silvana rossato
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martedì 24 settembre 2019
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una storia da conoscere
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Ero a Catania, a fine agosto.
In una delle "arene " della città leggo che proiettano " A mano disarmata " ,e accetto di andare a vederlo .
Non conoscevo la storia di questa coraggiosa giornalista ,e il film ha il grande merito di portarla sul grande schermo .
Già per questo motivo vale la pena di essere visto .
Tra indagini sul campo, lavoro in redazione e vita in famiglia... la vita di Federica Angeli si snoda davanti ai nostri occhi , e acquista sempre più sfaccettature e tasselli.
Diventa una vita sempre più difficile da vivere ... una vita sempre più impegnata e sempre più in pericolo .
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Ero a Catania, a fine agosto.
In una delle "arene " della città leggo che proiettano " A mano disarmata " ,e accetto di andare a vederlo .
Non conoscevo la storia di questa coraggiosa giornalista ,e il film ha il grande merito di portarla sul grande schermo .
Già per questo motivo vale la pena di essere visto .
Tra indagini sul campo, lavoro in redazione e vita in famiglia... la vita di Federica Angeli si snoda davanti ai nostri occhi , e acquista sempre più sfaccettature e tasselli.
Diventa una vita sempre più difficile da vivere ... una vita sempre più impegnata e sempre più in pericolo .
E che sta mettendo in pericolo anche le vite di chi sta con lei , i suoi figli in particolare..
Ogni tanto, nei momenti di tensione , alzavo gli occhi al cielo e guardavo le stelle . E' uno dei vantaggi dei film all'aperto.
Ma è anche un modo per dire che questa storia deve spaziare , senza il confine angusto della sala , e raggiungerci tutti .
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jonnylogan
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martedì 24 settembre 2019
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il potere del coraggio
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La vita professionale della giornalista d’inchiesta Federica Angeli, si mischia con quella personale quando da una sua intuizione nasce prima un’intervista con i membri della famiglia Costa, boss del litorale tirrenico, e in seguito una denuncia per minacce subite che la porteranno a dover esser messa sotto scorta. Claudia Gerini riesce a calarsi con grande tenacia, grazie al coinvolgimento della stessa Angeli, nella parte della vera cronista di Repubblica, realmente posta sotto scorta dal 2013 a causa di minacce a scopo intimidatorio subite però non dall’immaginaria famiglia Costa ma dalla fin troppo reale famiglia Spada, perché di questo si parla, ovvero di una vicenda che nulla ha a che fare semplicemente con la finzione.
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La vita professionale della giornalista d’inchiesta Federica Angeli, si mischia con quella personale quando da una sua intuizione nasce prima un’intervista con i membri della famiglia Costa, boss del litorale tirrenico, e in seguito una denuncia per minacce subite che la porteranno a dover esser messa sotto scorta. Claudia Gerini riesce a calarsi con grande tenacia, grazie al coinvolgimento della stessa Angeli, nella parte della vera cronista di Repubblica, realmente posta sotto scorta dal 2013 a causa di minacce a scopo intimidatorio subite però non dall’immaginaria famiglia Costa ma dalla fin troppo reale famiglia Spada, perché di questo si parla, ovvero di una vicenda che nulla ha a che fare semplicemente con la finzione. Federica, nata e cresciuta a Ostia, intuisce che quella che potrebbe sembrare davanti a occhi inesperti una micro criminalità fatta di furti e qualche estorsione, nasconde invece le pieghe di un’associazione mafiosa capace di radicarsi sul territorio per impossessarsi di tutte le attività commerciali. La famiglia Costa, il cui membro di spicco, Giorgio, è impersonato da Mirko Frezza, ex detenuto ormai passato al mondo della recitazione e visto assieme a Marco Giallini nel serial Rai Rocco Schiavone, non esita a mandare alla giornalista ficcanaso ben più di semplici avvertimenti al punto di spingerla nelle braccia di una disperazione che assume le sembianze di una scorta per sé, ma non per la sua famiglia, con inevitabili ripercussioni sulla sua vita privata, fatta di certo di protezione ma anche di un inevitabile isolamento. Il regista Claudio Bonivento, passato con negli ultimi anni dal cinema d’intrattenimento a quello impegnato, confeziona con l’aiuto in cabina di sceneggiatura della vera giornalista, un film che rappresenta il perfetto trait d’union fra cinema d’inchiesta e documentario con voce fuori campo della Gerini e tempi di narrazione scanditi da date ed eventi reali che vengono modificati se non per alcuni dettagli e per dovere di finzione scenica. Il risultato finale è uno spaccato attuale della vita sul litorale Laziale e di come senza paura si possa anche fare ‘la nerista’ scoperchiando vasi di pandora che nessuno vorrebbe aprire. Ogni attore entra perfettamente al suo posto dal comico Rodolfo Laganà in quello del capo storico della cosca mafiosa, fino a Maurizio Mattioli in quello di un politico incline alla corruzione, passando per Nini Salerno e Francesco Venditti, nei ruoli di un maresciallo dei carabinieri e di Massimo, marito di Federica e al suo fianco anche nei momenti più difficili. Pellicola di stretta attualità e che fa molto riflettere per quanto proprio la scelta di questo eterno bilico fra documentario e fiction lasci, a pellicola ultimata, decisamente perplessi.
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la lampadina di bunda
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giovedì 13 giugno 2019
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scelte critiche,eroiche e responsabili,nell' atroce scala di grigi delle cose umane
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La vita non è un mosaico di bianco e nero,ma una scala di grigi. le scelte,prima e dopo l'eroismo che le caratterizza,sono sempre critiche. Il film, meraviglioso, mette a nudo i personaggi a un crocevia di azioni opzionali, dove l' assunzione di responsabilità è ammirevole tanto quanto sono ignote le conseguenze della scelta risoluta. Eccezionale l'interpretazione.
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stefano g.
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sabato 8 giugno 2019
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da vedere
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Conoscevo la storia di Federica Angeli, e le mie aspettative sono state pienamente rispettate. Non avrei mai voluto vedere un film di pura azione, in cui la protagonista si atteggia ad eroina, magari con l’ausilio di effetti speciali. No: volevo che l’alto profilo etico della storia di Federica emergesse nella sua verità, nel suo realismo, nella sua quotidianità, nelle sue pause di solitudine, nei suoi momenti di sconforto: così come raccontato nel libro. Volevo vedere un film che parlasse di mafia, ma mettesse al centro il dramma familiare di chi è minacciato e combatte il male: non la solita storia, ripetitiva, che troppo spesso i film di mafia riproducono.
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Conoscevo la storia di Federica Angeli, e le mie aspettative sono state pienamente rispettate. Non avrei mai voluto vedere un film di pura azione, in cui la protagonista si atteggia ad eroina, magari con l’ausilio di effetti speciali. No: volevo che l’alto profilo etico della storia di Federica emergesse nella sua verità, nel suo realismo, nella sua quotidianità, nelle sue pause di solitudine, nei suoi momenti di sconforto: così come raccontato nel libro. Volevo vedere un film che parlasse di mafia, ma mettesse al centro il dramma familiare di chi è minacciato e combatte il male: non la solita storia, ripetitiva, che troppo spesso i film di mafia riproducono. Ed è proprio questo che avviene in A Mano Disarmata.
Certo, sarebbe stato avvincente assistere al colpo di scena che ti fa saltare il cuore in gola: ma sarebbe stato finto. A Mano Disarmata non è una storia di fantasia, dove, per renderla più attraente, la sceneggiatura aggiunge un particolare inventato per far saltare dalla sedia lo spettatore. Qui è tutto vero, e le poche deviazioni rispetto alla realtà hanno l’unico scopo di adattare allo schermo, in meno di due ore, una storia lunga cinque anni. Il modo corretto per capire il film è pensare “se capitasse a me, se fossi io al posto di Federica”.
Maestosa la prova di Claudia Gerini. Una interpretazione che a mio avviso tocca il massimo nel momento in cui alla protagonista viene assegnata la scorta: un momento di alto cinema, come raramente se ne vedono. Direi che non è una semplice interpretazione: è di più, è come se dentro Claudia ci fosse Federica, come se l’attrice avesse assorbito completamente dentro di sé il personaggio. Ma prova ottima anche di tutti gli altri attori: ho apprezzato in particolare Mirko Frezza, il cattivo, e Pannofino, che, nel ruolo di caporedattore di Federica Angeli, dona anche accenni di leggerezza a questa storia così drammatica.
Forse la regia poteva dare di più, e il risultato è forse quello di un film più adatto alla Tv che al cinema. In ogni caso, da vedere.
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