ferdinando
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venerdì 22 luglio 2011
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un piccolo scorcio su un problema enorme
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Un argomento "Taboo" qui trattato in modo cioraggioso ma ma del tutto parziale e limi9tato.
E' fals9o che siano solo le donne bianche attem'pate ad avere un debole per gli uomini neri.
La predilezione per i neri delle bianche di ogni età è sotto gli occhi di tutti in ogni nostra strada sena zn dare in isole esotiche. Ragazzette e bellissime giovani sono sposate con loro e vivono tra di noi.
Questo è un agomento micidiale e proibito, per certi aspetti.
Alla fine della guerra di secessione americana si decise di non parlare di questo argomento scottante se non in termini buonisti e di accettazione passiva.
La seconda guerra mondiale non è stato altro che un episodio nella guerra per la concorrenza sessuale tra bianchi e neri.
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Un argomento "Taboo" qui trattato in modo cioraggioso ma ma del tutto parziale e limi9tato.
E' fals9o che siano solo le donne bianche attem'pate ad avere un debole per gli uomini neri.
La predilezione per i neri delle bianche di ogni età è sotto gli occhi di tutti in ogni nostra strada sena zn dare in isole esotiche. Ragazzette e bellissime giovani sono sposate con loro e vivono tra di noi.
Questo è un agomento micidiale e proibito, per certi aspetti.
Alla fine della guerra di secessione americana si decise di non parlare di questo argomento scottante se non in termini buonisti e di accettazione passiva.
La seconda guerra mondiale non è stato altro che un episodio nella guerra per la concorrenza sessuale tra bianchi e neri.
Io, in gioventù, sono stato affetto da una terribile malattia che mi provocava crisi di vomito e terribili sofferenza che nessuno ha mai voluto curare o prendcere in considerazione.
Dopo aver letto il "malleus Maleficarum" ogni volta che vedev o una coppia di quel genere avevo crisi isteriche e fremiti accompagnati da vomito. Scrissi il " Malleus in Pectore" per far conoscere la mia storia e la mia sofferenza ma non ne ho venduto nemmeno una copia.
A me le donne nere piacciono ma evidentemente la ragione non la vionce contro certi sentimenti radicati.
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francesco2
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mercoledì 27 gennaio 2010
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in mancanza di risorse...anche umane
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Chi come Giovanni Grazzini, scomparso da diversi anni, se la prese tanto con Claire Denis per il suo "Al diavolo la morte", dovrebbe secondo me vedere cosa Cantet sia stato capace(?)di fare in questo film.Accolto così così a Venezia che io sappia, è uscito in Italia a distanza di diversi mesi per scomparire nell'indifferenza generale. Spiace dirlo, ma per "illuminarlo” ci vorrebbe il personaggio che in "A tempo perso", altro film di Cantet troppo elogiato in Italia ma non privo di interesse, risvegliava il malcapitato protagonista con una lanterna. Se lo scopo era descrivere il turismo sessuale(allora), le figure femminile andavano caratterizzate sicuramente meglio e non affidate ad attrici tanto inespressive(Mi riferisco parzialmente, in questo film, anche alla Rampling)e non obbedire a schematismi previsti e prevedibili(E basta con la cinica-che-poi-tanto cinica non è!);quanto alla trovata dei dialoghi recitati davanti alla telecamera,andrebbe lasciata a "Sesso, bugie e videotape”.
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Chi come Giovanni Grazzini, scomparso da diversi anni, se la prese tanto con Claire Denis per il suo "Al diavolo la morte", dovrebbe secondo me vedere cosa Cantet sia stato capace(?)di fare in questo film.Accolto così così a Venezia che io sappia, è uscito in Italia a distanza di diversi mesi per scomparire nell'indifferenza generale. Spiace dirlo, ma per "illuminarlo” ci vorrebbe il personaggio che in "A tempo perso", altro film di Cantet troppo elogiato in Italia ma non privo di interesse, risvegliava il malcapitato protagonista con una lanterna. Se lo scopo era descrivere il turismo sessuale(allora), le figure femminile andavano caratterizzate sicuramente meglio e non affidate ad attrici tanto inespressive(Mi riferisco parzialmente, in questo film, anche alla Rampling)e non obbedire a schematismi previsti e prevedibili(E basta con la cinica-che-poi-tanto cinica non è!);quanto alla trovata dei dialoghi recitati davanti alla telecamera,andrebbe lasciata a "Sesso, bugie e videotape”.Se si voleva mettere in scena l'ennesimo film su negritdine e terzo mondo,beh,a parte il già fatto riferimento alla Denis di "Chocolat" e altri film, Haiti qui ha lo stesso fascino dell'"Alila" di Gitai e del Nordafrica di Techné in "Loin", cioè nessuno.Techné forse è un artigiano, Cantet gode di altra fama, ma qui non va a parare da nessuna parte.....resta il rimpianto per la scena, un pò didascalica, della ragazza che "Si confessa" in macchina all'ex-innamorato.Forse era quella la strada da seguire.
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mari
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sabato 23 agosto 2008
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un buon film
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Stile e classe contraddistinguono Cantet. La storia si sofferma sulla psicologia delle due donne, nel loro rapporto con l'indigeno oggetto,risultando credibile.Senza mai esagerazioni ma sempre di misura è un film che ho trovato molto umano e doloroso, perchè a dispetto di ciò che dicono certi critici il potere autoritario di Haiti emerge eccome..è uno sfondo che preme e risulta decisivo nella storia. Il film è apprezzabile senza una necessaria immedesimazione con certe psicologie femminili. Questo può non piacere in quanto può sembrare troppo distaccato..a me invece è piaciuto perchè l'essenza è colta in modo molto fine.
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fabrizio/bukettes
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martedì 11 dicembre 2007
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film trascurabile
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film brutto e trascurabile. non capisco perchè alcuni critici lo abbiano definito crudele. dove è la crudelta in un film che parla di turismo sessuale??????
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(di francesco2)
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capoverde
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sabato 1 dicembre 2007
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capo verde
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martina bady
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venerdì 9 febbraio 2007
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corpi al sole
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Una gabbia di corpi al sole idealizzata come un paradiso tropicale,dove riscoprirsi vivi e potenti.Una gabbia dove le prede si cercano per somministransi aridità e ricchezza in un vortice furente di ambigua disperazione.
La differenza tra i personaggi riposa nel modo in cui si propaga questa disperata angoscia:c'è chi la urla,c'è chi la rigetta con cinismo e chi,infine,se ne compiace senza struggimento.
Film dal parco erotismo,che non scandalizza,ma nemmeno ha la pretesa di farlo.
Regia onesta,dialoghi e sguardi calibrati al millimetro,segno di una fotografia curata e di una solida sceneggiatura.
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[+] un episodio di una guerra infinita
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a.l.
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lunedì 26 giugno 2006
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l'impiccato e il boia
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Cantet nella sua ultima fatica non abbandona la strada intrapresa nei precedenti film A tempo pieno e Risorse umane: l’emersione delle varie forme di alienazione genera sempre il dramma individuale e sociale. In una sorta di saggio-inchiesta ad ampio raggio l’autore considerandone il valore esemplare mette sotto osservazione e privilegia comportamenti e stati d’animo diffusi : centro di interesse non è il giudizio moralistico e neppure l’algido documento bensì la lacerazione traumatica fra l’uomo animale sociale e la sua interiorità, coacervo di insopprimibili bisogni affettivi ed etici. Verso il sud, ispirato a tre racconti di un giornalista haitiano Lafferrière, racconta di tre donne mature e benestanti del Primo mondo che fanno shopping di bei corpi di adolescenti neri su una spiaggia incantevole di Port au Prince durante la dittatura di Duvalier negli anni ’70 e dunque parla di sessualità e prostituzione in un contesto di sudditanza economica e politica.
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Cantet nella sua ultima fatica non abbandona la strada intrapresa nei precedenti film A tempo pieno e Risorse umane: l’emersione delle varie forme di alienazione genera sempre il dramma individuale e sociale. In una sorta di saggio-inchiesta ad ampio raggio l’autore considerandone il valore esemplare mette sotto osservazione e privilegia comportamenti e stati d’animo diffusi : centro di interesse non è il giudizio moralistico e neppure l’algido documento bensì la lacerazione traumatica fra l’uomo animale sociale e la sua interiorità, coacervo di insopprimibili bisogni affettivi ed etici. Verso il sud, ispirato a tre racconti di un giornalista haitiano Lafferrière, racconta di tre donne mature e benestanti del Primo mondo che fanno shopping di bei corpi di adolescenti neri su una spiaggia incantevole di Port au Prince durante la dittatura di Duvalier negli anni ’70 e dunque parla di sessualità e prostituzione in un contesto di sudditanza economica e politica. Niente di sorprendente del resto neppure nel fatto che a rivestire il ruolo di oggetto del desiderio sia il corpo maschile. Colpisce piuttosto lo sguardo rispettoso ed acuto sulla bulimia sessuale/sentimentale e sui suoi molteplici sintomi: l’erotismo ossessivo è conseguenza della solitudine dei rapporti nei luoghi di lavoro e di divertimento delle città evolute, la ricerca dell’appagamento dei sensi con l’estraneo non integrato compensa il vuoto che il convivere con il simile lascia. Il monologo confessione delle protagoniste attesta infatti fin troppo schematicamente come esse siano il risultato diseguale caratterialmente di un medesimo sistema di vita: ricchezza e carriera danno l’emancipazione, ma libertà ed autonomia diventano un peso ingombrante se private di occasioni autentiche. Il mito del buon selvaggio e del paradiso tropicale rimanda così al volto illusorio dello stesso universo opprimente: il giardino di delizie e i suoi angeli bambini rappresentano l’oblio e l’evasione, l’unica possibile, dall’infelicità per chi si può permettere la lunga vacanza nell’oasi. Ma l’eden svela la sua natura feroce di inferno quando qualcuno spinto dalla disperazione tenta, violando le regole, di interrompere il festino in maschera: la fragile Brenda non dimentica il quindicenne e solare Legba con cui ha avuto il primo orgasmo a quarantacinque anni sulla spiaggia e torna sull’isola per rivivere un romantico sogno. Ed è la premessa di una vicenda dall’epilogo inevitabilmente tragico: l’assassinio della giovane vittima, più simbolico che reale, è già avvenuto molto prima in riva al mare ad opera di una donna nevrotica e disorientata indotta dall’angoscia a vedere un’ancora di salvezza nella violenza ricattatoria perpretata nei confronti di un minorenne affamato. E da lì fino ad oggi un’interminabile catena di vendette, guerre e stragi terroristiche, di amore e odio fra poveri e ricchi del mondo, ove ciclicamente si ripresenta la storia dell’impiccato diventato boia.
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(di francesco2)
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