'Che fine ha fatto Bernadette?', l'ultima pellicola di Richard Linklater, è la storia di una mancanza. Psicologica prima ancora che materiale. Con una sensibilità umanistica, acuta e intensa, quest'opera segue il processo interiore ed introspettivo della sua brillante, stravagante, imperscrutabile protagonista: Bernadette, una credibile e convincente Cate Blanchett, moglie, madre e casalinga depressa, ma anche geniale architetto con alle spalle una carriera purtroppo bloccata da una delusione professionale e da altre scelte. Tra commedia e dramma, la sceneggiatura (basata sul romanzo di Maria Semple) ci racconta la profonda crisi di questa donna nevrotica e psicolabile, con ambiziosa voglia di sperimentare e sfuggire alle consuete convenzioni hollywoodiane legate a questo tipo di argomento (si procede ad esempio in maniera non lineare, frammentaria, tra cambi di percorso, divagazioni, allusioni, ellissi).
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'Che fine ha fatto Bernadette?', l'ultima pellicola di Richard Linklater, è la storia di una mancanza. Psicologica prima ancora che materiale. Con una sensibilità umanistica, acuta e intensa, quest'opera segue il processo interiore ed introspettivo della sua brillante, stravagante, imperscrutabile protagonista: Bernadette, una credibile e convincente Cate Blanchett, moglie, madre e casalinga depressa, ma anche geniale architetto con alle spalle una carriera purtroppo bloccata da una delusione professionale e da altre scelte. Tra commedia e dramma, la sceneggiatura (basata sul romanzo di Maria Semple) ci racconta la profonda crisi di questa donna nevrotica e psicolabile, con ambiziosa voglia di sperimentare e sfuggire alle consuete convenzioni hollywoodiane legate a questo tipo di argomento (si procede ad esempio in maniera non lineare, frammentaria, tra cambi di percorso, divagazioni, allusioni, ellissi). Una materia quest'ultima a sua volta più o meno riuscita ed efficace, più o meno compatta ed equilibrata, ma comunque sempre degna di nota. Il film coinvolge ed è piacevole da vedere, e, come sempre nel cinema di Linklater, sa offrirci interessanti spunti di riflessione oltre che empatiche emozioni. E' un viaggio agro-dolce nell'animo di una donna, nelle dinamiche di una famiglia, ma anche di una società contemporanea troppo modellata e finalizzata al benessere individuale e ad un progresso materialistico che spesso perde di vista (o non si accompagna) ad altri tipi di ideali e valori esistenziali più nobili. La necessità di creare quella linfa essenziale alla propria vita, che si scontra allora con le libertà/realizzazioni individuali e le convenzioni sociali, con i propri pregi e i propri difetti, conquiste ed errori, è il fulcro su cui poggia l'intero film, la densa materia con cui riempire i vuoti, la forza che muove la protagonista nel suo caotico e complesso percorso 'psicanalitico' . Potrà non essere una delle sue pellicole migliori, ma la poetica del regista è sempre viva, anche qui, nel saper intercettare attraverso piccole cose che riguardano tutti noi, i dilemmi e la malinconia dei cambiamenti e delle cose perdute o mai avute, l'amarezza e la difficoltà in quel che termina o che può iniziare, il dramma dell'irreversibilità, il mistero spesso impercettibile e indecifrabile dello scorrere del tempo e dei sentimenti. Basta lasciarsi andare al flusso di indefinitezza di questo film e un intero mondo o una nuova prospettiva su di esso ci si aprirà davanti, o dentro... Un po' come la nuova, più matura consapevolezza di sé, del proprio ruolo e di ciò che la circonda, che acquisirà Bernardette...
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