La strada dei Samouni

Sulla strada dell'umanità

La piccola Amal ha un sorriso che illuminerebbe tutta la Striscia di Gaza e delle schegge piantate nel cranio. Quando rievoca il raid del 2009 in cui morì buona parte della sua famiglia, durante l'operazione "Piombo fuso", non perde quel sorriso sognante. Solo quando ricordano che un cugino la salvò vedendo le sue dita dei piedi sotto le macerie, un'ombra le cala sul viso. Ma non per molto. Amal ha troppo da fare per incupirsi. Deve accompagnarci, come Virgilio, in un viaggio mai tentato prima. Un viaggio nell'orrore e nella memoria che è per metà documentario e per metà cinema d'animazione, ma non perde mai di vista la speranza. Dove non basta l'osservazione arriva infatti l'immaginazione, in un mix di immagini in 3D (dunque di grande realismo) e di tavole "graffiate" a mano (dunque vibranti di vita) da un team di animatori guidati da Simone Massi che hanno ridisegnato fotogramma per fotogramma tutte le scene in 3D, unendo la forza della testimonianza alla suggestione della poesia. Un gesto di immenso valore artistico e politico che scavalca la retorica della denuncia per scolpire con commovente pienezza l'umanità dei protagonisti. Non simboli, vittime, martiri da arruolare in una guerra infinita (ai funerali Hamas e Fatah cercano di «appropriarsi delle condoglianze»). Ma persone, con le loro piccole e grandi storie, i loro gusti, le loro idee, rievocate con tenerezza dai famigliari mentre l'obiettivo di Stefano Savona svela ora la desolazione assoluta delle macerie, ora la luce immemoriale di paesaggi dolcissimi. Ed ecco ulivi, mandorli, aranceti, ecco il grande sicomoro su cui si arrampicavano i bambini. Schegge di un paradiso perduto ma forse non per sempre, che annullano le semplificazioni mediatiche e aprono al cinema una strada tutta nuova. «Io non so come si racconta una storia», dice timida Amal in apertura. Altro che se lo sa.
Da L'Espresso, 7 ottobre 2018


di Fabio Ferzetti, 7 ottobre 2018