L’orribile omicidio di una ragazza, la ricerca di un colpevole, le indagini poliziesche. E le indagini, quelle difficili del caso di cronaca e quelle ancora più dense compiute all’interno dell’anima dei personaggi, danno a “La notte del 12” le tinte di un noir atipico, rendendolo un film molto interessante.
Nel ritmo prima sostenuto e poi sempre più meditativo, dettato dalle atmosfere sospese di enigmi, silenzi e ambientazioni di una quotidianità straniante ed ermetica, l’opera scritta e diretta da Dominik Moll, coinvolge lo spettatore in una spirale di tensione e colpi di scena, ma soprattutto di tormenti, dubbi, ambiguità e contraddizioni laceranti, nonché nel fascino di un racconto umanistico molto sensibile alla dimensione fisica e intima del genere femminile.
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L’orribile omicidio di una ragazza, la ricerca di un colpevole, le indagini poliziesche. E le indagini, quelle difficili del caso di cronaca e quelle ancora più dense compiute all’interno dell’anima dei personaggi, danno a “La notte del 12” le tinte di un noir atipico, rendendolo un film molto interessante.
Nel ritmo prima sostenuto e poi sempre più meditativo, dettato dalle atmosfere sospese di enigmi, silenzi e ambientazioni di una quotidianità straniante ed ermetica, l’opera scritta e diretta da Dominik Moll, coinvolge lo spettatore in una spirale di tensione e colpi di scena, ma soprattutto di tormenti, dubbi, ambiguità e contraddizioni laceranti, nonché nel fascino di un racconto umanistico molto sensibile alla dimensione fisica e intima del genere femminile.
Lo stile di regia, nell’apprezzabile scelta di scavare in modo sensibile e realistico nel delicato tema del femminicidio e più in generale della donna vittima di qualsiasi tipo di violenza da parte dell’uomo, trasforma quello che poteva rimanere “soltanto” un accurato, intrigante poliziesco-giallo preconfezionato in qualcosa d’altro, in una pellicola che offre molto di più allo spettatore e che ha il suo più pregevole punto di forza nella sapiente descrizione di una sfera psicologica-esistenziale ben trattata nella sua complessità.
Tratto da uno dei racconti narrati nel libro inchiesta “18.3. Un anno al PJ” scritto da Pauline Guéna, da eventi realmente accaduti, e basato su uno studio quotidiano di un anno sul lavoro della polizia giudiziaria, il film si allontana dai luoghi comuni, e, senza mai scivolare nel sensazionalismo o nel morboso, sa mostrare il duro lavoro sul campo degli inquirenti, la loro impotenza e frustrazione davanti ai casi di difficile risoluzione, e, a volte, anche la loro superficialità; una superficialità che induce a idee fuorvianti e ragionamenti sbagliati e dunque all’inefficacia dei tentativi di risalire ai colpevoli. In questo caso, sotto la lente d’accusa finiscono i pregiudizi, vagamente misogini, e le incapacità di analisi della natura femminile, i quali non faciliteranno mai il compito di ottenere le risposte tanto agognate.
L’irraggiungibilità di una verità e la complessità dell’animo umano sono quindi l’anima e le vere protagoniste di quest’opera.
Sia gli egoisti e anaffettivi sospettati che i miopi poliziotti si disegnano un ritratto errato, sconosciuto e fuorviante della giovane Clara e della sua vita, non accedendo a nulla di veramente autentico della vittima: allo stesso modo degli indiziati, che hanno avuto legami intimi con la vittima Clara trattandola come un oggetto sessuale, anche i due poliziotti non sono stati capaci di analizzarne a fondo la figura.
Sono piuttosto i personaggi femminili (la madre di Clara, la sua migliore amica, ecc.) a svelare ciò che non si conosceva della vittima, a ridarle dignità, ad aggiungere ciò che manca al racconto, e a donare uno sguardo diverso ai personaggi maschili. E’ affidato alla recluta Nadia e alla giudice istruttrice il compito di far aprire gli occhi a Yohan. Ed è’ grazie a loro se il protagonista saprà anche distaccarsi dal suo cinismo per percorrere nuovi orizzonti, e apprezzare le fragilità e sensibilità di ognuno.
Insomma, un noir claustrofobico e riflessivo, che, nel coniugare la struttura narrativa alle importanti premesse tematiche, è riuscito a portare in superficie il vissuto di personaggi ricchi di sfumature. Da non perdere.
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