Carolina Raspanti rappresenta ciò che noi abbiamo barattato. E che invece Dafne (il suo personaggio, sullo schermo), mantiene inalterato. Dafne è una ragazza di trent'anni, che esprime i propri dolori, i propri disagi, la vulnerabilità, ma anche l'amore incondizionato verso la vita. Quel suo stupirsi nell'essere presente ad ogni impegno che prende, ad ogni attimo che vive. Noi abbiamo giocato tutto questo ai dadi. A noi importa sembrare, apparire, dimostrare, mostrarci mentre (sembra che) ci stiamo occupando dei più deboli. Le associazioni no -profit sorgono come funghi eppure non sappiamo nulla di cosa ha bisogno, chi ha bisogno.
Sì, va detto anche che Dafne è affetta da sindrome di Down, ma non è qui, sul grande schermo, per questo.
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Carolina Raspanti rappresenta ciò che noi abbiamo barattato. E che invece Dafne (il suo personaggio, sullo schermo), mantiene inalterato. Dafne è una ragazza di trent'anni, che esprime i propri dolori, i propri disagi, la vulnerabilità, ma anche l'amore incondizionato verso la vita. Quel suo stupirsi nell'essere presente ad ogni impegno che prende, ad ogni attimo che vive. Noi abbiamo giocato tutto questo ai dadi. A noi importa sembrare, apparire, dimostrare, mostrarci mentre (sembra che) ci stiamo occupando dei più deboli. Le associazioni no -profit sorgono come funghi eppure non sappiamo nulla di cosa ha bisogno, chi ha bisogno.
Sì, va detto anche che Dafne è affetta da sindrome di Down, ma non è qui, sul grande schermo, per questo. Non chiede pietà, nemmeno attenzione. Niente moralismi, niente richieste di una percentuale sui redditi. Assieme a Federico Bondi, regista, e a pochissimi altri attori, "Dafne" si consegna ad ognuno di noi per conoscere il nostro modo di guardare il film: sapevamo già tutto di chi chiamiamo disabile per togliercelo dalla vista? Siamo in grado di comprendere che, tante belle parole, ma siamo in fondo la somma di ciò che escludiamo? "Dafne" dichiara di volere la sua privacy, di voler andare a vivere da sola, di saper badare a se stessa. Chi siamo noi, tutti, per stabilire che invece no, non è possibile, che anche se ha 30 anni, resta sempre una persona che ha bisogno di aiuto?
Tante domande, ma anche qualche risposta si insinua mentre la pellicola si srotola e la storia si dipana. Si impara a voler bene a questa Dafne, si vuole incontrarla davvero, come per avere una testimonianza che allora, esiste. E' vera. Non è solo un film.
Ecco, no, Dafne è un film, ma è anche tanto altro. Dafne ama il proprio lavoro, è commessa in un supermercato. Lei, ad esempio, ama creare dal nulla. "E cioè, cosa faresti?".
E sorridendo, col cuore immenso, risponde "A volte stampo le etichette"
Il film è finito, ma io continuo a pensare che Dafne è fortunata: sa trovare la bellezza ovunque.
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