ghisi grütter
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lunedì 16 dicembre 2019
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storia di un’architettrice
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Il film è tratto da un romanzo di Maria Semple, scrittrice e autrice televisiva statunitense, dal titolo Where’d You Go, Bernadette? scritto nel 2012.
Attraverso la voce narrante della figlia ci si profila una donna eccezionale: Bernadette Fox (interpretata dalla bravissima Cate Blanchett) che è stata una brillante architetto, sempre attenta alla biologia e all’uso dei materiali naturali, unica donna ad aver vinto un prestigioso premio di Architettura. A un certo punto Bernadette conobbe Elgie (interpretato da Bill Crudup), un giovane agente interessato a comprare la casa (premiata) progettata da lei, per un ricco imprenditore. Si innamorarono e si sposarono.
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Il film è tratto da un romanzo di Maria Semple, scrittrice e autrice televisiva statunitense, dal titolo Where’d You Go, Bernadette? scritto nel 2012.
Attraverso la voce narrante della figlia ci si profila una donna eccezionale: Bernadette Fox (interpretata dalla bravissima Cate Blanchett) che è stata una brillante architetto, sempre attenta alla biologia e all’uso dei materiali naturali, unica donna ad aver vinto un prestigioso premio di Architettura. A un certo punto Bernadette conobbe Elgie (interpretato da Bill Crudup), un giovane agente interessato a comprare la casa (premiata) progettata da lei, per un ricco imprenditore. Si innamorarono e si sposarono.
Li ritroviamo una quindicina di anni dopo che vivono a Seattle dove lui lavora alla Microsoft e lei, dopo aver costruito la loro casa con materiale tutto riciclato, si occupa prevalentemente di far crescere la figlia Bee (Emma Nelson). La accompagna a scuola, la va a riprendere, insomma fa tutto ciò che fa una madre di famiglia che non lavora.
Ciò che la differenzia dalle altre housewives è il suo caratteraccio. Detesta Seattle, disdegna l’ambiente suburbano del neighborhood e sfugge dalle altre mamme a scuola. Poiché man mano sono aumentate le sue fobie, Bernadette è diventata sociopatica e paranoica. Vive in questa sua casa, l’ultima che ha progettato, come fosse un bunker, al riparo dalla minacciosa città. Inoltre, prende una grande quantità di medicinali e, pur di non socializzare con le persone, si affida a Manjula, un’assistente virtuale indiana (una segretaria elettronica) alla quale detta tutto ciò di cui ha bisogno: dal cibo agli indumenti.
La figlia Bee, avendo ottenuto degli ottimi risultati scolastici desidera, come premio, quello di fare un viaggio in Artartide assieme ai genitori. Bernadette, ne pare spaventata, ma accetta a malincuore, così anche Elgie, sempre più fagocitato dai suoi impegni di lavoro. E proprio a causa di questo eccesso di impegno di lavoro si è trovato, inevitabilmente, ad aver trascurato un po' la famiglia. A questo punto riscontra una grande difficoltà a seguire le depressioni e le “stranezze” di Bernadette e quasi non la riconosce più. Si consulta con una psichiatra pensando possa esserle di aiuto un periodo di cure in una clinica.
Senza svelare troppo i particolari del racconto, posso affermare che la seconda parte vira su un registro comico, ed è quindi più divertente della prima. Ciononostante la vicenda del film porta a fare alcune riflessioni.
Che succede a una donna, quando oltre al peso della propria vita che sta cambiando e che necessita di cura e di attenzione, si somma quello di una famiglia? In particolare essendo madre, la responsabilità della figlia? Che fare quando non si riesce più ad adattarsi alle situazioni, tanto da iniziare a provare orrore per quasi tutta l’umanità? La mia risposta sarebbe senza dubbio, quella di entrare in terapia, ma sembra che la protagonista del film l’abbia già affrontata con scarso successo o scarso impegno.
Ma chi capisce il vero malessere di Bernadette è proprio Bee, la giovane figlia che malgrado l’età, intuisce che le inquietudini di sua madre dipendono dall’aver dedicato troppo tempo alla famiglia dimenticandosi del proprio lato creativo che le procura entusiasmo ed energia vitale.
Così un happy end e un panorama naturalistico anti-urbano riuscirà a portare il sorriso sul volto di Cate Blanchette, finalmente senza occhialoni scuri, e in parte anche agli spettatori.
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adriana moltedo
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martedì 17 dicembre 2019
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berna dette e’ una di noi
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Che fine ha fatto Bernadette di Richard Linklater è un adattamento del best-seller “where’d you go, Bernadette”, scritto da Maria Semple, che si basa su una semplice domanda: può una donna che ha smesso di creare, trovare nuovamente l’ispirazione?
Bernadette è una di noi che per essere deve abbandonare gli adorati marito e figlia e scappare in Antartide. Lei era una dei più importanti architetti d’America.
”Credo che mia madre si sia focalizzata sulla famiglia in questi anni e si sia dimenticata di se stessa” commenta la figlia, voce narrante del film nel cercare di spiegarsi l’improvvisa sparizione della madre.
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Che fine ha fatto Bernadette di Richard Linklater è un adattamento del best-seller “where’d you go, Bernadette”, scritto da Maria Semple, che si basa su una semplice domanda: può una donna che ha smesso di creare, trovare nuovamente l’ispirazione?
Bernadette è una di noi che per essere deve abbandonare gli adorati marito e figlia e scappare in Antartide. Lei era una dei più importanti architetti d’America.
”Credo che mia madre si sia focalizzata sulla famiglia in questi anni e si sia dimenticata di se stessa” commenta la figlia, voce narrante del film nel cercare di spiegarsi l’improvvisa sparizione della madre.
Cosa significa passare a un’età più matura, in termini di rinuncia e di opportunità?
Un architetto donna di grande talento, i cui edifici da lei progettati sono unici ed eccentrici.
Costretta dalle circostanze di una delusione è una tormenta maternità, a ritirarsi abbandonando Los Angeles in favore della provinciale Seattle, dando ogni dettaglio del proprio privato a Manjula, una presunta assistente virtuale indiana che cela una identità sinistra.
Il marito istruisce delle macchine che interpretano i principi che guidano le emozioni umane, progetto hi-tech da lui ideato e acquisito da Microsoft.
Cosa resta di un sacrificio di una vita? Una donna dispone di altra scelta che non sia la solitudine o di negarsi per crescere i figli?
Cate Blanchett, attrice già due volte premio Oscar e appena nominata per la decima volta al Golden Globe, affronta il ruolo di una donna stanca, con problemi di sonno che ad un certo punto molla tutto.
Un paio di grandi occhiali neri le coprono i meravigliosi occhi verdi per la durata di tutta la prima parte del film, con un atteggiamento disinteressato verso tutto e tutti.
Cate Blanchett da sola regge tutto il film. Bella, elegante, carismatica, capace di entrare nel nostro animo.
Bernadette è una casalinga che vive a Seattle con marito e figlia, mal integrata. Ma no è stata sempre così.
Ad un certo punto fugge alla ricerca di se stessa e la figlia Bee impara a conoscere chi veramente sia la straordinaria donna che per il bene della famiglia annulla se stessa.
Centrale il ruolo della giovane figlia interpretata da Emma Nelson al suo debutto.
Bernadette sparisce misteriosamente in Antartide, dove Cate Blanchette non ha voluto un comodo green screen in un teatro di posa, ma ha girato tutto in Groenlandia, dove si sono trovati nel centro di un uragano che è durato 36 giorni e Linklater ha lavorato ugualmente, includendo la tempesta nel film.
Bernadette mischia commedia e mistero, è in prima fila con le sue 18 visioni mistiche.
Il film racconta in modo intelligente e ironico, con dialoghi veri, lo scollamento vissuto da anime visionarie, creative, geniali, non capite dalla gente comune, con tutte le difficoltà che questo comporta.
il film ha già ottenuto una candidatura al Golden Globe.
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[+] la progressiva frantumazione di una donna
(di antonio montefalcone)
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francesca meneghetti
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sabato 21 dicembre 2019
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il difficile equilibrio di una donna geniale
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Bernardette Fox, interpretata alla grande da Cate Blanchett, i cui lunghi occhi risaltano ancor più sotto una frangia castana, si adora o si detesta più o meno per gli stessi motivi: lei detesta la ggente, le convenzioni e le ipocrisie sociali, le false amiche. Preferisce frapporre tra sé e il mondo dei grandi occhiali e rinchiudersi con il marito e l’adorata figlia Bee in una grande villa quasi cadente di Seattle ( ricorda vagamente quella di Psycho), circondata da una foresta di rovi. Pur essendo agiato il marito, che ricopre un ruolo prestigioso alla Microsoft, a Bernardette non si addice il ruolo della signora mantenuta, che si trastulla tra palestre, shopping, attività mondane. Dotata di intelligenza acuta e dissacrante, è diventata misantropa a causa di ferite che la vita le ha inferto.
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Bernardette Fox, interpretata alla grande da Cate Blanchett, i cui lunghi occhi risaltano ancor più sotto una frangia castana, si adora o si detesta più o meno per gli stessi motivi: lei detesta la ggente, le convenzioni e le ipocrisie sociali, le false amiche. Preferisce frapporre tra sé e il mondo dei grandi occhiali e rinchiudersi con il marito e l’adorata figlia Bee in una grande villa quasi cadente di Seattle ( ricorda vagamente quella di Psycho), circondata da una foresta di rovi. Pur essendo agiato il marito, che ricopre un ruolo prestigioso alla Microsoft, a Bernardette non si addice il ruolo della signora mantenuta, che si trastulla tra palestre, shopping, attività mondane. Dotata di intelligenza acuta e dissacrante, è diventata misantropa a causa di ferite che la vita le ha inferto. E’ fragile, ansiosa, emotiva come i personaggi autobiografici di Woody Allen, in versione femminile. La prima scena si svolge in cucina, dove un secchio raccoglie l’acqua piovana (e piove sempre a Seattle!). Bee, promossa a pieni voti, esprime il suo desiderio per il regalo di promozione: non più un pony, ma l’Antartide, da visitare con i genitori. Viene accontentata, ma la prospettiva del viaggio e della socializzazione inevitabile che esso comporta esaspera l’ansia di Bernardette, che corre in farmacia per cercare delle pillole miracolose. Potrebbe sembrare una crisi di mezza età, ma un’altra scena ci mette in guardia. Dopo aver notato un rigonfiamento sul pavimento, la donna prende la cassetta degli attrezzi, pratica con una decisione e una perizia inaspettate un’incisione a croce sulla moquette con il taglia balsa, fissa i quattro lembi con una puntatrice, scoprendo così che a causare il bubbone è stata una radice di rovo. Infatti Bernardette possiede competenze tecniche, come si verrà a sapere. Il marito, sempre più preoccupato per le stranezze della moglie, che comincia a osservare attraverso gli occhi sospettosi di una sua nuova collega e “amica”, medita di sottoporla a un trattamento sanitario in una clinica psichiatrica. Così Bernardette evade calandosi dalla finestra del bagno. Andrà in Antartide da sola, sfidando le paure che l’avevano attanagliata prima. Attraverso un montaggio alternato, si è già scoperto intanto che la fuggitiva era una professionista brillante e geniale nell’ambito dell’architettura ecologica (nella stessa logica del Km zero, o quasi). Ma una disavventura sfortunata (la vendita e la distruzione di un suo capolavoro), tre aborti, la nascita di una bambina cardiopatica l’avevano costretta a congelare la sua straordinaria creatività e a soffrirne senza esserne consapevole. La pazza fuga in Antartide però le aprirà delle possibilità insperate, inclusa una riappacificazione con il marito. La storia, esagerata fino all’assurdo secondo alcuni, è tratta da un bestseller del 2012 scritto da Maria Semple, una sceneggiatrice statunitense che, attraverso la costruzione di documenti cartacei di diverso formato, può permettersi di dare un taglio investigativo alla ricostruzione del passato di Bernardette. Nel film la fabula è semplificata e questo può dare l’impressione di un’evoluzione non pienamente coerente dei personaggi, specie del marito. Il film difetta anche in termini di musicalità, tuttavia sono notevoli sia l’interpretazione di Bee, un’adolescente pulita, intelligente, sensibile ma anche combattiva, sia quella di Bernardette, combattuta tra l’amore per i propri cari e un talento che trascina lontano. Per il suo essere radicalmente anticonvenzionale tende a dividere i giudizi del pubblico, specie femminile.
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