lo fa "ricco"; anche Moreno è volgarissimo e coatto come Ivano ma in più ha tanti soldi da spendere, e tanti da regalare a fattorini d'albergo e chiunque gli faccia una minima cortesia! Il loro figlio è un adolescente volgare e sboccato, oltre che chiuso in sè stesso; su consiglio dello psicologo (altro personaggio trucido e senza stile) la coppia decide di partire per Taormina assieme al figlio, con la speranza di ricucire un rapporto genitori/figlio abbastanza squallido e logoro (il figlio non parla, ma risponde coi cartellini da ammonizione e espulsione del calcio- l'attore tra l'altro si era già notato in "Mio fratello è figlio unico"). La differenza con gli altri due personaggi del film si nota al volo: Moreno si presenta male a prima vista, ma ha in sé un animo buono, sincero e positivo. Tenta di sedurre una donna di classe (la Riccobono) e di minimizzare la volgarità di moglie e figlio; punta alla qualità, pur essendo rozzo e ignorantissimo. E alla fine del film, capiamo anche che l'amore fra lui e la moglie (che nel rattempo ha resistito alle lusinghe di un vippetto della tv, Roberto Farnesi) è vero, sincero, puro.Insomma, un bel film, guardatelo!
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fabolando
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giovedì 31 marzo 2016
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imbarazzante, riciclato e mal recitato
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Prima o poi doveva accadere....il grande Carlo Verdone che ad ogni film riesce a divertire, anche nelle pellicole più mediocri, prima o poi doveva incappare nella c..zata megagalattica!
Tre episodi con personaggi ultrariciclati, che per carità potrebbe anche non essere un male se ci fosse una sceneggiatura decente, che si barcamenano fra attori men che mediocri e gags scontate.
La situazione narrata nel primo episodio, della "salma", potrebbe anche essere interessante ma la regia risulta molto scadente, i tempi fiacchi ma soprattutto vorrei davvero chiedere al grande Carlo che cosa si era bevuto quando ha deciso di doppiare la voce dei figlioletti e del fratello!!! Di una tristezza imbarazzante.
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Prima o poi doveva accadere....il grande Carlo Verdone che ad ogni film riesce a divertire, anche nelle pellicole più mediocri, prima o poi doveva incappare nella c..zata megagalattica!
Tre episodi con personaggi ultrariciclati, che per carità potrebbe anche non essere un male se ci fosse una sceneggiatura decente, che si barcamenano fra attori men che mediocri e gags scontate.
La situazione narrata nel primo episodio, della "salma", potrebbe anche essere interessante ma la regia risulta molto scadente, i tempi fiacchi ma soprattutto vorrei davvero chiedere al grande Carlo che cosa si era bevuto quando ha deciso di doppiare la voce dei figlioletti e del fratello!!! Di una tristezza imbarazzante.
Il secondo episodio, con un "Furio" insegnante bacchettone, ricalca semplicemente situazioni e battute già viste e straviste in passato con attori molto più bravi, tanto da risultare estremamente noioso e, a parer mio, il peggiore dei tre episodi.
Si salva il terzo, sequel presunto della coppia di truzzi di "viaggi di nozze", con una brava Gerini, una affascinante Riccobono e tutto somamto, anche se nulla di originale pure qua, qualche risata la si fa. Quest'ultimo episodio e l'affetto per il cinema di Verdone mi inducono ad assegnare, non senza esitazioni, la seconda stelletta
Dai Carlo, capita anche ai migliori di fare uno scivolone...
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lucascialo
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lunedì 19 novembre 2018
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verdone estrae dal baule dei personaggi ammuffiti
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Con L'amore è eterno finché dura e Il mio miglior nemico, Carlo Verdone sembrava aver trovato una sua maturità registica. Diversa dai canovacci che hanno caratterizzato la sua filmografia tra gli anni '80 e '90. Ed invece, il regista romano ha frugato nel baule dei suoi vecchi personaggi, pescandone ben 5. Ma appaiono alquanto impolverati e usurati dal tempo. Triti e ritriti. Tanto che questa pellicola risulta alquanto inspiegabile. Un corto circuito nella sua carriera da regista.
Da viaggi di Nozze Verdone estrapola il pignolo marito che spinge la Pivetti al suicidio, dandogli qui un altro nome (Callisto) e un'altra professione: professore universitario anziché medico.
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Con L'amore è eterno finché dura e Il mio miglior nemico, Carlo Verdone sembrava aver trovato una sua maturità registica. Diversa dai canovacci che hanno caratterizzato la sua filmografia tra gli anni '80 e '90. Ed invece, il regista romano ha frugato nel baule dei suoi vecchi personaggi, pescandone ben 5. Ma appaiono alquanto impolverati e usurati dal tempo. Triti e ritriti. Tanto che questa pellicola risulta alquanto inspiegabile. Un corto circuito nella sua carriera da regista.
Da viaggi di Nozze Verdone estrapola il pignolo marito che spinge la Pivetti al suicidio, dandogli qui un altro nome (Callisto) e un'altra professione: professore universitario anziché medico. E qui però che vediamo anche un altro personaggio di Verdone, quello con gli occhiali che Callisto incrocia sulla strada delle prostitute. Ancora, nel secondo epiosodio il coatto e sua moglie qui si chiamano Enza e Moreno (la prima sempre interpretata dalla Gerini), sono sempre in crisi di coppia ma hanno anche un figlio (che si chiama Steven anziché Kevin) e tentano di ricucire il loro rapporto con una vacanza di lusso a Taormina. Ad aprire le tre vicende è però l'ingenuo Leo visto in Un sacco bello, qui sposato con due figli (che hanno la sua stessa buffa voce) alle prese con il funerale ricco di imprevisti della madre di lui.
La trama delle tre storie è però lenta e sa troppo di minestra riscaldata. L'episodio più debole è il secondo, del pignolo professore, mentre il primo vive di vari imprevisti divertenti e il terzo si riscatta nel finale. L'aspetto più interessante è il fisico di Claudia Gerini, in gran forma.
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readcarpet
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giovedì 4 settembre 2008
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grande grosso verdone e tragico
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Tre episodi, tre personaggi, come ai bei tempi. Leo, padre di famiglia eterno boy scout e tonto (quello che alza gli occhi al cielo mentre pensa, per capirci): muore sua madre, una serie di contrattempi lo porta a un “funerale” da mani nei capelli. Callisto è un professore universitario che tenta di combinare appuntamenti per il figlio introverso e nel tempo libero ha la passione per le prostitute. E infine Enza e Moreno, i due coatti, che hanno avuto un figlio e fanno una vacanza “terapeutica” a Taormina per ricomporre la famiglia.
Ormai mi sono affezionato a questi personaggi (invecchiati ma sono sempre loro). Il problema è che (coerentemente) è aumentata la dose di amaro e scompaiono sempre di più le risate.
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Tre episodi, tre personaggi, come ai bei tempi. Leo, padre di famiglia eterno boy scout e tonto (quello che alza gli occhi al cielo mentre pensa, per capirci): muore sua madre, una serie di contrattempi lo porta a un “funerale” da mani nei capelli. Callisto è un professore universitario che tenta di combinare appuntamenti per il figlio introverso e nel tempo libero ha la passione per le prostitute. E infine Enza e Moreno, i due coatti, che hanno avuto un figlio e fanno una vacanza “terapeutica” a Taormina per ricomporre la famiglia.
Ormai mi sono affezionato a questi personaggi (invecchiati ma sono sempre loro). Il problema è che (coerentemente) è aumentata la dose di amaro e scompaiono sempre di più le risate. Già le precedenti commedie a episodi di Verdone avevano questo caratteristico velo di tristezza calato su tutte le storie: si capiva subito che erano commedie, ma il realismo delle caricature portava lo spettatore a dispiacersi un bel po’, per loro. E l’effetto c’è anche qui, perché i coatti romani che fanno casino in un albergo di lusso, il padre di famiglia buono ma un po’ tonto che si lascia mettere i piedi in testa da chiunque e il professore finto moralista puttaniere sono solo esagerazioni di personaggi realmente esistenti. Ma sono invecchiati. Sono passati anni e i motivi per cui ridevamo, ora cominciano a farci pena, anche perché loro peggiorano sempre di più (o gliene capitano sempre di più) e sembra che non ci sia via d’uscita.
Il risultato è una sfilata di personaggi detestabili o adorabili che fanno o subiscono tutto quello che non vorremmo. E lo sconforto torna.
E questo lascia un po’ perplessi: non tanto perché avrei voluto spanciarmi dall’inizio alla fine (solo i film demenziali lo consentono), ma perché Verdone sta raggiungendo quella vena malinconica che fa tanto Amici miei. Bella ma anche pericolosa perché non sfruttabile in eterno. Perché prima o poi la gente si stanca di guardare commedie in cui si piange, personaggi divertenti ma anche tragici. Prima o poi la gente etichetta.
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great steven
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domenica 10 maggio 2015
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rischi scongiurati per un ritorno alle origini.
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GRANDE, GROSSO E… VERDONE (IT, 2008) diretto da CARLO VERDONE. Interpretato da CARLO VERDONE, GEPPI CUCCIARI, CLAUDIA GERINI, EMANUELE PROPIZIO, MASSIMO MARINO, MARTINA PINTO, ROBERTO FARNESI, EVA RICCOBONO, STEFANO NATALE
Non lontano dai sessant’anni, Verdone decide di fare un tuffo nel passato e recupera tre vecchi personaggi da altrettanti film ad episodi girati in precedenza (per la precisione il Leo di Un sacco bello, il Furio di Bianco, rosso e Verdone e l’Ivano di Viaggi di nozze) e ridà loro nuova linfa vitale per un trio di storie completamente scollegate ma animate per intero da una voglia di fare comicità che non si prende troppo sul serio e centra comunque, il più delle volte, un bersaglio non poi così facile per via del rischio di capitombolare nella ripetitività.
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GRANDE, GROSSO E… VERDONE (IT, 2008) diretto da CARLO VERDONE. Interpretato da CARLO VERDONE, GEPPI CUCCIARI, CLAUDIA GERINI, EMANUELE PROPIZIO, MASSIMO MARINO, MARTINA PINTO, ROBERTO FARNESI, EVA RICCOBONO, STEFANO NATALE
Non lontano dai sessant’anni, Verdone decide di fare un tuffo nel passato e recupera tre vecchi personaggi da altrettanti film ad episodi girati in precedenza (per la precisione il Leo di Un sacco bello, il Furio di Bianco, rosso e Verdone e l’Ivano di Viaggi di nozze) e ridà loro nuova linfa vitale per un trio di storie completamente scollegate ma animate per intero da una voglia di fare comicità che non si prende troppo sul serio e centra comunque, il più delle volte, un bersaglio non poi così facile per via del rischio di capitombolare nella ripetitività. Nel primo episodio, una famiglia di boyscout deve rimandare un raduno in alta collina per la morte della madre del capofamiglia, ma la ricerca del cimitero e la sepoltura si riveleranno decisamente più complicate del previsto per una serie inarrestabile di fatali circostanze. La pellicola procede poi con la vicenda del metodico e maniacale professor Callisto Cagnato, puttaniere segreto rimasto vedovo tre volte e con un figlio introverso e insicuro che non lo soddisfa per niente, che tenta di indottrinare sessualmente il suo pupillo facendogli conoscere una studentessa universitaria del corso d’arte e si ritrova poi perduto in un labirinto sotterraneo di catacombe. Il terzo episodio, quello più lungo (al punto che, per stessa ammissione del regista, poteva costituire un film a parte), vede al proprio fulcro la famiglia Vecchiarutti, composta da una coppia di borghesucci arricchiti con l’industria dei telefonini e il loro figlio refrattario alla comunicazione: il marito e la moglie non baderanno al ragazzo come invece era stato loro suggerito da uno psicanalista e prenderanno entrambi sbandate erotiche che però si concluderanno in malo modo e sortiranno come effetto un riavvicinamento sentimentale fra tutti e tre i componenti del nucleo. Difficile stabilire una gerarchia di valori fra i tre spezzoni, che si distinguono per una discreta originalità narrativa ma peccano di una grana grossa della quale Verdone, nonostante la sua intenzione di cambiare, fatica ancora a liberarsi, memore e forse anche vittima di una comicità malinconica che tuttavia non sa pienamente dissociarsi da scivolate poco apprezzabili nel grottesco e nel patetico. Quanto agli attori, abbiamo a che fare con una compagnia affiatata di interpreti tutti in parte e completamente inseriti in un contesto ben delineato, che ha il solo difetto di non essere determinato in modo efficace dalle azioni dei personaggi. La Gerini, riprendendo il tormentone e le movenze del duo del "fàmolo strano", risulta ancora una volta la partner femminile migliore che l’attore/regista abbia saputo ingaggiare per una recitazione non eccessivamente imperniata sulla caciara romanesca e al tempo stesso divisa fra il gusto dell’autoironia e il divertimento autoreferenziale delle proprie baldanzose stranezze. Come sempre, comunque, il lavoro di superproduzione svolto da Verdone (compare nella quadruplice veste di attore, regista, sceneggiatore e doppiatore) lascia uno spazio troppo esiguo agli altri contributi tecnici, che vengono per forza di cose oscurati dall’onnipresenza di un autore a tutto tondo che però dovrebbe operare una decisiva rivalutazione dei suoi collaboratori. L’impatto sul pubblico, nonostante ciò, rimane sempre positivo, e il successo al botteghino assegna il giusto merito ad una delle figure del cinema italiano più amate da una fronda di spettatori alla ricerca di un passatempo spassoso non privo di riflessioni amare, anche sul mestiere del più meditabondo fra i comici.
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romifran
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sabato 5 aprile 2008
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duro da smaltire lo "humour" nero di verdone...
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Ce ne ho messo del tempo, prima di arrischiarmi a scrivere qualcosa di sensato sull'ultima "fatica" di Verdone (che pure ammiro sinceramente...) Il film mi ha lasciato addosso una grande tristezza... tutte quelle vite allo sbando, comicità da "ridere verde", desolazione e tristezza... In particolare il secondo episodio mi è parso di una crudezza grottesca: la figura del professore che nasconde i suoi scheletri nell'armadio (il fallo in cassaforte, una malcelata ignoranza dell'arte - lui che l'arte la insegna all'università -, la vita sessuale notturna, segreta e con prostitute) e vuole invece governare la vita del figlio e della malcapitata orfana - che crede di poter "acquistare" dalle suore - mi faceva quasi paura.
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Ce ne ho messo del tempo, prima di arrischiarmi a scrivere qualcosa di sensato sull'ultima "fatica" di Verdone (che pure ammiro sinceramente...) Il film mi ha lasciato addosso una grande tristezza... tutte quelle vite allo sbando, comicità da "ridere verde", desolazione e tristezza... In particolare il secondo episodio mi è parso di una crudezza grottesca: la figura del professore che nasconde i suoi scheletri nell'armadio (il fallo in cassaforte, una malcelata ignoranza dell'arte - lui che l'arte la insegna all'università -, la vita sessuale notturna, segreta e con prostitute) e vuole invece governare la vita del figlio e della malcapitata orfana - che crede di poter "acquistare" dalle suore - mi faceva quasi paura. Lo avrei trovato più coerente in un film di Dario Argento, quasi quasi, che in un comico "leggero". Ho poi rivisto, per ragioni professionali "Ma che colpa abbiamo noi" ed ho notato, anche questa volta, quanta profonda tristezza anima i protagonisti del film, quanti fallimenti gravitano sulle loro vite vuote e scontate... Ma non è che ci stiamo sbagliando tutti e magari Verdone NON SI SENTE COMICO PER NIENTE? Una sola battuta, nel suo ultimo film, mi ha fatto ridere davvero(forse perchè mi piace il romanesco e lo trovo molto espressivo!); quando il becchino - che poi morirà nell'incidente - dice ad un collega, parlandogli al telefonino: "Aò, sbrigamose: ce sta uno che stà a stirà i zoccoli". Concludo: avrei preferito restare sulla buona impressione di "Viaggi di nozze" e risparmiarmi l'amarezza che "Grande grosso e verdone" mi ha lasciato nel cuore per oltre due settimane... Sic!
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