Famosa

Un film di Alessandra Mortelliti. Con Jacopo Piroli, Adamo Dionisi, Gioia Spaziani, Matteo Paolillo.
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Drammatico, durata 89 min. - Italia 2019. - Europictures uscita lunedì 13 luglio 2020. MYMONETRO Famosa * * * - - valutazione media: 3,04 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

Critici e no. Perché 'Famosa' va visto

di Alessandro Cola


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mercoledì 20 novembre 2019

FAMOSA

Non leggete sinossi sbrigative utili per Wikipediare informazioni a portar via. Potreste sbagliare mira di molto. A leggere due righe spicce di trama puoi pensare d'andare a vedere un film che hai già visto. Un sogno, la danza, una partenza, un approdo. Un billy Elliot tinturato tricolore. Uno dei tanti remake, un doppione senza nemmeno pregio di doppiaggio. Invece questa è un'altra storia. Niente stelle e strisce e happy ending da pop corn. Niente sogno americano tradotto a portare via. Niente panzanella nostrana spacciata per fish and chips.Il sogno è lo stesso, il domicilio cambia. E il domicilio di un sogno può cambiargli i connotati. Il domicilio di un sogno può finire reggia dorata o gattabuia infelice a seconda di dove abita.
Questa è storia fatta in casa. Come la pasta ammassata a mano dalle nonne in paese, come le mura di pietra che sono uscite di cartolina e di novecento intatte e convivono coi palazzoni vetrati della metropoli. Questa è la storia di un sogno genuino, puro e perfino acerbo che non è fatto per stare al mondo. In questo mondo. Nel mondo nostro, tipicamente nostro. Dell'Italia strapaese e stracitta'. Dell'Italia "piccolo mondo antico Fogazzaro" e take away vista Hollywood. Questo, se si può dire, è neorealismo magico.
Una trama talmente semplice da essere simbolica. La traiettoria di un sogno, quel sogno, schizzato non si sa come fuori da un "aspro natio borgo selvaggio" che non lo capisce, lo percula, lo affossa come fecero i recanatesi col ragazzino che pensava l'infinito. Questa è la storia di quel sogno che vuole evadere e che riesce a farlo, per finire in una gabbia più grande e spietata. Il paese piccolo dove la gente mormora e sputa, la città grande specchio per le allodole che illude e stupra. L'epica minore un'anima intatta che sembra un bozzolo tutto il tempo che cova quell'avvenire, chiusa ermetica agli schizzi di merda che cagano gli uccelli dai rami intorno, permeabile solo ai pochi fili di luce che ancora fanno spiffero di speranza tra le fessure. Questa è la storia di una metamorfosi che ci crede. D'un bruco che ci crede che può volarsene via farfalla.
Un bruco che ha pianificato tutto, messo in colonna pensieri e emozioni, andando a capo da poeta per imbastire i suoi versi.
Ma non ha fatto i conti con la prosa del vivere, col cinismo penna rossa che ti stronca se vai a capo, che pensa che non hai finito il rigo, che non capisce che stai facendo poesia e non concede licenze.
Questa è la storia di un bruco che non ce l'ha fatta a spiccare il volo.
Eppure, eppure è il racconto di una vittoria. Questa sì, tipicamente all' italiana.
Perché è vittoria perdendo. È vittoria senza fasti, è vittoria tragica, come quella di sordi e gassman nella grande guerra... che da soldati la perdono la battaglia, da uomini la trionfano mandando a cagare il nemico e gettandogli in faccia quella pellaccia tanto abilmente serbata a furia di vigliaccheria e nascondino.
È una liberazione più grande della libertà. Un finale tremendo e bellissimo che vale dieci happy ending pettinati tutti uguali.
È un copione che finisce come non vuoi, eppure segretamente speri, quello di Famosa. Con un sogno finito diverso. E i sogni... ci vogliono palle e buon cinema per raccontarli infranti. Ci vogliono gusto e poesia per saperli dire vincitori da vinti.
Perché per una specie di sentimento del contrasto, che pare Pirandello detto male e invece è Ungaretti, ti trovi a piangere con addosso la carcassa di quel sogno, una notte intera, e tu a quel sogno caduto in trincea credi di più. Ti ci attacchi con tutto te stesso.

Un cinema e una sceneggiatura d'altri tempi. Che non si parla addosso, anzi parla poco, per dire tutto.
Un cinema fatto di occhi. Che senza atteggiarsi a cose ti srotolano vite davanti. Un cinema fatto di pensieri che senza esprimersi si fanno. Un cinema d'amore che ci sta bene e inonda tutto.
Un amore, pure quello, all'italiana. Perché è facile crederci se è Nottingh hill e colazione da tiffany, facile crederci se sei peter Parker e Mary jane.

Difficile se non impossibile crederci se sei all'inferno e sei paolo e francesca. E invece se il regista e Dante finisci a crederci più li che altrove.
Famosa è questa fiaba senza principi e orchi, senza streghe e colpi di scena fasulli. È il coreografia d' umanità. Che a piedi nudi, senza scarpine, si mette sulle punte, fa un giro su se stessa, un pliè...

E mentre sembra ferma
Ti insegna a danzare.

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