flavia
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lunedì 28 gennaio 2008
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ponete risposta ai miei dubbi
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ho 15 anni il film avrebbe dovuto annoiarmi ma non è stato affatto così anzi mi ha molto colpita soprattutto per quanto fosse paradossale e per le mille domande che mi sono posta: ma come fa un uomo diciamo anche un assassino a redimersi e diventare amato e rispettato da tutti senza però cambiare la sua ideologia?e poi perchè tanta gente copre un tale criminale?ma l'uomo è morto o continuano a coprirlo?ed infine il figlio come fa a convivere con un tale dilemma?spero che qualcuno della redazione sicuramente molto più esperto di me sappia darmi una risposta
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michele de palma
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venerdì 30 marzo 2007
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il tatuaggio del dottore
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Il film mi è paciuto e colpito e,sicuramente, offre molti punti di riflessioni. Primo fra tutti la ricerca sofferta e dolorosa del protagonista che pare pagare su di sè le colpe di un padre che non ha mai avuto, da cui ha ereditato un nome, mai pronunciato perchè sinonimo di terrore prima, di paura poi, di difesa, inseguito, per sfuggire alla condanna.A dire il vero il protagonista quando finalmente realizza e ricerca la vera identità del padre ha bisogno di incontrarlo per scoprire un suo eventuale pentimento e dargli una assoluzione alle atrocità che ha commesso.Purtroppo incontra solo un uomo che non ha nessun senso di colpa, un uomo ke sorride ad altri bambini, un uomo convinto di aver dato tanto alla scienza.
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Il film mi è paciuto e colpito e,sicuramente, offre molti punti di riflessioni. Primo fra tutti la ricerca sofferta e dolorosa del protagonista che pare pagare su di sè le colpe di un padre che non ha mai avuto, da cui ha ereditato un nome, mai pronunciato perchè sinonimo di terrore prima, di paura poi, di difesa, inseguito, per sfuggire alla condanna.A dire il vero il protagonista quando finalmente realizza e ricerca la vera identità del padre ha bisogno di incontrarlo per scoprire un suo eventuale pentimento e dargli una assoluzione alle atrocità che ha commesso.Purtroppo incontra solo un uomo che non ha nessun senso di colpa, un uomo ke sorride ad altri bambini, un uomo convinto di aver dato tanto alla scienza. E' stato figlio del suo tempo e se ne gloria.L'incontro con il padre diventa all'ora, una sconfitta totale e nel ritardare l'annuncio della notizia della sua morte c'è come l'inconscio desiderio che questo padre non sia mai nato e quindi mai morto.Chi muore veramente dentro è proprio lui che non ha colpa e si ritrova, scoprendo chi è davvero suo padre, macchiato, non sul braccio come gli ebrei , ma nell'anima!
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(di miki)
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pietro p.
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martedì 18 luglio 2006
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senza inutili drammatizzazioni, freddo e lucido.
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Un film che certamente ti arriva dentro e scuote, perchè non scade in dinamiche melense. Espone i motivi di azioni riprevevoli che, in quanto tali, pensiamo non possano averne.
Il come tutto questo accade è tratto da una storia vera.
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domenico maria
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lunedì 10 luglio 2006
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lucida utopìa
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Nonostante una distribuzione al contagocce,e a dispetto di incassi da fame,la curiosità per l'ultimo film del mio mito adolescenziale(e credo proprio non solo mio)era forte.Considerato anche che l'ottantenne divo sceglie come ultima occasione,e quasi a testamento,proprio lui,il Mosè di De Mille nel 1955,il ruolo del lucido folle manipolatore alla ricerca della razza perfetta,priva di ogni malattia,l'umanità immortale,patrimonio dei geni biologici della vera e pura razza ariana.E' il mito di Faust,in versione ovviamente pervertita all'estremo(come il Nazismo è la visione infame e depravata di Nietzsche).Come Docente,mi farò in 4 per cercare di far vedere questo film agli alunni del triennio.Ammetto che la tensione andava e veniva,in sala;riconosco che quei flashback a mitragliatrice nella mente sconvolta del figlio Hermann,pur lanciando un messaggio forte,alla lunga rimbombano anche nella testa di chi vede.
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Nonostante una distribuzione al contagocce,e a dispetto di incassi da fame,la curiosità per l'ultimo film del mio mito adolescenziale(e credo proprio non solo mio)era forte.Considerato anche che l'ottantenne divo sceglie come ultima occasione,e quasi a testamento,proprio lui,il Mosè di De Mille nel 1955,il ruolo del lucido folle manipolatore alla ricerca della razza perfetta,priva di ogni malattia,l'umanità immortale,patrimonio dei geni biologici della vera e pura razza ariana.E' il mito di Faust,in versione ovviamente pervertita all'estremo(come il Nazismo è la visione infame e depravata di Nietzsche).Come Docente,mi farò in 4 per cercare di far vedere questo film agli alunni del triennio.Ammetto che la tensione andava e veniva,in sala;riconosco che quei flashback a mitragliatrice nella mente sconvolta del figlio Hermann,pur lanciando un messaggio forte,alla lunga rimbombano anche nella testa di chi vede.Trovo Murray Abraham bravo nel presentare la intellettuale volgarità del suo personaggio,che non vuole esprimere nessun giudizio o coinvolgimento emotivo,proprio quanto Kretschmann sprofonda nel tentativo impossibile di trovare un solo punto di appiglio per darsi l'illusione di aver trovato un solo aspetto condivisibile di suo padre.E trovo che sia proprio la scena nel cuore della foresta brasiliana il logico testamento di questo convincentissimo Mengele.Come ci dice anche Leopardi,la amenità di un giardino,vista con gli occhi(illusi e deviati)dell'uomo,corrisponde a quello che in Natura è:un campo di battaglia.Ogni organismo vivente lotta fino allo spasmo per ritagliarsi il proprio Spazio Vitale.Gli organismi viventi deboli sono preordinati dalla Natura per soccombere a favore di quelli forti.La Teoria dello Spazio Vitale Non è forse propria di tutti i regimi dittatoriali assolutistici,indifferentemente dal nominarsi Fascisti,Nazisti,Stalinisti,Maoisti ecc.?!Non condivido una sola parola dell'apologo di questo Memgele,ovviamente.Ma ritengo che uno spettatore attento e motivato debba imporsi l'obbligo morale di provare a capire(se conosci il male lo eviti,ma devi almeno provare a conoscerlo,farlo esprimere,per poi prenderne le distanze,una volta per sempre).Mi Affascina anche il motivo del Mengele-Ulisse,naufrago in mondi lontani,ma senza nessuna speranza di ritorno.E Mi affascina tanto anche questo Nuovo Telemaco,alla ricerca di se stesso attraverso la ricerca del padre,proprio come in ODISSEA:solo che,con tale padre,il figlio sviluppa una selvaggia dicotomìa tra la legge della società umana,il rispetto,e l'istinto bestiale primigeno,che urla l'omicidio come unica soluzione.Concludo.Un film tecnicamente incostante e intermittente,dalla gestazione tormentata.Ma con 3 belle singole interpretazioni e una montagna di infiniti stimoli intellettuali da svolgere.Se ben presentato e spiegato,estremamente educativo,per tutte le età.
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francesco
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martedì 4 luglio 2006
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di banale c'è solo il film
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Macchinoso.Freddo.Forzato. Un soggetto dall'enorme potenziale drammatico rovinato da una sceneggiatura convenzionale,di una bruttura quasi burocratica. Ecco in poche parole My father,una pellicola che implode nella sciatteria di flashback assai poco incisivi,perlopiù del tutto parlati,inutilmente incastonati in un montaggio brusco e in stacchi videoclippari di cui non si sente affatto la necessità. A farcire il tutto l'incontro padre e figlio spennellato su sole tre scene di rara mediocrità inventiva. Una storia in cui i due protagonisti non esistono se non nelle loro parole, una storia senza racconto che per questa ragione non emoziona. Un confuso comizio filmato di alibi e ragioni minuziosamente dosate.
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Macchinoso.Freddo.Forzato. Un soggetto dall'enorme potenziale drammatico rovinato da una sceneggiatura convenzionale,di una bruttura quasi burocratica. Ecco in poche parole My father,una pellicola che implode nella sciatteria di flashback assai poco incisivi,perlopiù del tutto parlati,inutilmente incastonati in un montaggio brusco e in stacchi videoclippari di cui non si sente affatto la necessità. A farcire il tutto l'incontro padre e figlio spennellato su sole tre scene di rara mediocrità inventiva. Una storia in cui i due protagonisti non esistono se non nelle loro parole, una storia senza racconto che per questa ragione non emoziona. Un confuso comizio filmato di alibi e ragioni minuziosamente dosate. Una storia che dovrebbe essere l'apice dell'abc edipico trasformata in una magra sequela di esserei umani trasformati in tesi. Mengele era per figlio (e spettatori) un'occasione imperdibile di scavo nella memoria individuale e collettiva.Putroppo,forse per le birre del Doktor o per l'improbabilità di certe scene(vedi crisi isterica di Mengele junior), forse per la terribile scena della foresta con tanto di apologo e tentat omicidio, l'unico scavo che gli spettatori di My Father vorrebbero realizzare, è quello sotto il loro seggiolino a metà(sì,siamo generosi) del film.
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