nick suicide
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mercoledì 30 gennaio 2008
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l'androginia segreta dell'anima
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La caratteristica più evidente di Mike Takashi è l'ambiguità. "Gozu", da molti considerato un punto si svolta fondamentale nella produzione del regista, è un'opera che fa dell'ambiguità la propria corazza contro la quale lo spettatore è costretto a scontrarsi per cercare un punto di rottura e poterci penetrare dentro (in questo caso, lo spacco che penetra il testo, aprendo le porte della percezione della realtà, coincide con la penetrazione di una vagina, trovata più che mai geniale e stimolante). Il tema, molto caro a questo acuto modernista del cinema giapponese, si concentra sull'analisi di una rapporto familiare messo in una condizione difficile, estrema, per poi dare uno sguardo, più in generale, all'intera sfera dei sottili fili che legano i rapporti umani.
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La caratteristica più evidente di Mike Takashi è l'ambiguità. "Gozu", da molti considerato un punto si svolta fondamentale nella produzione del regista, è un'opera che fa dell'ambiguità la propria corazza contro la quale lo spettatore è costretto a scontrarsi per cercare un punto di rottura e poterci penetrare dentro (in questo caso, lo spacco che penetra il testo, aprendo le porte della percezione della realtà, coincide con la penetrazione di una vagina, trovata più che mai geniale e stimolante). Il tema, molto caro a questo acuto modernista del cinema giapponese, si concentra sull'analisi di una rapporto familiare messo in una condizione difficile, estrema, per poi dare uno sguardo, più in generale, all'intera sfera dei sottili fili che legano i rapporti umani.
Sul finale, come oramai siamo abituati, Mike carica il mitra e spara all'impazzata: si passa da una situazione grottesca e divertente che sembra scaturire direttamente dalla folle mente di Russ Meyer (con in più un pizzico di ironia demenziale degna dei più spinti manga giapponesi), per arrivare ad un'agghiacciante citazione del primo "The Kingdom" di Lars Von Trier. Alla luce delle ultime ed inaspettate rivelazioni, viene fuori un film che indaga noi stessi e la nostra volontà di darci agli altri, anche di amarli. Non bisogna sorprendersi se nei momenti di più totale sincerità, in cui i personaggi mettono a nudo se stessi "penetrando" (in questo caso letteralmente) le tenebra della propria intimità, si approda ad un orrore visivo e visionario senza precedendi . Le basi dell'io sono tanto misteriose quanto orrifiche, specie se ci si ostina a nascondersi dietro una maschera che atro non può che disorientare il nostro modo di guardare agli altri. Occore perdersi per potersi ritrovare.
Non è prima volta che Mike, nella ricerca della verità che spinge una persona a cercare di congiungersi al prossimo, approda invece all'"altro", al diverso, a quel che ci si sembra lontano e che in realtà è parte di noi, dando sfogo a perversioni, orrori e scambi di identità.
Messo i questi termini, il suo lavoro più esemplare è forse "Audition" (Giappone, 2000), in cui l'amore come risposta al dolore e il dolore come risposta all'amore trovano la propria forma più esplicita all'interno di una dimensione di tortura e di sopportazione della sofferenza al di là di ogni immaginazione; e la macchina cinema, nel dare un'immagine suggestiva di tutto ciò, è ancora una volta l'amico più fedele di questo sorprendente regista, venendo essa spinta al limite del rappresentabile attrverso uno shock visivo che sfida la propria referenzialità con il reale.
La solitudine e il dolore sono spesso condizioni inscindibili dell'uomo contemporaneo e solo attraverso i sentieri selvaggi dell'io si può giungere alla sincerità, alla verità che lega due esistenze che si incontrano lungo gli infiniti itinerari del mondo moderno.
"Gozu" resta un film che per molti sembrerà deludente a causa del suo impianto enigmatico e spesso fuorviante. Per me si tratta invece di un'opera singolare e affascinante, frutto di un regista che ha fatto dell'analisi dell'uomo moderno e della ricerca di uno specifico filmico più che mai attuale, due ragioni di un continuo rinnovamento stilistico. E non è poco.
Per la recensione completa visita: www.myspace.com/shadowtrip
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rick
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lunedì 29 ottobre 2007
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la follia di miike
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Con questo film Takashi Miike conferma (se mai ce n’era bisogno) di essere un pazzo schizoide o un genio assoluto (a seconda dei punti di vista) ma sempre ben incentrato su un punto: o bianco o nero; dopo aver visto un suo film (e in questo caso dopo aver visto Gozu) non si può dire “Si, mi è piaciuto abbastanza” oppure “Carino, ha delle idee interessanti…” O lo si ama, o lo si odia, nessun mezzo termine. Il suo cinema lascia spiazzati, spaesati e alla fine, dopo 2 ore di delirio non si sa cosa pensare.
Uno yakuza valoroso sta dando segni di squilibrio psichico; la decisione è difficile, ma il boss opta per l’eliminazione dell’uomo prima che la sua follia causi problemi troppo grandi.
Viene delegato dell’ingrato incarico l’amico fraterno dello yakuza che, mentre viaggia col cadavere, è obbligato a fare una sosta in un paesino di provincia chiamato Nagoya; e qui iniziano i guai, infatti il cadavere sparisce e sembra sia svanito nel nulla.
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Con questo film Takashi Miike conferma (se mai ce n’era bisogno) di essere un pazzo schizoide o un genio assoluto (a seconda dei punti di vista) ma sempre ben incentrato su un punto: o bianco o nero; dopo aver visto un suo film (e in questo caso dopo aver visto Gozu) non si può dire “Si, mi è piaciuto abbastanza” oppure “Carino, ha delle idee interessanti…” O lo si ama, o lo si odia, nessun mezzo termine. Il suo cinema lascia spiazzati, spaesati e alla fine, dopo 2 ore di delirio non si sa cosa pensare.
Uno yakuza valoroso sta dando segni di squilibrio psichico; la decisione è difficile, ma il boss opta per l’eliminazione dell’uomo prima che la sua follia causi problemi troppo grandi.
Viene delegato dell’ingrato incarico l’amico fraterno dello yakuza che, mentre viaggia col cadavere, è obbligato a fare una sosta in un paesino di provincia chiamato Nagoya; e qui iniziano i guai, infatti il cadavere sparisce e sembra sia svanito nel nulla. Per ritrovarlo, lo yakuza dovrà interagire con personaggi che sembrano usciti da un sogno (o forse sarebbe più appropriato dire da un incubo), l’uomo con la faccia mezza bianca, la locandiera e suo fratello, Gold e Silver (chiamati così per i vestiti) mostri umanoidi con la testa di mucca, il ruolo del latte in tutto il film…
Tutto lascia atterriti, senza alcun punto di riferimento, Miike riesce a farci entrare in un mondo totalmente alieno, abitato da strane creature e con abitudini e rituali tanto inquietanti quanto incomprensibili.
Viene da chiedersi se questo sia un inarrivabile esercizio di stile o se il regista voglia solo prendersi gioco dello spettatore angosciandolo per 2 ore, se voglia solo farsi beffe di chi cerca in questo delirio significati nascosti e metafore di qualche genere; il dubbio viene, soprattutto nella disturbante risata finale.
Che dire… Il cinema di Miike è estremo, bianco o nero, lo si ama o lo si odia, una via di mezzo con lui e con film come questo non è ragionevolmente possibile.
Da zero a Cinque stelle, a voi la scelta.
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viola96
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mercoledì 17 agosto 2011
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uno yakuza nudo.
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Miike si muove nelle fauci di uno yazuka movie psichico,con una serie di invenzioni aberranti.Un valoroso yazuka manifesta vari e difficoltosi problemi psichici,e mette in ridicolo,per questo,il suo clan.Il boss del clan delega un amico dello yakuza pazzo di ucciderlo.Quando giunge nel luogo dove deve scaricare il corpo dell'amico,Minami(questo il nome dell'amico dello yakuza pazzo,e suo carnefice),non riesce a trovare il cadavere,e scivola in un viaggio verso il fondo del baratro,tra città grottesche e persone che sembrano tutt'altro.In fondo è il solito Miike:Poetico,ultra-violento e pensante.Geniale,se vogliamo."Gozu" potrebbe essere il suo miglior film del nuovo millennio.
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Miike si muove nelle fauci di uno yazuka movie psichico,con una serie di invenzioni aberranti.Un valoroso yazuka manifesta vari e difficoltosi problemi psichici,e mette in ridicolo,per questo,il suo clan.Il boss del clan delega un amico dello yakuza pazzo di ucciderlo.Quando giunge nel luogo dove deve scaricare il corpo dell'amico,Minami(questo il nome dell'amico dello yakuza pazzo,e suo carnefice),non riesce a trovare il cadavere,e scivola in un viaggio verso il fondo del baratro,tra città grottesche e persone che sembrano tutt'altro.In fondo è il solito Miike:Poetico,ultra-violento e pensante.Geniale,se vogliamo."Gozu" potrebbe essere il suo miglior film del nuovo millennio.Ricco di simbolismi di ogni tipo e di una irrefrenabile fantasia,il film continua a delineare un'immagine del Giappone(che Miike coronerà nello stupendo "La guerra dei fantasmi"),che fa del suo cinema,un cinema pulp impegnato."Gozu" è un "Audition" riveduto e corretto:Dove nel film del 1999,si trovava la follia umana,in questo si trova la follia divina.Onirico,affascinante,transgender,esplosivo.Un film che è un'autentica bomba a orologeria,da maneggiare con cautela,poichè potrebbe scoppiare da un momento all'altro.Il cinema di Miike è il coronamento della cultura giapponese all'ennesima potenza:Notiamo l'incisività del regista,nel sottolineare il lato fantastico di ogni cosa,prelevandolo dal reale.In questo momento non è possibile pensare al Giappone senza che venga in mente Miike:le sue idee cinematografiche sono geniali e splendide;i suoi detrattori(tanti,anche se non si capisce bene perchè),puntano il dito contro la sua propensione alla violenza smisurata e sul come si pone nei confronti del sesso.Potremmo dire che "Gozu" è la quintessenza del suo cinema:Una lucida fotografia del Giappone,attraverso uno schema onirico,tra la psiche disturbata degli uomini,la violenza sconclusionata degli stessi verso altri,e un mondo in cui non ci potrà mai essere pace.Un piccolo capolavoro,che si inserisce nel filone di Miike sull'ultra-violenza:Avete mai sentito parlare dei 3 tempi di Miike?Il primo,quello dei V-Movies,è già un ricordo;il terzo,quello dei film destinati ad un pubblico di bambini,è lontano dal venire.Ma "Gozu" è anche un tantino lontano dall'ultra-violenza di alcuni altri yakuza movies di Miike.Potremmo dire che "Gozu" è il suo testamento.Un teorema astratto sul suo cinema.
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