felicity
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martedì 14 gennaio 2025
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fotocopia pi? grossa e scema del primo
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Il gladiatore II è quello che è: una fotocopia più grossa e scema del primo, con un cast tutto sommato adeguato e un bel po’ di scene spaccatutto costosissime. Tutto il resto è noia.
La spettacolarità di alcune sequenze di combattimento con annessi rinoceronti, babbuini e triremi non compensa la sciatteria della messinscena, malgrado le dosi massicce di CGI.
La mano di Scott si vede nei duelli, nelle carrellate fluide e aggressive, ma perde ogni traccia di visionarietà.
Si ripete persino la scena iconica di un gladiatore decapitato con un doppio fendente. Oggetti appartenuti a Massimo, il gesto di raccogliere la sabbia dell'arena e annusarla; il prequel viene richiamato a ogni passo.
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Il gladiatore II è quello che è: una fotocopia più grossa e scema del primo, con un cast tutto sommato adeguato e un bel po’ di scene spaccatutto costosissime. Tutto il resto è noia.
La spettacolarità di alcune sequenze di combattimento con annessi rinoceronti, babbuini e triremi non compensa la sciatteria della messinscena, malgrado le dosi massicce di CGI.
La mano di Scott si vede nei duelli, nelle carrellate fluide e aggressive, ma perde ogni traccia di visionarietà.
Si ripete persino la scena iconica di un gladiatore decapitato con un doppio fendente. Oggetti appartenuti a Massimo, il gesto di raccogliere la sabbia dell'arena e annusarla; il prequel viene richiamato a ogni passo.
Ma un fantastico, iridescente Denzel Washington non basta a bilanciare il confronto. Il duo imperiale Quinn-Hechinger non vale la metà di Joaquin Phoenix. Paul Mescal, salito alla ribalta con ruoli introversi in una filmografia indie, nei panni dell'eroe muscolare appare goffo e straperde il confronto con Russell Crowe.
Il gladiatore maneggiava alla perfezione il meccanismo aristotelico della peripeteia, alternando efficacemente buone e cattive sorti e continui rovesciamenti di fronte: la discesa da generale a schiavo, l'ascesa da schiavo a gladiatore, quindi cospiratore, il fallimento della congiura e la discesa nell'arena, infine il duello con Commodo. L'identificazione patemica con Massimo era totale.
Qui la narrazione, pur calcando il prequel, si sposta verso il genere action e si appoggia alle sequenze di combattimenti con un meccanismo seriale più simile alle serate di wrestling che alle tragedie antiche.
Dal film precedente sono passati più di vent'anni e Scott qui non ha aggiunto nulla alla sua strepitosa filmografia, nulla al cinema in generale.
Risulta alla fine solo un esercizio nostalgico. Farebbe tenerezza, se non fosse che Hollywood ormai ci ha abituati a questi tentativi di rebooting.
Saghe che si rialzano e vanno avanti vacillando come pugili suonati o come zombi in cerca di cervelli da divorare.
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fabal
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giovedì 21 novembre 2024
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sequel senza alibi
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Il Colosseo riapre i battenti quasi venticinque anni dopo Il Gladiatore. Stavolta l'eroe dell'arena è Paul Mescal, nei panni di Annone, venduto come schiavo dopo l'invasione della Numidia. Dopo combattimenti più o meno verosimili contro umani e altre creature, tra le quali scimmie urlatrici geneticamente modificate, squali, rinoceronti sauropodi, il nuovo gladiatore ottiene la sua vendetta contro il generale Acacio e infine salva Roma dalla tirannia.
Il Colosseo di Ridley Scott riapre dunque i battenti ma si tratta di una riapertura davvero non necessaria. Che questa produzione fosse poco ispirata lo si capiva già dal titolo minimalista, che si limita ad appiccicare un 2 a fianco de Il Gladiatore, come se fossimo in presenza di un sequel low budget, se non apocrifo, di un film di fantascienza anni '80.
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Il Colosseo riapre i battenti quasi venticinque anni dopo Il Gladiatore. Stavolta l'eroe dell'arena è Paul Mescal, nei panni di Annone, venduto come schiavo dopo l'invasione della Numidia. Dopo combattimenti più o meno verosimili contro umani e altre creature, tra le quali scimmie urlatrici geneticamente modificate, squali, rinoceronti sauropodi, il nuovo gladiatore ottiene la sua vendetta contro il generale Acacio e infine salva Roma dalla tirannia.
Il Colosseo di Ridley Scott riapre dunque i battenti ma si tratta di una riapertura davvero non necessaria. Che questa produzione fosse poco ispirata lo si capiva già dal titolo minimalista, che si limita ad appiccicare un 2 a fianco de Il Gladiatore, come se fossimo in presenza di un sequel low budget, se non apocrifo, di un film di fantascienza anni '80. Il trailer ha poi riconfermato l'impressione di un film chiassoso e con poca sostanza, a cui non basta la qualifica di “puro intrattenimento” per legittimare la deriva trash a cui si assiste, impotenti, in troppe occasioni.
Senza girarci intorno, il Gladiatore 2 manca di qualsiasi solennità epica per poter essere credibile di fronte al primo capitolo. Dialoghi memorabili non ce ne sono e, anzi, si limitano a spappagallare ogni tanto le citazioni di Massimo Decimo giusto per corrompere lo spettatore con un po' di nostalgia, quel tanto che basta per non fargli abbandonare la sala. Mancano le scene potenzialmente antologiche (come il ralenti in cui Massimo si levava l'elmo davanti alla folla urlante), sempre smorzate da uno svolgimento frenetico che penalizza il già scarso carisma degli attori. Nemmeno la colonna sonora, davvero poco incisiva se non quando riprende i temi di Zimmer, contribuisce a creare una qualche sacralità cinematografica.
A partire dal titolo, così apertamente tributario al predecessore, viene da sé che l'alibi del “non fare confronti” con il film con Crowe e Phoenix non è accoglibile: la regia, invece, in questo legame nostalgico ci sguazza eccome per costruire quel poco di mordente che il protagonista Mescal si guadagna rivelando, a circa metà film, il suo vero (anzi, Vero) nome. Colpo di scena tutt'altro che imprevisto e già spoilerato prima dell'uscita del film. Senza contare la ripresa degli stessi snodi narrativi (la deportazione come schiavo, le visite di Lucilla, il tentativo di congiura) del primo capitolo, troppo evidenti per una qualsiasi pretesa di autonomia.
Nemmeno l'alibi della “licenza poetica” è ammissibile, perché qua non si tratta di appellarsi a un'attendibilità storica che nemmeno il primo Gladiatore aveva. Si tratta, invece, di capire se, in questa libera interpretazione della Roma antica, gli elementi dell'epica siano comunque coerenti tra loro. E i babbuini mostruosi forse non avrebbero stonato nella rilettura fantasy delle guerre persiane di 300, ma qua proprio non c'azzeccano.
Peccato, perché la partenza non è affatto male: la battaglia iniziale con triremi romane all'assalto e trabucchi è davvero ben fatta e sembra promettere tutt'altro, almeno a livello visivo. Ma anche qui si rimane delusi, perché la CGI offerta dopo non meraviglia e se gli squali al Colosseo sono già poco credibili, gli squali in una CGI fatta male lo sono ancora meno.
Ultima nota negativa è per un cast che non può che far rimpiangere Phoenix, Crowe e Richard Harris, sebbene la regia non aiuti gli attori a mostrare una qualche intimità profonda. Oltre all'assenza di carisma di Mescal, pesa anche lo scarso contributo di una Connie Nielsen meno pungente e troppo piagnucolosa, mentre quello di Jacobi è poco più di un cameo. Bene fanno solo Joseph Quinn nei panni di Geta, inevitabile erede di Commodo, e il solito Denzel Washington, troppo più bravo degli altri a tenere su la baracca.
In conclusione, il Gladiatore 2 è un film all'insegna del fracasso: narrativo, visivo, storico. Che sacrifica persino la già caricaturale epica del primo capitolo in favore dello spettacolo, anche a costo di sfociare nel trash. Non c'è nulla di male in questa operazione, sia chiaro, ma rimane misterioso perché non relegare questa anarchia narrativa in un film autonomo, ambientato altrove sia nello spazio che nel tempo, anziché partorire un sequel che fa apparire un capolavoro anche l'imperfetto primo Gladiatore.
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samanta
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martedì 26 novembre 2024
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un sequel non riuscito
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Il film è il sequel del Il Gladiatore uscito nel 2000 regista Ridley Scott, che a 86 anni ha deciso di fare il seguito. Ridley Scott è un bravo regista che anche se non ha avuto un Oscar (è in buona compagnia si pensi ad Howard Hawks), ha realizzato molti film anche di notevole successo come: Thema&Louise, Black Down, American Gangster, Alien, Blad Runner e quella bella commedia che è Un'ottima annata, ma, a mio avviso, questa volta non ha centrato il bersaglio.
Il film è ambientato nel 214 d.C, a Roma 16 anni dopo la morte di Marco Aurelio (in realtà 34 anni prima) comandano 2 imperatori gemelli (in realtà solo fratelli) Geta (Joseph Quinn) e Caracalla (Fred Heclingen) corrotti e violenti, la figlia Lucilla (Connie Nielsen) di Marco Aurelio (morta in realtà nel 182 d.
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Il film è il sequel del Il Gladiatore uscito nel 2000 regista Ridley Scott, che a 86 anni ha deciso di fare il seguito. Ridley Scott è un bravo regista che anche se non ha avuto un Oscar (è in buona compagnia si pensi ad Howard Hawks), ha realizzato molti film anche di notevole successo come: Thema&Louise, Black Down, American Gangster, Alien, Blad Runner e quella bella commedia che è Un'ottima annata, ma, a mio avviso, questa volta non ha centrato il bersaglio.
Il film è ambientato nel 214 d.C, a Roma 16 anni dopo la morte di Marco Aurelio (in realtà 34 anni prima) comandano 2 imperatori gemelli (in realtà solo fratelli) Geta (Joseph Quinn) e Caracalla (Fred Heclingen) corrotti e violenti, la figlia Lucilla (Connie Nielsen) di Marco Aurelio (morta in realtà nel 182 d.c.) ha avuto un figlio dal generale Massimo di nome Lucio (Paul Mescal), per evitare ritorsioni alla morte di Marco Aurelio il ragazzino di 12 è stato allontanato e inviato in una città della Numidia presso una famiglia che lo allevato, adesso ha 28 anni ed è sposato. La sua vita è rovinata dal generale Acacio (Pedro Pascal) marito di Lucilla che attacca con la flotta la città numida, Lucio con la moglie combattte valorosamente ma la donna è uccisa e lui ferito catturato e ridotto schiavo. Lucio è comprato da un ricchissimo commerciante e intrigante politico Macrino (Denzel Washington) che ne fa un gladiatore. La vicenda si svolge attraverso amori, fastosi giochi gladiatori e complotti politici con Caracalla che uccide Geta, Lucio costretto al duelllo con Acacio caduto in disgrazia e lma che si riconcilia con Lucilla uccisa da Macrino che conquista il potere dopo avere convinto il Senato a giustiziare Caracalla. Nel finale Lucio riesce a convincere la fedele V legione del padre a entrare in Roma per instaurare la Repubblica e grazie al suo appello la Guardia pretoriana inviata da Macrino abbassa le armi, anche perché Macrino è stato ucciso in duello da Lucio.
Francamente non c'era bisogno di questo film costato circa 300 milioni di $ (è dubbio che i produttori si rifacciano delle spese), Ridley Scott con Il gladiatore aveva creato un film avvincente, con ottimi speciali, momenti di epicità, la battaglia iniziale è un cult della storia cinematografica, a mio avviso più riuscita di quella di Kubrik in Spartacus. Nel film si assiste al trionfo esagerato degli effetti speciali digitali che soffocano la trama impedendo un minimo di credibilità alla storia: le navi romane che attaccano dal mare le mura della città numida infilando i rostri nelle mura perpendicolari al mare (?) possono accontentare gli occhi ma sono nella loro inverosimiglianza ridicole, tanto valeva per accontentare gli occhi innalzare mostruose vele e farle volare, certi effetti speciali sono grandiosi però soffocano il racconto che si svolge sul filo dell'assurdo. Così la naumachia non poteva svolgersi al Colosseo che "ictu oculi" non è in grado di diventare una piscina profonda vari metri in cui nuotavano pescicani (!) mai utilizzati in questi giochi, che generalmente si svolgevano in bacini creati appositamente, in un gioco poi Lucio affronta un gigantesco rinoceronte alto 8 metri (il massimo è 2 metri) una scena irrealistica. Anche i personaggi non sono credibili, sono ridicoli stereotipi, la classica visione di Hollywood di un impero governato da violenti (spesso) lusssuriosi (talvolta) incapaci (pochi) imperatori che in realtà erano in gran parte figure di notevole livello, altrimenti come avrebbero potuto governare un impero con diverse razze, etnie, religioni per 5 secoli?. Lo stesso Caracalla uomo violento era un buon soldato e politico accorto emanò l'editto che concedeva la cittadinanza romana a tutti i sudditi liberi dell'Impero, invece Geta e Caracalla sono descritti come imbecilli, Macrino è ridicolo, è penoso vedere un grande attore come Denzel Washington (uno dei migliori) che a quasi 70 anni e costretto a fare il giovanotto che lotta con Lucio che ne ha 28 lottando con la spada e i pugni anche nell'acqua. I personaggi non hanno un minimo spessore psicologico, i dialoghi opachi e banali: Fred Hechinger (modesto attore USA) è un Caracalla che fa solo smorfie, Denzel Washington dall'alto della sua professionalità cerca di dare smalto a un personaggio evanescente, Paul Pascal è un attore discreto ma certo non ha il carisma di Russel Crowe per dare uno scatto alla vicenda. In conclusione un film che presenta un'orgia di effetti speciali per cercare di mascherare una trama esile, contraddittoria e lacunosa, Ricdley Scott si allinea alla fila di coloro che così ammazzano il cinema, spero che l'intenzione di fare un sequel come emergerebbe nel finale al termine del concione (una supercazzola) di Lucio sulla libertà repubblicana.
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enzo70
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domenica 24 novembre 2024
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troppe critiche inopportune, è un buon sequel
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Ridley Scott decide di portare in scena il sequel de Il Gladiatore con cui Russel Crowe si è affermato come indiscussa star del cinema internazionale. Massimo Decimo Meridio alla fine morì e, quindi, è normale che il grande Russel sia dovuto uscire di scena. E poco opportune appaiono le numerose critiche a questo film in quanto non all’altezza del precedente. Paul Mescal interpreta la parte del nuovo gladiatore, Annone, un soldato dell’esercito della Numidia, sconfitto, fatto prigioniero e diventato gladiatore. A Roma non c’è più Commodo ma Caligola e la situazione è nettamente peggiorata. Roma non è più il sogno di Marco Aurelio, ma l’incubo predisposto dal figlio.
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Ridley Scott decide di portare in scena il sequel de Il Gladiatore con cui Russel Crowe si è affermato come indiscussa star del cinema internazionale. Massimo Decimo Meridio alla fine morì e, quindi, è normale che il grande Russel sia dovuto uscire di scena. E poco opportune appaiono le numerose critiche a questo film in quanto non all’altezza del precedente. Paul Mescal interpreta la parte del nuovo gladiatore, Annone, un soldato dell’esercito della Numidia, sconfitto, fatto prigioniero e diventato gladiatore. A Roma non c’è più Commodo ma Caligola e la situazione è nettamente peggiorata. Roma non è più il sogno di Marco Aurelio, ma l’incubo predisposto dal figlio. L’esercito romano è ancora il più potente del mondo, ma si stanno sgretolando le basi dell’impero. Nulla va detto circa la trama, perché si leverebbe allo spettatore il piacere della visione di un film che vi terrà incollati allo schermo per oltre due ore. Non è Il Gladiatore, e infatti è il sequel, e gli attori fanno bene la loro parte, anche se l’interpretazione di Crowe rimane inarrivabile. Gli effetti speciali sono quelli di un kolossal di Hollywood e Scott ci mette anche qualcosa di diverso, improbabili scimmie, rinoceronti utilizzato come cavalli e squali tigre che nuotano nel Colosseo. Ma un film come questo è importante per il cinema anzitutto perché riporta la gente nelle sale e poi perché comunque è una storia che non si dimenticherà presto. Il consiglio è di andare a vederlo sul grande schermo, senza ascoltare le lamentele dei nostalgici e degli intellettuali che del cinema parlano ma di cui non comprendono le emozioni.
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(di vivaelleon)
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