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domenica 17 marzo 2024
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schifo
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no_data
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sabato 16 marzo 2024
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un'' occasione persa
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Una buona idea iniziale per denunciare la nostra indifferenza di fronte ad un presente fatto di tragedia e Hanna Arendt come leit motiv... per il resto tanta noia e qualche incongruenza tanto per destabilizzare.
Scusate la franchezza ma Fantozzi lo direbbe meglio...
[+] c''hai raggione c''hai!
(di anna rosa)
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tozkino
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giovedì 14 marzo 2024
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la banale follia
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Ho visto moltissimi film su quell’orribile pagina della storia dell’umanità che illustra e descrive la Shoah, lo sterminio degli Ebrei: alcuni narrati con rigore storico e piglio giornalistico, altri con drammatica empatia, racconti che ricostruiscono l’ambiente storico, sociale oppure le visioni paranoiche di Hitler; film che hanno raccontato la vita dei lager, i rastrellamenti, le deportazioni, ma anche il tentativo di frenare il diabolico piano della soluzione finale; altri registi si sono soffermati su dettagli, storie secondarie, altri ancora hanno cercato di raccontare le cause e le motivazioni che stanno alla base dell’ideologia nazista, con tutti gli annessi e i connessi.
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Ho visto moltissimi film su quell’orribile pagina della storia dell’umanità che illustra e descrive la Shoah, lo sterminio degli Ebrei: alcuni narrati con rigore storico e piglio giornalistico, altri con drammatica empatia, racconti che ricostruiscono l’ambiente storico, sociale oppure le visioni paranoiche di Hitler; film che hanno raccontato la vita dei lager, i rastrellamenti, le deportazioni, ma anche il tentativo di frenare il diabolico piano della soluzione finale; altri registi si sono soffermati su dettagli, storie secondarie, altri ancora hanno cercato di raccontare le cause e le motivazioni che stanno alla base dell’ideologia nazista, con tutti gli annessi e i connessi. Registi strepitosi, attori assolutamente calati nei ruoli, sceneggiature, fotografie e musiche, dettagli e analisi rigorose. Chi ha sottolineato il tentativo di opporsi al regime, oppure il silenzio e le eventuali complicità politiche e sociali dei vari Stati che, forse, avrebbero potuto intervenire prima per frenare e fermare la pazza ideologia nazi-fascista. Sono decine e decine i titoli sull’argomento: alcuni hanno vinto premi importanti e riconoscimenti, altri più semplici, alcune opere d’arte che passeranno alla storia del cinema e della cultura, altri invece dall’impatto più semplice. Vengo a presentarvi un film sull’argomento, un lavoro a prima vista strano ma assolutamente raggelante, drammatico: un’opera che farà storia. Si tratta del film di Jonathan Glazer La zona d’interesseIl film racconta la storia del famigerato Rudolf Höss, membro delle SS, che vive con la moglie Hedwig e i loro cinque figli in una bellissima casa con meraviglioso e prezioso giardino, in cui allevano i bambini alla vita all’aperto e amano coltivare fiori. Una vita semplice fatta di atteggiamenti apparentemente positivi, piena di valori e pratiche che paiono improntate sui sempiterni valori tradizionali. Eppure c’è qualcosa che emerge si muove, una crudeltà non detta, senza alcun bisogno di parole o di indicazioni evidenti: la casa stata costruita a pochi metri dal campo di Auschwitz dove, ogni mattina, Höss si reca a lavorare, essendo il comandante del campo di concentramento. Ecco,la zona di interesse del titolo è esattamente quella in cui vivono, che storicamente racchiude le venticinque miglia attorno al terreno. Tutto qui. O quasi. Il film non parla di ciò che succede nel campo di concentramento, tutt’altro: un normale quadretto familiare, quasi banale. Eppure non è così. Gli spettatori vengono accompagnati nei vari ambienti con assoluta banalità. Dal punto di vista della storia tutto sembra ordinario e naturale, tutto si consuma senza particolari scossoni a un passo dal genocidio, il quale resta sempre fuori di casa. È descritta la banalità del male. Ma c’è di più e altro. Eppure i non detti diventano un urlo drammatico e silenzioso: il regista dissemina il racconto di silenzi e rosse dissolvenze lunghissime… fastidiose, il silenzio ti costringere a pensare, a riflettere e ti chiede di schierarti, di dire la tua. Non è semplicissimo vedere questo film: ti interroga e ti inchioda. Capolavoro.
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harroldthebarrel
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martedì 12 marzo 2024
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non certo un capolavoro
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Visto, con grandi aspettative, dopo aver letto parecchie recensioni entusiastiche, mi ha parzialmente deluso. La cosa più convincente è proprio il sottofondo sonoro di rumori sinistri provenienti dal campo di sterminio (da questo punto di vista è corretto l'Oscar per il miglior sonoro), ma certo la storia raccontata, tratta dall'omonimo libro, avrebbe avuto un impatto ben diverso se i protagonisti fossero stati i componenti di una comune famiglia tedesca e non un esponente del regime nazista. In altre parole, la gelida indifferenza della famiglia Hoss, che fa da contraltare allo strazio degli ebrei nel campo di sterminio risulta, purtroppo, poco sorprendente.
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Visto, con grandi aspettative, dopo aver letto parecchie recensioni entusiastiche, mi ha parzialmente deluso. La cosa più convincente è proprio il sottofondo sonoro di rumori sinistri provenienti dal campo di sterminio (da questo punto di vista è corretto l'Oscar per il miglior sonoro), ma certo la storia raccontata, tratta dall'omonimo libro, avrebbe avuto un impatto ben diverso se i protagonisti fossero stati i componenti di una comune famiglia tedesca e non un esponente del regime nazista. In altre parole, la gelida indifferenza della famiglia Hoss, che fa da contraltare allo strazio degli ebrei nel campo di sterminio risulta, purtroppo, poco sorprendente. In definitiva è un film che aggiunge poco alla "Banalità del male" di Hanna Arendt. Osannato come un capolavoro, resta al rango di film interessante.
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domenica 10 marzo 2024
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pessimo, deludente, insulso
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La scelta stilistica della scarsa luminosità è già di per sé un tormento visivo. La storia è vacua, la regia inesistente come la trama. La banalità della storia è un insulto alla tragedia. Non capisco perché sia così acclamato dalla critica.
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(di paolorol)
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(di paolorol)
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(di giannaccio)
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antonella
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domenica 10 marzo 2024
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normalità e anormalità
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Sono molto grata a Glazer, mi ha risparmiato atrocità visive facendomi 'sentire', in tutti i sensi, tutta l'atrocità che gli esseri umani riescono a pensare, mettere in atto e continuare a mettere in atto. Magistrale inoltre la sua sottile capacità di farci vedere le singole 'anormalità' della famiglia 'normale' e la potenza dell'efficienza.
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xerox
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domenica 10 marzo 2024
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un film su auschwitz?
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Sbagliato! Questo non è un film sul nazismo, o su Auschwitz. Questo è un film sulla natura umana. E sugli indifferenti. (Ricordate "Odio gli indifferenti", di Antonio Gramsci?). Questo è un film che ci invita a riflettere sulla natura storta degli umani. Gli umani che girano la testa, gli occhi e le orecchie davanti alle cose storte. Gli umani che soffocano la propria coscienza individuale per prostrarsi al Potere. Quell'indifferenza che ci fa prendere il thè coi pasticcini sentendo fuori i latrati dei kapò, i latrati dei cani, le urla dei dannati, i crepitii delle mitragliatrici. Ogni dittatura passata, presente e futura è nata, cresciuta, prosperata con il tacito assenso di queste masse di indifferenti.
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Sbagliato! Questo non è un film sul nazismo, o su Auschwitz. Questo è un film sulla natura umana. E sugli indifferenti. (Ricordate "Odio gli indifferenti", di Antonio Gramsci?). Questo è un film che ci invita a riflettere sulla natura storta degli umani. Gli umani che girano la testa, gli occhi e le orecchie davanti alle cose storte. Gli umani che soffocano la propria coscienza individuale per prostrarsi al Potere. Quell'indifferenza che ci fa prendere il thè coi pasticcini sentendo fuori i latrati dei kapò, i latrati dei cani, le urla dei dannati, i crepitii delle mitragliatrici. Ogni dittatura passata, presente e futura è nata, cresciuta, prosperata con il tacito assenso di queste masse di indifferenti. Quelli del film erano gli indifferenti di 8o anni fa. Gli indifferenti di oggi pensano sia normale appoggiare il dittatore di uno stato che pratica l'assassinio contro i propri oppositori politici come prassi usuale, e invadono altri Paesi con le scuse più o meno variopinte. A noi resta la speranzella che donne come la madre della moglie di Rudolf Hoss, che scappa di notte da quell'inferno, siano sempre più numerose.
Bellissimo film.
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mauridal
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venerdì 8 marzo 2024
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confort zone
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La zona d’interesse” è, a mio avviso, un Grande film. Un film necessario per i tempi attuali, dove assistiamo impotenti a guerre e genocidi che, seppur geograficamente lontani, dovrebbero umanamente e politicamente coinvolgerci. Mentre è attuale la notizia del genocidio del popolo palestinese, Glazer, invece, torna indietro nel tempo e racconta, da un punto di vista particolare, il genocidio degli ebrei nella Germania nazista del ’43. Il suo film, infatti, non è storico o documentaristico ma, tratto da un romanzo, vuole raccontare di come tutto il popolo tedesco, sia i militari nazisti che la gente comune, abbia potuto accettare la verità sotto i loro occhi e consentire e quindi contribuire allo sterminio degli ebrei in Germania e in Europa.
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La zona d’interesse” è, a mio avviso, un Grande film. Un film necessario per i tempi attuali, dove assistiamo impotenti a guerre e genocidi che, seppur geograficamente lontani, dovrebbero umanamente e politicamente coinvolgerci. Mentre è attuale la notizia del genocidio del popolo palestinese, Glazer, invece, torna indietro nel tempo e racconta, da un punto di vista particolare, il genocidio degli ebrei nella Germania nazista del ’43. Il suo film, infatti, non è storico o documentaristico ma, tratto da un romanzo, vuole raccontare di come tutto il popolo tedesco, sia i militari nazisti che la gente comune, abbia potuto accettare la verità sotto i loro occhi e consentire e quindi contribuire allo sterminio degli ebrei in Germania e in Europa. Il regista sceglie di narrare un personaggio preciso e la sua famiglia, ovvero, Rudolf Hoss, comandante del Lager di Auschwitz, con moglie e figli piccoli, residenti in una villetta con giardino, orto e piscina. Una casetta perfetta, situata però nell’immediata vicinanza del campo di concentramento. Questo fatto rende la storia di questa famiglia orribile e paradossale, ci si chiede cioè come queste persone abbiano potuto vivere in armonia e felicemente nella propria casa al confine con l’orrore dello sterminio del campo lager con i forni crematori e le morti di esseri umani. Il capofamiglia Hoss lavora nel campo pianificando e organizzando le morti dei prigionieri per conto del partito e della nazione tedesca, mentre la moglie cura i figli piccoli giocando e curando il giardino, difendendo il benessere e la pace della loro vita. Le domande che pone il film a noi tutti, sono: il male e l’orrore sono possibili sempre? Dovunque e per tutti gli esseri umani? Intanto, il film mostra solo la parte banale dell’essenza della famiglia, solo qualche contraddizione spunta, per la presenza di fumo e puzza di corpi bruciati che appestano l’aria. Per il resto, la moglie di Hosse, Hedwig si fregia del titolo di regina di Auschwitz nel suo regno felice accanto alla morte. La vita per loro è bella e continua felicemente. Si intuisce un distacco tra la mente e il corpo, tra la coscienza e la disperata voglia di vivere, specie nella moglie Hedwig, protagonista femminile, che rende il senso del film quando indossa le pellicce e i vestiti sottratti alle prigioniere, addirittura usando il loro rossetto. Il film è fatto di immagini nitide, luci abbaglianti e colori puliti, è assolutamente impeccabile nella forma, anche quando, tramite immagini notturne, riprese con tecnica di termografia, si vede una ragazza che distribuisce e sparge di nascosto mele accanto al lager per sfamare eventuali prigionieri. Il tutto è accompagnato da una colonna sonora a tratti assordante che mescola urla e rumori che arrivano oltre il giardino, aldilà del muro. Non vediamo mai gli orrori del Lager: è qui la cifra stilistica del regista, lo spettatore può solo vedere le scene della villetta e della famiglia felice come in un reality, cosa accade nella realtà della storia e come la vicenda dovrà finire è lasciato all’immaginazione. Infatti, nel finale, torniamo al tempo del dopoguerra, con una vista su un corridoio del museo della Shoà con un grande vetro a parete che mostra i resti di scarpe, vestiti e oggetti trovati nei campi, mentre una donna pulisce il vetro, per i visitatori. (Mauridal)
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roberto cozzolino
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venerdì 8 marzo 2024
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film piatto
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Sono andato a vedere questo film con tutte le aspettative del caso. Si può dire che abbia visto tutte le opere cinematografiche riguardanti l'olocausto.a partire da "Shoah" di Claude Lanzmann in assoluto il migliore. Quesa specie di documentario di Jonathan Glazer mi ha deluso fin dalle primem immagini. Va bene rappresentare la banalità del male ma continuare per 105 minuti mi sembra uno spreco di tempo. Sono sempre stato molto sensibile al tema dell'Olocausto ma in questo caso, seduto in platea, non ho provato emozioni anzi spesso la noia si è impadronita di me. Se avessi diretto questo film (ma io non sono regista) alla fine avrei fatto una panotramica dall'alto con lo schermo diviso in due.
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Sono andato a vedere questo film con tutte le aspettative del caso. Si può dire che abbia visto tutte le opere cinematografiche riguardanti l'olocausto.a partire da "Shoah" di Claude Lanzmann in assoluto il migliore. Quesa specie di documentario di Jonathan Glazer mi ha deluso fin dalle primem immagini. Va bene rappresentare la banalità del male ma continuare per 105 minuti mi sembra uno spreco di tempo. Sono sempre stato molto sensibile al tema dell'Olocausto ma in questo caso, seduto in platea, non ho provato emozioni anzi spesso la noia si è impadronita di me. Se avessi diretto questo film (ma io non sono regista) alla fine avrei fatto una panotramica dall'alto con lo schermo diviso in due. Da una parte la vita beata della famiglia Hoss e dall''altra la tragedia, filmata nei dettagli, dei crimini nazisti. Così invece la banalità del male è diventata banalità di tutto. Che poi la teoria della Arendt andrebbe discussa ampiamente e criticamente.
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aldot
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giovedì 7 marzo 2024
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spiazzante
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Un film spiazzante. Dal punto di vista della "vita quotidiana" di un comandante nazista che fa il suo "lavoro", ha la sua casa, la sua famiglia, i figli, un cane, la servitù....tutto a pochi metri dal campo di concentramento. Una continua vertigine fatta soprattutto di suoni con qualche spiazzante incastro surrealista. Un film geniale.
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