ziogiafo
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lunedì 11 maggio 2009
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l’antica arte… dell’arrangiarsi
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ziogiafo – Cafè Express, Italia 1980 - Un viaggio grottesco in quell’Italia del Sud di sempre… che s’inventa i mille mestieri per sfuggire alla miseria e alla perenne disoccupazione. Una dignitosa lotta per la sopravvivenza che prende spunto da quella drammatica realtà colma di ingiustizie sociali che spesso ha generato dei personaggi poliedrici come Michele Abbagnano (Nino Manfredi), protagonista di «Cafè Express», maestro nell’arte dell’arrangiarsi. Una commedia straordinaria, itinerante, che cammina sulle vicissitudini dei vari pendolari che viaggiano di notte sui treni di seconda classe, da Vallo della Lucania a Napoli e viceversa. Un film diretto da un eccezionale Nanni Loy che alterna, alla sua maniera, “vagoni” di situazioni comiche a quelle drammatiche in un susseguirsi di caratteristici quadri teatrali che offrono allo spettatore una serie di episodi che divertono ma allo stesso tempo fanno riflettere.
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ziogiafo – Cafè Express, Italia 1980 - Un viaggio grottesco in quell’Italia del Sud di sempre… che s’inventa i mille mestieri per sfuggire alla miseria e alla perenne disoccupazione. Una dignitosa lotta per la sopravvivenza che prende spunto da quella drammatica realtà colma di ingiustizie sociali che spesso ha generato dei personaggi poliedrici come Michele Abbagnano (Nino Manfredi), protagonista di «Cafè Express», maestro nell’arte dell’arrangiarsi. Una commedia straordinaria, itinerante, che cammina sulle vicissitudini dei vari pendolari che viaggiano di notte sui treni di seconda classe, da Vallo della Lucania a Napoli e viceversa. Un film diretto da un eccezionale Nanni Loy che alterna, alla sua maniera, “vagoni” di situazioni comiche a quelle drammatiche in un susseguirsi di caratteristici quadri teatrali che offrono allo spettatore una serie di episodi che divertono ma allo stesso tempo fanno riflettere. Al centro di questo interessante scenario c’è Michele Abbagnano, una figura degna della più raffinata commedia dell’arte, che da incallito disoccupato napoletano si “arrangia” da anni vendendo sul treno abusivamente caffè e cappuccini, passando in rassegna ogni notte tutte le carrozze in cerca di clienti, correndo il rischio di essere sorpreso e arrestato per questa sua illecita attività. Ma non importa, l’esigenza è troppo grande, bisogna sopravvivere e poi ha anche un figlio piccolo malato di cuore che si deve operare, in fondo lui è onesto anche se simula di avere una mano invalida e spesso inventa storie false per vendere il suo “artigianale” caffè. A stento riesce a difendersi ogni giorno da tutte quelle avversità che lo mettono a dura prova, specialmente quando sul treno si imbatte con ladruncoli e malviventi che gli rovinano il suo “dignitoso” lavoro. «Cafè express» si avvale di un nutrito cast di comprimari di ottimo livello che ruotano perfettamente intorno a quella meravigliosa “stella” di Nino Manfredi che brilla di luce propria in un indimenticabile ruolo tragicomico che regala allo spettacolo un intenso spessore di qualità e di divertimento. Ottima commedia da rivedere! Cordialmente, ziogiafo
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lianò
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mercoledì 29 agosto 2007
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crudezza della povertà
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La pellicola, magistralmente girata da Loy, è sostenuta dalla presenza monolitica di un superbo Manfredi che da solo, con la sua carismatica ed accattivante recitazione, mantiene fortemente ritmate le sequenze girate all'interno di un treno a lunga percorrenza dove clandestinamente il protagonista commercia il caffè "espresso". Il film declama la condizione misera degli uomini universalmente intesi strangolati dalla povertà, e, per riflesso, l'inesauribile volontà di questi di superare le avversità dell'esistenza attraverso l'ingegno che quì si manifesta in maniera acremente drammatica. Film "registicamente" difficilissimo per l'inevitabile pochezza delle scenografie, delle luci, dei volumi scenici, comportati dal set ma brillantemente superati da Nanni Loy, il quale riesce a trasformare tali defezioni nei punti di forza della pellicola: la marcata sensazione claustrofobica dettata dalla ristrettezza degli spazi sviluppa esponenzialmente la drammaticità del tema trattato, e allo stesso modo e per lo stesso scopo, agiscono l'oscurità e la penombra che, alterne, avvolgono e soffocano uomini e donne che sembrano decomporsi e sciogliersi tra le fatiche di una esistenza che non conosce un'ultima stazione.
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La pellicola, magistralmente girata da Loy, è sostenuta dalla presenza monolitica di un superbo Manfredi che da solo, con la sua carismatica ed accattivante recitazione, mantiene fortemente ritmate le sequenze girate all'interno di un treno a lunga percorrenza dove clandestinamente il protagonista commercia il caffè "espresso". Il film declama la condizione misera degli uomini universalmente intesi strangolati dalla povertà, e, per riflesso, l'inesauribile volontà di questi di superare le avversità dell'esistenza attraverso l'ingegno che quì si manifesta in maniera acremente drammatica. Film "registicamente" difficilissimo per l'inevitabile pochezza delle scenografie, delle luci, dei volumi scenici, comportati dal set ma brillantemente superati da Nanni Loy, il quale riesce a trasformare tali defezioni nei punti di forza della pellicola: la marcata sensazione claustrofobica dettata dalla ristrettezza degli spazi sviluppa esponenzialmente la drammaticità del tema trattato, e allo stesso modo e per lo stesso scopo, agiscono l'oscurità e la penombra che, alterne, avvolgono e soffocano uomini e donne che sembrano decomporsi e sciogliersi tra le fatiche di una esistenza che non conosce un'ultima stazione.
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stefano bruzzone
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lunedì 2 dicembre 2013
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una chicca imperdibile
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un film bellissimo diretto da quel genio che fu Nanni Loy e con un Manfredi da Oscar. bellissime atmosfere di un'italia di inizio anni 80 tutte ambientate a bordo del treno della notte, che portava gli operai dalla provincia sino a Napoli a lavorare, dove "opera" Manfredi venditore abusivo di caffè braccato dalle autorità ferroviarie e circondato da una serie di personaggi ai quali, in cambio di denaro, offre, oltre al caffè, anche un servizio sveglia e altri servigi degni di un portiere d'albergo. a parte il lato comico che prevale, manfredi interpreta con bravura clamorosa un personaggio sfortunato, senza lavoro,con problemi ad una mano e con un figlio malato a carico, il tutto con grandissima dignità sino al punto di rischiare la vita per difendere quest'ultima senza cedere ai ricattuccioli da 4 soldi che quotidianamente incontra sulla sua strada da parte di balordi o "signori" di pirma classe.
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un film bellissimo diretto da quel genio che fu Nanni Loy e con un Manfredi da Oscar. bellissime atmosfere di un'italia di inizio anni 80 tutte ambientate a bordo del treno della notte, che portava gli operai dalla provincia sino a Napoli a lavorare, dove "opera" Manfredi venditore abusivo di caffè braccato dalle autorità ferroviarie e circondato da una serie di personaggi ai quali, in cambio di denaro, offre, oltre al caffè, anche un servizio sveglia e altri servigi degni di un portiere d'albergo. a parte il lato comico che prevale, manfredi interpreta con bravura clamorosa un personaggio sfortunato, senza lavoro,con problemi ad una mano e con un figlio malato a carico, il tutto con grandissima dignità sino al punto di rischiare la vita per difendere quest'ultima senza cedere ai ricattuccioli da 4 soldi che quotidianamente incontra sulla sua strada da parte di balordi o "signori" di pirma classe. imperdibile.
Voto: 8,5
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luca scial�
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giovedì 23 luglio 2015
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vicende tragicomiche di un abusivo sul treno notte
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Quando i film si facevano da ispirazioni percepite dalla strada, dalla gente comune, dal vivere quotidiano. Nanni Loy pensò al personaggio del protagonista Michele Abbagnano durante un docufilm realizzato sui treni del Sud. I personaggi e le storie incrociate durante quella esperienza, gli fecero venire l'idea per una pellicola. Questa. Non a caso trasuda di spontaneità, disperata quotidianità, una storia in fondo drammatica ma condita anche di ironia e comicità. E per fortuna anche di un lieto fine, o sarebbe meglio dire, di una fine che è un ricominciare. Quello dello sfortunato Abbagnano nel vendere caffè abusivo sui treni notte, nella speranza di dare un futuro migliore a suo figlio malato.
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Quando i film si facevano da ispirazioni percepite dalla strada, dalla gente comune, dal vivere quotidiano. Nanni Loy pensò al personaggio del protagonista Michele Abbagnano durante un docufilm realizzato sui treni del Sud. I personaggi e le storie incrociate durante quella esperienza, gli fecero venire l'idea per una pellicola. Questa. Non a caso trasuda di spontaneità, disperata quotidianità, una storia in fondo drammatica ma condita anche di ironia e comicità. E per fortuna anche di un lieto fine, o sarebbe meglio dire, di una fine che è un ricominciare. Quello dello sfortunato Abbagnano nel vendere caffè abusivo sui treni notte, nella speranza di dare un futuro migliore a suo figlio malato.
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antoniopagano
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martedì 6 febbraio 2018
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commedia grande e amara
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Il primo reality della televisione italiana fu girato da Nanni Loy con la tecnica della candid camera sui treni italiani, raccogliendo storie e testimonianze di vita (Viaggio in seconda classe, 1978). Dai personaggi incontrati, tutti autentici e nessun tronista, Loy estrasse caratteri e sceneggiatura per questo film (Nastro d’argento come miglior soggetto) dove il genere leggero della boutade popolare si arricchisce di umanità e si intesse con il dramma. Chi ha visto ed apprezzato questo film non può non ricordare quella cantilena “qua sta Michele che vi porta il vostro conforto, cafè, cafè lungo, latte e cappuccino, p’gliatev’ o’ cafè, qua sta Michele” con la quale Michele Abbagnano (Nino Manfredi, Nastro d’argento come miglior attore protagonista) gira tra gli scompartimenti con la sua mescita clandestina su un treno notturno.
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Il primo reality della televisione italiana fu girato da Nanni Loy con la tecnica della candid camera sui treni italiani, raccogliendo storie e testimonianze di vita (Viaggio in seconda classe, 1978). Dai personaggi incontrati, tutti autentici e nessun tronista, Loy estrasse caratteri e sceneggiatura per questo film (Nastro d’argento come miglior soggetto) dove il genere leggero della boutade popolare si arricchisce di umanità e si intesse con il dramma. Chi ha visto ed apprezzato questo film non può non ricordare quella cantilena “qua sta Michele che vi porta il vostro conforto, cafè, cafè lungo, latte e cappuccino, p’gliatev’ o’ cafè, qua sta Michele” con la quale Michele Abbagnano (Nino Manfredi, Nastro d’argento come miglior attore protagonista) gira tra gli scompartimenti con la sua mescita clandestina su un treno notturno. Il treno trasporta pendolari dalla provincia verso Napoli e Michele, oltre al ristoro, fornisce anche il servizio sveglia. Michele si iscrive a pieno titolo tra le maschere della commedia dell’arte italiana: simula di avere una protesi al braccio, si inventa particolarità salutari per il proprio caffè, sfugge con un repertorio da primula rossa ai controllori che lo braccano lungo il treno. Insomma, un commediante che tira a campare e filosofeggia “voi vi fissate sopra alla commedia e non vedete la tragedia che c’è indietro”. Una maschera tanto malinconica quanto arlecchinesca: ma all’inverso del goldoniano “Servitore di due padroni”, il nostro Michele non sta con la legalità (il capotreno) ma neanche con l’illegalità, perché riesce anche a sottrarsi ad una banda di balordi itineranti che derubano i passeggeri e lo vorrebbero arruolare per facilitare la loro attività. La sceneggiatura, nel tentativo di sdoganare in termini deamicisiani un personaggio istrionico che vive di espedienti, affibbia a Michele l’intento patetico del provvedere ad un figlio malato e per giunta in collegio (eravamo nel 1980, oggi un Checco Zalone non avvertirebbe il bisogno di nobilitare un abusivo). Per i più giovani, che magari ricordano Nino Manfredi solo come interprete di una pubblicità televisiva (… di un caffè, per l’appunto) ma che comunque lo ricordano, potrà costituire ulteriore elemento di attrazione vedere all’opera una rassegna di grandi attori e caratteristi che, all’epoca, coloravano le scene del cinema, della televisione e del teatro italiani e che oggi già gli under 40 conoscono poco: Adolfo Celi, Vittorio Mezzogiorno, Marzio Honorato, Gigi Reder, Luigi Basagaluppi, Marisa Laurito, Vittorio Marsiglia, Vittorio Caprioli, Silvio Spaccesi, Leo Gullotta, Maurizio Micheli, Lina Sastri.
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