La zona d'interesse

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Un film di Jonathan Glazer. Con Christian Friedel, Sandra Hüller, Johann Karthaus, Luis Noah Witte.
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Titolo originale The Zone of Interest. Drammatico, Ratings: Kids+13, durata 105 min. - Gran Bretagna, Polonia, USA 2023. - I Wonder Pictures uscita domenica 26 gennaio 2025. MYMONETRO La zona d'interesse * * * * - valutazione media: 4,09 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   
paolorol giovedì 7 marzo 2024
buon appetito, amore ! Valutazione 5 stelle su cinque
52%
No
48%

Questo arrosto è delizioso..le patate sono ben cotte..mi passi il sale ?..ti posso riempire il bicchiere ?...il tuo tiramisù è fantastico...
Gioiose scene di vita quotidiana, allietate da suoni, parole ed immagini di un telegiornale. Il televisore è sempre acceso e ci vomita addosso l'orrore quotidiano. Ma continuiamo a mangiare, a gustare e ad apprezzare il cibo. Lo digeriamo benissimo. L'orrore non ci riduce l'appetito, ormai siamo mitridatizzati ed insensibili.
L'allegra famiglia nazista mirabilmente descritta nel film ha innalzato un imponente muro difensivo psicologico, ben più efficace del muro di mattoni che la separa dal campo di sterminio. [+]

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enzo70 mercoledì 6 marzo 2024
quanta arendt in questo film Valutazione 4 stelle su cinque
48%
No
52%

Questo film di Jonathan Glaze lascerà una traccia nell’ampissima schiera di film che hanno avuto ad oggetto i campi di sterminio della follia nazista. Il dolore di Auschwitz arriva sempre sullo sfondo, qualche latrato di un cane, qualche urlo di dolore in sottofondo, pochi spari di proiettile. La vita della famiglia di Rudolf Hoss è semplice, quasi banale, la solita, terribile banalità del male, quella di Hanna Arendt. Rudolf è il direttore di Auschwitz e vive con la sua famiglia in una bella villetta con un giardino che la moglie cura con grande amore. Tra la vita degli uni e l’immenso dolore degli altri, un muro, inferno e paradiso, che rappresenta la differenza tra l’uomo e la bestia. [+]

[+] risparmiamo le bestie (di antonella)
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rumon mercoledì 6 marzo 2024
una prospettiva diversa su auschwitz Valutazione 4 stelle su cinque
50%
No
50%

Molto è stato raccontato su Auschwitz, vista dalla parte delle vittime. Meno dalla parte dei carnefici. "La zona d'interesse" non solo racconta Auschwitz dalla parte del più efficiente dei carnefici, ma lo fa mostrando la vita quotidiana della sua famiglia, in tutti i suoi aspetti. Ne risulterebbe il ritratto di una famiglia normale, se non fosse per la comparsa in alcune inquadrature del "camino" da cui esce fumo e se non fosse per i suoni che provengono da oltre il muro di cinta; suoni che noi spettatori associamo alle immagini di foto e video d'epoca e agli orrori che rappresentano. Che cosa permette agli Höß di andare al.lago a fare il bagno, bere il caffè con le amiche, occuparsi del bucato, fare quattro chiacchiere la sera a letto prima di addormentarsi, senza badare a quella colonna sonora? L'assuefazione. [+]

[+] non troppo normale (di antonella)
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mymovies79balos! martedì 5 marzo 2024
il giardino, la piscina, i bambini che giocano e il cupo ruggire dell'orrore oltre il muro: l'orecchio ci si abitua
30%
No
70%

Un giardino curato, una piscina, dei bambini biondi che giocano. Una madre di famiglia che indica il nome dei fiori al neonato che tiene in braccio. Sembra il paradiso in terra.

Ecco Rudolf, il capofamiglia pronto ad andare al lavoro. È in una impeccabile divisa grigia. L’inquadratura si allarga: c’è del filo spinato laggiù.

Il film “La zona d’interesse” è la casa dei sogni addossata a un muro. O meglio, l’orrore a un muro di distanza.

SPOILER (ma non troppo)

Nel film non ho contato una scena di violenza.

Non viene messa in moto la roboante retorica del dramma per dire l’indicibile. Su tutto, la raggelante freddezza delle cose che succedono, del tempo pianificato e dei compiti da assolvere. [+]

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chansgiardinier domenica 3 marzo 2024
sì. però...... Valutazione 4 stelle su cinque
50%
No
50%

Mi intriga assai il "momento" citato da Fif nel suo "l'oggettività del quotidiano", quando Hoss vomita due volte scendendo le scale verso la fine del film. Io non ho pensato che la vomitata fosse  foriera di qualche brutto male e quindi "giustiziante" per il cattivo tedesco. Al contrario, ho pensato ad un banale conato causato da cibo guasto ingerito da Hoss alla festa appena terminata. Poi però, in un film di tale portata, la spiegazione non mi soddisfaceva ed allora ho pensato che fosse una reazione psicosomatica causata dall'ansia da prestazione richiesta al nostro comandante (doveva eliminare da lì a poco 700.000 ebrei ungheresi e temeva di non farcela !) Ridiscutendone tornando a casa in autobus, ho teorizzato infine che Hoss avesse per un attimo percepito l'apocalisse che stava perpetrando e quindi rigurgitasse un po' di quell'orrore. [+]

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domenica 3 marzo 2024
la banalità del male è dentro di noi
46%
No
54%

Recensione ricca di spunti approfondimenti. Ci fa ripensare a quello che ciascuno ha provato durante la proiezione. Grazie !
Ma non è banale.Giusto ricordare la banalità del male dalla Arendt in poi. Anche oggi i nostri gesti quotidiani (I più banali) sono paralleli a massacri che avvengono poco lontano da noi. Come possiamo starcene tranquilli a guardare cadaveri di bambini sulla spiaggia persi in un tentativo di immigrazione, per un benessere immaginario ? E le migliaia di morti a Gaza ? E il massacro del 7 ottobre in Israele ? È il Congo e il Sudan ? 185 guerre nel 2023. Guardiamoci il film, ma non limitiamoci a vedere il male così lontano da noi, né come tempo né come luogo. Fino a quando riusciremo a starcene tranquilli, accanto alla banalità del male?

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ergo sabato 2 marzo 2024
minimalismo da documentario e poco altro Valutazione 3 stelle su cinque
35%
No
65%

Non mi ha convinto fino in fondo.
Salvo la fotografia, le prospettive geometriche, i ritratti domestici in serie, ed il turibinio del genocidio ruminante nel sottofondo, coi suoi rumori cupi e confusi. Carino il risvolto della favola di Hansel e Gretel o la fanciulla che nasconde mele nottetempo.

Per il resto mi è sembrato soltanto un documentario oleografico su una famiglia che vive "dall'altro lato" del focus consueto quando si sono trattati questi argomenti.
Molta  vita ordinariamente casalinga,  qualche parentesi da idillio bucolico o  botanico... sempre e solo per sviare o non affrontare, in cinico contrasto implicito, cosa avviene dall'altra parte del proprio recinto. [+]

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clara stroppiana venerdì 1 marzo 2024
al di là dei muri Valutazione 4 stelle su cinque
50%
No
50%

 Film sull’olocausto o film sull’oggi? Per capire il senso dell’ultima opera di Jonathan Glazer proviamo a partire dal finale. Da quelle brevi scene collocate nel tempo che ci è con-temporaneo. La distanza storica dal passato in cui si ambienta The Zone of Interest, è lunga più di ottant’anni, ma la distanza emotiva è quasi impercettibile. Nessuna delle tecniche che in genere si utilizzano per sottolineare i salti temporali  è messa in atto dal regista.  Al contrario, stessa illuminazione, stesso ritmo, stessa cura maniacale nel pulire, togliere impronte, cancellare tracce. Allo spettatore servono alcuni secondi per realizzare che quelle non sono le domestiche polacche di casa Höss, ma addette alle pulizie, polacche anch’esse,  dell’odierno Museo statale di Auschwitz-Birkenau. [+]

[+] sono d''accordo (di ludovica milasi)
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bruno la mela giovedì 29 febbraio 2024
domanda sul film Valutazione 0 stelle su cinque
100%
No
0%

Non ho capito cosa significa spero le scene in notturna, bianco e nero fotonico, dove una bambina inserisce nel terreno delle mele, aspetta che passino due guardie seguite da un maiale per tornare a casa in bicicletta.
Cosa significano quelle scene?

[+] e chi ... (di anna rosa)
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carlo santoni giovedì 29 febbraio 2024
lo specchio nero dell’eterno presente Valutazione 5 stelle su cinque
56%
No
44%

Se non è un capolavoro assoluto, ci va assai vicino, soprattutto per il nitore concettuale che lo permea, e che lo rende estremamente coerente, a cominciare dall’uso della mdp: quasi sempre in posizione fissa e diretta ortogonalmente all’oggetto che riprende; e quando la mdp è in movimento, magari per seguire un personaggio che sta camminando, scorre su binari che eliminano qualsiasi minimo scossone da handycam: e sempre, comunque, riprendono ortogonalmente il soggetto. Questo assillo dell’ottima fotografia è per me un po’ la cifra del film, e non funziona alla maniera di altri autori, come Rohmer: in questo caso, la sua fissità è la metafora della fissità esistenziale dei personaggi del film, la sua ortogonalità è metafora della ortogonale pianificazione dello sterminio: tutto dev’essere calcolato, tutto dev’essere perfetto, appunto come gli angoli a squadra, o come il giardino della villa perfettamente rettangolare, o come le pavimentazioni dei corridoi a disegni geometrici rigorosamente identici e squadrati. [+]

[+] un esempio discutibile (di alberto staderini)
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