Maigret |
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Un film di Patrice Leconte.
Con Gérard Depardieu, Jade Labeste, Mélanie Bernier, Aurore Clément.
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Titolo originale Maigret.
Drammatico,
Ratings: Kids+13,
durata 89 min.
- Francia 2022.
- Adler Entertainment
uscita giovedì 15 settembre 2022.
MYMONETRO
Maigret
valutazione media:
3,28
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Il Maigret di Leconte e l'indagine sulla settima arte
di Fabio Ferzetti L'Espresso
Il titolo è infedele, l'adattamento libero, l'ambizione scoperta. Portare sullo schermo "Maigret e la giovane morta", 45mo titolo del ciclo, intitolandolo seccamente "Maigret", significa voler dare una sorta di versione definitiva, o almeno aggiornata, della creatura più celebre di Simenon. Affidarlo a un Depardieu ormai prigioniero della sua stazza (oltre che della sua storia), ma ancora di miracolosa espressività, porta poi il film di Leconte in una direzione doppiamente personale. Come se attraverso il corpo e lo sguardo del commissario, Depardieu indagasse anche sullo stato di salute del cinema. O meglio di quanto resta di un cinema che una volta esprimeva star del suo genere.
La settima arte, macchina delle illusioni ma non solo, ha infatti un suo ruolo nell'inchiesta sul caso di una ragazza ritrovata misteriosamente morta che in apertura abbiamo visto recarsi a una fastosa festa di nozze. Quanto alla salute malferma del commissario, invade lo schermo fin dall'inizio. Proiettando quel caso in una dimensione ancora più intima.
Biancheria dozzinale sotto un abito da gran sera, il corpo devastato dalle coltellate, l'uccisa non sembra aver lasciato tracce. Chi era, da dove veniva, come viveva? La brutalità del delitto e la pulizia di quel viso risvegliano in Maigret il ricordo della figlia scomparsa - ma è solo un attimo, un'ombra scura che Leconte riassorbe nel passo lento delle indagini, nella disillusione totale del commissario («Come si sente?», gli chiedono alla morgue davanti al cadavere. E lui: «Nudo»). Ma anche nell'uso magistrale di forme e tic da "cinéma de papa", e in particolare delle scenografie.
Una Parigi anni Cinquanta che non sembra ancora uscita dal dopoguerra, popolata da sopravvissuti lituani, da affittacamere ficcanaso. E da un mondo di ragazze di provincia che cercano strade facili per la sopravvivenza (sì, volendo c'è anche l'ombra del MeToo).
Un'occasione d'oro per il regista di "Monsieur Hire" (altro Simenon), "Il marito della parrucchiera", "La ragazza del ponte", uno degli ultimi esponenti di quel gusto sapientemente artigianale, sempre corretto da un tocco personale, che sprofonda in questo passato fittizio con la voluttà dell'ultima volta. E la classe del grande direttore d'orchestra che sa accordare alla perfezione giovani semisconosciute a un mostro sacro come Depardieu.
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