gustibus
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giovedì 6 luglio 2023
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gli anni passano,indiana jones e''storia!
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La conclusione della saga e'arrivata alla fine.Vi diro' che questo Indiana Jones 5 non e'il migliore..Il primo del 1982 rimane insuperabile.Qui nella regia di James Mangold si riassumono le sceneggiature degli altri precedenti films.All'inizio di questo"Quadrante del destino"c'è un senso di tristezza nel vedere Harrison Ford da giovane a 80enne come lo e'veramente ora.Ma forse più che la storia in se dove si va dai nazisti all'assedio di Siracusa epoca A.C.ci sono gli ultimi 5minuti finali che fanno battere il cuore e capire che tutti invecchiamo ma non dobbiamo mai arrenderci.L'incontro tra Indiana e Marion(Karen Allen)e'la parte migliore del film!non e'strano vedrete e capirete.
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La conclusione della saga e'arrivata alla fine.Vi diro' che questo Indiana Jones 5 non e'il migliore..Il primo del 1982 rimane insuperabile.Qui nella regia di James Mangold si riassumono le sceneggiature degli altri precedenti films.All'inizio di questo"Quadrante del destino"c'è un senso di tristezza nel vedere Harrison Ford da giovane a 80enne come lo e'veramente ora.Ma forse più che la storia in se dove si va dai nazisti all'assedio di Siracusa epoca A.C.ci sono gli ultimi 5minuti finali che fanno battere il cuore e capire che tutti invecchiamo ma non dobbiamo mai arrenderci.L'incontro tra Indiana e Marion(Karen Allen)e'la parte migliore del film!non e'strano vedrete e capirete..la magia del cinema!
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paperinik
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lunedì 3 luglio 2023
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che più "action" non si può
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Prevedibile, banalotto, troppo lungo. La parte più riuscita è forse il prologo e poco più. Il cavallo metropolitano secondo in classifica giusto di una misura dopo il rifugio nucleare nel frigorifero. Solo per nostalgici
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umberto
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domenica 2 luglio 2023
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il giusto epilogo, nonostante un neo grande...
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INDIANA JONES E IL QUADRANTE DEL DESTINO... Che col "Regno del teschio di cristallo" non si era data una degna conclusione alla saga ne eravamo consapevoli quasi tutti, o almeno chi, come me, è un fun delle avventure del professore di archeologia più famoso della storia del cinema. Fatto sta che dopo 15 anni, James Mangold cerca di rimediare la cosa e devo dire che per circa 2 ore ci riesce abbastanza bene. Nonostante una CGI abbastanza approssimata, a parte il ringiovanimento di Indy nella prima parte fatto benissimo, la storia è bella e ricalca in pieno lo stile classico di tutta la saga, nei dialoghi, nei ritmi e nelle scene d'azione. Apprezzabile anche l'aver mostrato le fragilità umane di un professor Jones che sembra ormai rassegnarsi allo scorrere inesorabile del tempo.
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INDIANA JONES E IL QUADRANTE DEL DESTINO... Che col "Regno del teschio di cristallo" non si era data una degna conclusione alla saga ne eravamo consapevoli quasi tutti, o almeno chi, come me, è un fun delle avventure del professore di archeologia più famoso della storia del cinema. Fatto sta che dopo 15 anni, James Mangold cerca di rimediare la cosa e devo dire che per circa 2 ore ci riesce abbastanza bene. Nonostante una CGI abbastanza approssimata, a parte il ringiovanimento di Indy nella prima parte fatto benissimo, la storia è bella e ricalca in pieno lo stile classico di tutta la saga, nei dialoghi, nei ritmi e nelle scene d'azione. Apprezzabile anche l'aver mostrato le fragilità umane di un professor Jones che sembra ormai rassegnarsi allo scorrere inesorabile del tempo. Peccato che nella parte cruciale viene fatta la "boiata" in stile Marvel che, secondo me, gli costa un punto sul voto finale. Voto: 8+
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montefalcone antonio
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venerdì 30 giugno 2023
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l''ultima commovente corsa di indy jones...
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La pellicola è il quinto capitolo della mitica serie sull’archeologo più famoso del Cinema, e la chiude in bellezza.
Per la prima volta non c’è più Steven Spielberg alla regia, così come è assente George Lucas nell’ideazione e scrittura del soggetto, della storia (ma entrambi sono ancora i produttori esecutivi).
La coinvolgente e interessante sceneggiatura, scritta da Mangold insieme a Jez Butterworth, John-Henry Butterworth e David Koepp, è un esatto dosaggio di azione e introspezione.
Nonostante questo film esca 42 anni dopo “I predatori dell'arca perduta”, è ambientato nel 1969, 33 anni dopo la storia del 1936 e riprende le vicende 12 anni dopo “Il regno del teschio di cristallo”.
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La pellicola è il quinto capitolo della mitica serie sull’archeologo più famoso del Cinema, e la chiude in bellezza.
Per la prima volta non c’è più Steven Spielberg alla regia, così come è assente George Lucas nell’ideazione e scrittura del soggetto, della storia (ma entrambi sono ancora i produttori esecutivi).
La coinvolgente e interessante sceneggiatura, scritta da Mangold insieme a Jez Butterworth, John-Henry Butterworth e David Koepp, è un esatto dosaggio di azione e introspezione.
Nonostante questo film esca 42 anni dopo “I predatori dell'arca perduta”, è ambientato nel 1969, 33 anni dopo la storia del 1936 e riprende le vicende 12 anni dopo “Il regno del teschio di cristallo”.
Si può ritenere un episodio migliore del precedente film del 2008, sebbene inferiore al primo e al terzo.
La regia di James Mangold funziona, è efficace, e non fa rimpiangere più di tanto Spielberg nell’infondere all’opera la giusta dose di passione, senso dello spettacolo e ironia, sulle note iconiche di John Williams.
Formalmente è impeccabile: lo stile mozzafiato delle sequenze – soprattutto quelle di inseguimento – si sposa bene col comparto tecnico-visivo di qualità (scenografia, fotografia, montaggio accurati; ma ottimi anche gli effetti speciali visivi che “ringiovaniscono” il protagonista).
L’ottantenne (ma in forma smagliante) Harrison Ford non risente del tempo che passa, anzi, col suo personaggio ci viaggia attraverso; mentre i suoi duetti con la figlioccia colorano il racconto di un'umanità fragile e imprevista (Indy stavolta è colto in una nuova prospettiva, quella malinconica e crepuscolare della parte finale della sua vita e del suo ritiro dalla vita accademica, ma anche quella che lo vede a disagio in un mondo che inizia a scorrere diversamente e in cui non sa se è pronto ad affrontare ancora un’ultima corsa).
Il resto del cast è tutto in parte (Mads Mikkelsen come villain è convincente. Phoebe Waller-Bridge riesce brillantemente ad interpretare Helena, rendendola scaltra e grintosa – con la sua autosufficienza, audacia e intraprendenza, porta un’eco del passato, riaccende l’entusiasmo per l’avventura e ridona nuova linfa a Indiana Jones. Infine, Ethann Isidore, che da il volto al giovanissimo Teddy, non può non far pensare al Ke Huy Quan presente in “Indiana Jones e il Tempio Maledetto”), e i loro personaggi mostrano una fragilità umana molto toccante (Sallah, interpretato da John Rhys-Davies, accompagnando Indy all’aeroporto, gli dice che gli manca svegliarsi ogni mattina chiedendosi quale avventura porterà la giornata).
Associata al tema dell’inevitabile passare degli anni è anche l’idea del “viaggio nel tempo” (non si possono cancellare i propri problemi cambiando il passato, ma si può sempre ricordare quel bene che una persona ha donato e ha vissuto…).
Il mistero archeologico legato alla macchina di Anticitera costruita da Archimede è davvero intrigante e da un senso anche all’ultima (?) avventura di un Indiana Jones che ha vissuto a lungo nel passato e ora deve riscoprire se stesso e l'importanza del presente.
A livello di costruzione narrativa e di messinscena forse latita di autentico e intenso fascino (senso di meraviglia, respiro epico e trovate originali), ma il film, che si muove tra nostalgia e vitalità, è comunque molto godibile e piacevole.
La pellicola è un’avventura avvincente ed emozionante, che, tra evocative atmosfere e grande spettacolo, buon ritmo e commozione finale, saluta con rispetto e affetto la saga. Voto: 7.50
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