il befe
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giovedì 19 febbraio 2015
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capolavoro
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Un film di svolta nel cinema di Fellini
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luca scial�
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giovedì 13 febbraio 2014
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mantenere il sorriso, malgrado una vita sfortunata
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Un uomo butta una donna in un fiume. Dei ragazzini la salvano. E' Cabiria, prostituta, che stava perdendo la vita per pochi soldi che facevano gola al lestofante di turno. La sua vita va avanti tra una sfortuna e l'altra, sempre meno illusa che qualcosa possa cambiare. Eppure una sera si presenta un ragioniere, onesto e sincero. Almeno sembra. Le chiede la mano. Forse quella grazia chiesta alla Madonna potrebbe davvero realizzarsi. Forse.
Questo lungometraggio di Federico Fellini arriva dopo Il bidone e prima de La dolce vita, nel quale già si intravede la futura filmografia felliniana sempre più caratterizzata da uno stile barocco, pittoresco, visionario. Le notti di Cabiria rappresenta l'ultimo film neorealista del regista.
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Un uomo butta una donna in un fiume. Dei ragazzini la salvano. E' Cabiria, prostituta, che stava perdendo la vita per pochi soldi che facevano gola al lestofante di turno. La sua vita va avanti tra una sfortuna e l'altra, sempre meno illusa che qualcosa possa cambiare. Eppure una sera si presenta un ragioniere, onesto e sincero. Almeno sembra. Le chiede la mano. Forse quella grazia chiesta alla Madonna potrebbe davvero realizzarsi. Forse.
Questo lungometraggio di Federico Fellini arriva dopo Il bidone e prima de La dolce vita, nel quale già si intravede la futura filmografia felliniana sempre più caratterizzata da uno stile barocco, pittoresco, visionario. Le notti di Cabiria rappresenta l'ultimo film neorealista del regista. Amaro squarcio di una Roma ancora povera e provata dalla guerra, almeno nella periferia lontana dal centro. A interpretare Cabiria la fedele (anche nella vita) Giulietta Masina. Una donna sfortunata fin dall'infanzia, costretta a prostituirsi per tirare avanti. Ma che non perde mai il sorriso, anche quando la vita le da' l'ennesima bastonata, quasi letale. Emblematica la scena finale, nella quale la Masina ci regala un viso alla Pierrot, con una lacrima e un sorriso. La sintesi della vita.
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bruce harper
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mercoledì 12 settembre 2012
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lucciole, maghi e poeti.
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Le notti di Cabiria, magistrale settima prova di Federico Fellini esce nelle sale nel 1957, ottenendo notevoli consensi. Il film viene premiato con l’oscar come miglior film straniero, tre Nastri d’argento, due David di Donatello e una palma d’oro strameritata al festival di Cannes per l’interpretazione di Giulietta Masina. La pellicola racconta le vicissitudini della prostituta Cabiria, alias Giulietta Masina, nel pittoresco sottobosco dei bassifondi romani. Il suo è un mondo di emarginati, derelitti, gente che ha ormai perso ogni speranza in una qualche minima forma di appagamento della propria anemica esistenza e che come si suol dire tira a campare. Non è dello stesso parere Cabiria, animata da un nobile spirito guerriero e dal desiderio incontrastabile di cambiare vita, voltare pagina, invertire la rotta di una vicenda umana in disarmo, grazie ad un salvagente emotivo che le verrà lanciato da quell’uomo che, ne è sicura, un giorno si innamorerà di lei.
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Le notti di Cabiria, magistrale settima prova di Federico Fellini esce nelle sale nel 1957, ottenendo notevoli consensi. Il film viene premiato con l’oscar come miglior film straniero, tre Nastri d’argento, due David di Donatello e una palma d’oro strameritata al festival di Cannes per l’interpretazione di Giulietta Masina. La pellicola racconta le vicissitudini della prostituta Cabiria, alias Giulietta Masina, nel pittoresco sottobosco dei bassifondi romani. Il suo è un mondo di emarginati, derelitti, gente che ha ormai perso ogni speranza in una qualche minima forma di appagamento della propria anemica esistenza e che come si suol dire tira a campare. Non è dello stesso parere Cabiria, animata da un nobile spirito guerriero e dal desiderio incontrastabile di cambiare vita, voltare pagina, invertire la rotta di una vicenda umana in disarmo, grazie ad un salvagente emotivo che le verrà lanciato da quell’uomo che, ne è sicura, un giorno si innamorerà di lei.
La scansione narrativa è lineare, paratattica. La struttura è episodica, e molti critici maliziosi hanno trovato in questa dei sintomi di frammentarietà. Ciò nonostante, sebbene i vari capitoli siano di tono diseguale e grossomodo quasi autosufficienti, essi si caratterizzano in prima istanza per una medesima parabola diegetica, passando tutti da un’iniziale stato di euforia o quantomeno di benessere spirituale ad uno di infelicità e disincanto segnato da toni di tragedia, e in seconda battuta concorrono a farci assimilare e capire appieno la natura dell’identità della piccola prostituta di borgata e il senso del suo destino. Cabiria deve transitare attraverso una serie di prove esistenziali per cogliere il senso della condizione umana e i limiti e le miserie definitive del suo e di tante altre esperienze, senza però tralasciare un senso di beata rassegnazione che ritroviamo nel suo ultimo, rigato sorriso.
Il film contiene in nuce tutti i marchi di fabbrica del regista riminese il quale, ricordiamo, si fa le ossa nel cinema in ambito neorealista per poi bruscamente virare verso una rappresentazione magica e fiabesca, onirica e circense di quelle stesse immanenti realtà. Questo attrito è ancora più presente in questo film in virtù della collaborazione di Pier Paolo Pasolini. La loro sinergia nasce proprio dalla smania di Fellini di cooperare con l’autore romano, a seguito della sua lettura del libro Ragazzi di vita, testo da lui particolarmente apprezzato. Dopo averlo contattato Fellini si reca a Roma dal suo nuovo amico e da lui si fa guidare in una quasi mistica esplorazione degli ambienti degradati di Roma, rigorosamente di notte, perché è proprio lì che sedimenta il materiale umano che egli vuole trasfigurare nel suo prossimo film, la galassia dei relitti, delle persone in disarmo, costretti a vivere ai margini. Lo farà soprattutto grazie ai dialoghi di Pisolini; dialoghi che, vista la dimestichezza del poeta con quegli ambienti, saranno più reali del reale stesso, dialoghi segnati da un registro colloquiale, dialettale e perfino scurrile, visto che sarà lo stesso Federico ad affermare a posteriori che per quieto vivere era stato costretto a smussare alcuni passaggi un pò troppo al vetriolo.
La pellicola di conseguenza oscilla sempre in bilico sul confine sottile che congiunge le due identità, così come Cabiria, strampalata, irascibile, ma sempre pudica e compassionevole. Ed è così che il film spicca il volo. Grazie alla mano sapiente di Fellini, grazie alla sua straordinaria capacità di donare unità al film semplicemente soffiandoci sopra il respiro magico della sua poesia assoluta e del suo personalissimo senso della religione sui generis, il film ondeggia tra degrado e decoro, tra dissoluzione esibita e grazia agognata, tra scabrosa trivialità e religiosa santità.
Resta un film di un lirismo inimitabile, una coralità e un respiro assoluti e soprattutto resta quello stupore, quella spontanea tenerezza che riesce a generare il mago di Rimini e che a volte solo lo sguardo dei bambino sulle cose riesce a suggerire. Resta la superba interpretazione di Giulietta Masina, sempre più musa del maestro, sempre più Charlot al femminile, e resta l’irripetibile collaborazione tra due inarrivabili pionieri del nostro cinema e della nostra cultura, Federico Fellini e Pier Paolo Pisolini, il mago ed il poeta.
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paride86
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mercoledì 1 ottobre 2008
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l'ultimo film "buonista" di fellini
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Storia di Cabiria, una prostituta già apparsa ne "Lo sceicco bianco". Si tratta di un film molto tenero, dolce, ma anche amarissimo e realista.
Giulietta Masina è un'interprete eccezionale, inimitabile, anche se molte volte assomiglia più ad un bambino dispettoso che a una navigata prostituta, sia nell'aspetto che nelle movenze. Capisco che forse un atteggiamento del genere serviva a testimoniare l'ingenuità del personaggio, ma mi ha lasciato un po' interdetto.
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fedeleto
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sabato 3 maggio 2008
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cabiria arrivera' alla dolce vita?
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un film poetico dove la speranza viene lacerata dalla vita quotidiana composta dagli ipocriti,cio nonostante la nostra cabiria pur vivendo la realta del marciapiede non rinuncia ai sogni specialmente all'amore puro che un giorno ella spera arrivera',ma l'essenziale e'guardare la realta'oggettiva proprio come il magico fellini dimostrera nell'emblematico finale.
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stella
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martedì 29 aprile 2008
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da un altro mondo
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Bellissimo film,splendidamente diretto e interpetrato. Fa parte del trio incomparabile di Fellini,assieme a "La Strada" e "I Vitelloni".Qui è ancora il tema del male alla cui potenza l'innocenza non riesce del tutto a credere. Il tradimento e la violenza non sembra avere la vittoria sull'anima di questa Cabiria, che vive in un mondo corrotto e squallido,ma è protetta e salvata proprio da quel dono che sembrava destinato a perderla.
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sixoclock
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mercoledì 23 aprile 2008
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vita di chi fa la vita
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Grande. Forse il più bel film di Fellini. La prostituta che nega a se stessa il desiderio di cambiare lavoro, riesce a lasciarlo, ma poi si accorge che è punto e a capo, gli uomini la abbandonano, la derubano, la usano e Cabiria si ritrova col culo per terra e per strada. In guerra con se stessa per credere o no in dio, Cabiria è l'immagine dell'ingenuità profana. L'interpretazione di Giulietta Masina è eccezionale, la dimostrazione di un talento pazzesco.
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