fabio 3121
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domenica 21 febbraio 2021
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la tutrice legale truffatrice degli anziani
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il film ha come assoluta protagonista l'attrice Rosamund Pike nel ruolo di Marla Grayson tutrice legale la quale, grazie alla connivenza di una dottoressa e di un direttore di una casa di cura, riesce ad ottenere con provvedimenti del tribunale la tutela di anziani "apparentemente" incapaci di intendere e di volere e fisicamente non autosufficienti. La truffa consiste nel rinchiudere gli anziani nelle case di cura e "tutelare" il loro patrimonio, vendendo le abitazioni di loro proprietà e mettendo all'asta i beni mobili di valore al fine di pagare le rette delle case di cura e l'onorario di tutrice. Tutto procede bene fino a quando viene presa di mira una signora in pensione, Jennifer Peterson, che non risulta avere alcun parente e nella cui casa viene ritrovata una chiave di una cassetta di sicurezza di una banca in cui la leonessa Marla ritrova un sacchettino con all'interno dei diamanti non dichiarati.
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il film ha come assoluta protagonista l'attrice Rosamund Pike nel ruolo di Marla Grayson tutrice legale la quale, grazie alla connivenza di una dottoressa e di un direttore di una casa di cura, riesce ad ottenere con provvedimenti del tribunale la tutela di anziani "apparentemente" incapaci di intendere e di volere e fisicamente non autosufficienti. La truffa consiste nel rinchiudere gli anziani nelle case di cura e "tutelare" il loro patrimonio, vendendo le abitazioni di loro proprietà e mettendo all'asta i beni mobili di valore al fine di pagare le rette delle case di cura e l'onorario di tutrice. Tutto procede bene fino a quando viene presa di mira una signora in pensione, Jennifer Peterson, che non risulta avere alcun parente e nella cui casa viene ritrovata una chiave di una cassetta di sicurezza di una banca in cui la leonessa Marla ritrova un sacchettino con all'interno dei diamanti non dichiarati. I problemi per Marla e la sua assistente Fran, compagna anche nella vita, sorgono quando un nano malavitoso farà di tutto per far uscire dalla casa di cura la signora Jennifer e soprattutto per recupare i diamanti preziosi. La pellicola ha uno script iniziale interessante confortato anche da un ottimo ritmo e da dialoghi diretti caratterizzati in particolare dalla fama di denaro della predatrice Marla Grayson il cui sorriso di circostanza fa effetto su tutti i suoi interlocutori consapevoli e non della truffa milionaria. La sceneggiatura purtroppo nella seconda parte perde di originalità e si caratterizza per diverse situazioni troppo al limite e poco credibili con l'intento, invano, di creare maggiore suspance. Il risultato finale, solo grazie ad un'ottima performance di Rosamund Pike, è pertanto appena sufficiente; voto: 6/10.
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pigi51
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sabato 26 marzo 2022
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ci tengo molto, ma a chi?
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Girato nel 2020 l'anno dell'esplosione del COVID-19 è un film che fa davvero pensare sulle perversioni oscure della legge che porta via i bambini dalle loro case e li da in affidamento sulla base di relazioni manipolate da assistenti sociali senza scrupoli, o, come in questo caso, allontana gli anziani da quella che è la loro vita , portandoli in una casa di riposo extralusso in una trama ben ordita da una vera associazione a delinquere che può entrare così in possesso di ogni loro avere. Il personaggio di Marla ha tutto per apparire disgustoso e repellente allo spettatore che coltiva durante la visione sentimenti di rabbia e odio per l'accanimento con cui medici, tutori legali, direttori di case di riposo, giudici e perfino poliziotti affossano delle povere vecchie impedendo loro ogni comunicazione esterna (confisca del cellulare dopo averlo fatto sbloccare ) e il contatto dovuto con i figli e i familiari più stretti.
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Girato nel 2020 l'anno dell'esplosione del COVID-19 è un film che fa davvero pensare sulle perversioni oscure della legge che porta via i bambini dalle loro case e li da in affidamento sulla base di relazioni manipolate da assistenti sociali senza scrupoli, o, come in questo caso, allontana gli anziani da quella che è la loro vita , portandoli in una casa di riposo extralusso in una trama ben ordita da una vera associazione a delinquere che può entrare così in possesso di ogni loro avere. Il personaggio di Marla ha tutto per apparire disgustoso e repellente allo spettatore che coltiva durante la visione sentimenti di rabbia e odio per l'accanimento con cui medici, tutori legali, direttori di case di riposo, giudici e perfino poliziotti affossano delle povere vecchie impedendo loro ogni comunicazione esterna (confisca del cellulare dopo averlo fatto sbloccare ) e il contatto dovuto con i figli e i familiari più stretti. In questa società senza etica , che viene chiamata nel film "il sogno americano" si riesce perfino a fare il tifo per la mafia russa che cerca di riportare la povera vecchia truffata (che si scopre essere madre del capo dei capi ,un nano acondroplasico feroce e violento) , più prigioniera che ospite, nella società civile , ma si scontra con la determinazione di questa manager spregiudicata, una "Rambo" in gonnella capaci di azioni anche offlimits per raggiungere il suo scopo anche al limite della credibilità. Come in "American beauty" questo è il modello della società americana che non si ferma davanti a nulla e nessuno, salvo poi , una volta raggiunto l'apice del successo e della ricchezza, finire con una pallottola nel cuore esplosa dal figlio di una di queste anziane che è morta da sola per il divieto di ricevere visite.
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fabal
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lunedì 29 gennaio 2024
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la pike non basta
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Un'ottima Rosamunde Pike interpreta Marla Grayson, una tutrice legale con metodi e intenti davvero poco ortodossi. Cinica, ambiziosa e senza etica, con la complicità di una dottoressa e di un direttore sanitario, Marla fa dichiarare gli anziani incapaci di intendere e di volere, li fa chiudere in una casa di cura e poi ne gestisce il patrimonio. Quando la sua complice scova una preda succulenta, la ricca e senza eredi Jennifer Petersen, Marla mette in atto il solito copione, ma qualcosa va storto...
Pellicola sorretta dalla perfetta interpretazione della Pike, “bella e spietata” come non mai. Marla Grayson è un'antieroina di spessore, tenace, determinata a non perdere anche quando si trova a lottare contro forze più grandi di lei.
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Un'ottima Rosamunde Pike interpreta Marla Grayson, una tutrice legale con metodi e intenti davvero poco ortodossi. Cinica, ambiziosa e senza etica, con la complicità di una dottoressa e di un direttore sanitario, Marla fa dichiarare gli anziani incapaci di intendere e di volere, li fa chiudere in una casa di cura e poi ne gestisce il patrimonio. Quando la sua complice scova una preda succulenta, la ricca e senza eredi Jennifer Petersen, Marla mette in atto il solito copione, ma qualcosa va storto...
Pellicola sorretta dalla perfetta interpretazione della Pike, “bella e spietata” come non mai. Marla Grayson è un'antieroina di spessore, tenace, determinata a non perdere anche quando si trova a lottare contro forze più grandi di lei. La sceneggiatura di Blakeson riesce, sulle prime, a costruire un thriller originale: non solo per lo script intrigante ma soprattutto per l'assenza di un vero PoV per lo spettatore. L'iniziale svolgimento di I care a lot induce a credere di trovarsi di fronte a un'antagonista e che, a un certo punto, arriverà anche il protagonista buono a distruggere il suo impero di truffe e ricatti. L'effetto sorpresa, invece, sta nel trasformare Marla da carnefice a vittima, introducendo dei cattivi ancora più cattivi di lei. Ma questa scelta, anziché spostare la simpatia verso il personaggio della Pike, lascia in bilico chi guarda: da una parte una truffatrice senza scrupoli, dall'altra la mafia russa.
Sulle prime spiazzante, quest'astuzia narrativa dopo un po' annoia: in tutta onestà le qualità positive di Marla Grayson sono davvero poche per fare il tifo per lei. Neanche il furbesco accenno ai valori femministi, spiattellati di fronte a un arrogante avvocato bellimbusto, è sufficiente per redimere il personaggio dalle colpe verso gli anziani raggirati e una Dianne Wiest lasciata senza cibo. Dopo una prima intrigante mezz'ora, in cui I care a lot mescola bene le carte, la vicenda diventa una guerra tra cattivi con situazioni esagerate e sopravvivenze poco credibili, oltre che personaggi al limite della caricatura. Non tanto Dinklage, che potrebbe essere un (vice) antagonista di spessore, quanto per il rapporto con i suoi sottoposti, spesso ridotti ai classici scagnozzi da b movie. Purtroppo la svolta hard boiled penalizza quanto di buono costruito nella prima parte: I care a lot perde di interesse fino a un doppio finale tiratissimo. Forse una costruzione da legal thriller, combattuta nelle aule giudiziarie in modo credibile (come può non venire in mente a un avvocato di presentare una contro- perizia medica?) avrebbe dato esiti migliori. Così, purtroppo, la sola Pike non basta.
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felicity
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mercoledì 30 giugno 2021
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l''america che premia il più cattivo
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I Care a Lot e mescola un po’ di crimine a un po’ di gangster ad un po’ di umorismo con sfacciataggine e noncuranza.
Il raro film in cui gli eventi prendono pieghe sufficientemente impreviste da lasciare nello spettatore una continua sete di più informazioni, più scene, più svolgimento e più minutaggio.
Al centro di tutto c’è Rosamund Pike seduta sulle sue stesse spalle, cioè sulla parte interpretata in Gone Girl, per cerca di arrivare un po’ più in là. È una donna in carriera, ben vestita e posata, falsa come ogni manager spietato e intelligente, ha lo sguardo di chi è pronto a tutto e il viso d’angelo per truffare chiunque.
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I Care a Lot e mescola un po’ di crimine a un po’ di gangster ad un po’ di umorismo con sfacciataggine e noncuranza.
Il raro film in cui gli eventi prendono pieghe sufficientemente impreviste da lasciare nello spettatore una continua sete di più informazioni, più scene, più svolgimento e più minutaggio.
Al centro di tutto c’è Rosamund Pike seduta sulle sue stesse spalle, cioè sulla parte interpretata in Gone Girl, per cerca di arrivare un po’ più in là. È una donna in carriera, ben vestita e posata, falsa come ogni manager spietato e intelligente, ha lo sguardo di chi è pronto a tutto e il viso d’angelo per truffare chiunque.
Non è la storia di un boss mafioso che vuole riprendersi quello che è suo quella di I Care a Lot, ma di una truffatrice che non ha intenzione di farsi mettere sotto da nessuno, nemmeno da gente armata. Una donna manager che ha sudato per quel che ha ottenuto e adesso è pronta a tutto.
Risponde prima colpo su colpo legalmente, poi si passa all’azione. Perché c’è solo un certo quantitativo di “No” che un boss può ricevere prima di decidere di uscire allo scoperto e passare ai metodi forti. Qui ancora il film stupisce per coerenza e costanza.
Come la sua protagonista I Care a Lot non molla mai, tiene duro fino alla fine rendendo quasi impossibile allo spettatore prendere uno schieramento. Difficile stare con la protagonista, così bieca, bastarda e così pronta a truffare chi non può difendersi, ma del resto è quasi peggio stare con i mafiosi, arroganti, violenti e soprattutto più maldestri e meno scaltri di lei.
Il dettaglio eccezionale di questo film che punta tutto sulla recitazione della sua protagonista è che per tutto il tempo Rosamund Pike fuma una sigaretta elettronica, e proprio quello le dà un che di sbagliato e inquietante.
Non ci sono personaggi che incarnino dei valori in cui identificarsi, i migliori sono solo ingenui.
Tutti sono odiosi e quindi oscilliamo prendendo le parti di volta in volta di chi sembra più in difficoltà, è un mondo di predatori in cui vince chi morde più a lungo. Un dialogo anche troppo sbattuto in faccia lo dirà chiaramente, che questa protagonista lasciva e altera, così determinata e spaventosa è il prodotto perfetto dell’etica americana, è il sogno americano fatto persona. Farsi strada da sé con un’idea imprenditoriale forte schiacciando la concorrenza. Lavorare, lavorare, lavorare e ingrandirsi, sempre di più, come metodo per arrivare al successo.
È facile vedere in questi personaggi la rappresentazione di una cupidigia senza fine e di un desiderio di potere che prende strade incredibilmente legali. Rosamund Pike è brava nello spostarsi sul confine dell’insopportabile e dell’inquietante, arrabbiata con la mafia perché gioca sporco portando pistole, invece di battersi con lei nelle aule di tribunale come fanno i truffatori e criminali civili. Non sfuggirà a nessuno poi il fatto che la società intorno a lei la osanni come una grande donna manager, un esempio di come in America si possa sempre realizzare i propri sogni e sia giusto non fermarsi davanti a nulla.
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