Gozu |
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Un film di Takashi Miike.
Con Sone Hideki, Shô Aikawa, Yoshino Kimika, Hino Shohei, Tomita Keiko
Grottesco,
durata 130 min.
- Giappone 2003.
MYMONETRO
Gozu
valutazione media:
3,63
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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La follia di Miikedi RickFeedback: 0 |
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lunedì 29 ottobre 2007 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Con questo film Takashi Miike conferma (se mai ce n’era bisogno) di essere un pazzo schizoide o un genio assoluto (a seconda dei punti di vista) ma sempre ben incentrato su un punto: o bianco o nero; dopo aver visto un suo film (e in questo caso dopo aver visto Gozu) non si può dire “Si, mi è piaciuto abbastanza” oppure “Carino, ha delle idee interessanti…” O lo si ama, o lo si odia, nessun mezzo termine. Il suo cinema lascia spiazzati, spaesati e alla fine, dopo 2 ore di delirio non si sa cosa pensare. Uno yakuza valoroso sta dando segni di squilibrio psichico; la decisione è difficile, ma il boss opta per l’eliminazione dell’uomo prima che la sua follia causi problemi troppo grandi. Viene delegato dell’ingrato incarico l’amico fraterno dello yakuza che, mentre viaggia col cadavere, è obbligato a fare una sosta in un paesino di provincia chiamato Nagoya; e qui iniziano i guai, infatti il cadavere sparisce e sembra sia svanito nel nulla. Per ritrovarlo, lo yakuza dovrà interagire con personaggi che sembrano usciti da un sogno (o forse sarebbe più appropriato dire da un incubo), l’uomo con la faccia mezza bianca, la locandiera e suo fratello, Gold e Silver (chiamati così per i vestiti) mostri umanoidi con la testa di mucca, il ruolo del latte in tutto il film… Tutto lascia atterriti, senza alcun punto di riferimento, Miike riesce a farci entrare in un mondo totalmente alieno, abitato da strane creature e con abitudini e rituali tanto inquietanti quanto incomprensibili. Viene da chiedersi se questo sia un inarrivabile esercizio di stile o se il regista voglia solo prendersi gioco dello spettatore angosciandolo per 2 ore, se voglia solo farsi beffe di chi cerca in questo delirio significati nascosti e metafore di qualche genere; il dubbio viene, soprattutto nella disturbante risata finale. Che dire… Il cinema di Miike è estremo, bianco o nero, lo si ama o lo si odia, una via di mezzo con lui e con film come questo non è ragionevolmente possibile. Da zero a Cinque stelle, a voi la scelta.
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