giajr
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venerdì 12 gennaio 2018
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divertente ma non scontato
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Questo film, sicuramente divertente, non deve essere considerato un film comico.
La storia conduce in talune realtà che sono ben presenti nelle nostre periferie. La coabitazione tra culture diverse, la difficoltà di essere integrati nel tessuto sociale, il conflitto culturale che esiste ad ogni livello ed ovunque, fino a farci ricordare che l'africano è in conflitto con l'africano, che l'italiano è in conflitto con l'italiano, il romano con il romano (basta cambiare il quartiere)... un film che deve essere visto con attenzione e che inevitabilmente farà riflettere. Una storia che alla fine è delicata ma anche un po' amara, volutamente creata dopo uno studio sociologico accurato e non casuale.
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Questo film, sicuramente divertente, non deve essere considerato un film comico.
La storia conduce in talune realtà che sono ben presenti nelle nostre periferie. La coabitazione tra culture diverse, la difficoltà di essere integrati nel tessuto sociale, il conflitto culturale che esiste ad ogni livello ed ovunque, fino a farci ricordare che l'africano è in conflitto con l'africano, che l'italiano è in conflitto con l'italiano, il romano con il romano (basta cambiare il quartiere)... un film che deve essere visto con attenzione e che inevitabilmente farà riflettere. Una storia che alla fine è delicata ma anche un po' amara, volutamente creata dopo uno studio sociologico accurato e non casuale... si pensi allo scorcio della società snob di Capalbio (ascoltatene i dialoghi) pensate alla scena del cinema in lingua armena, ecc.
Gli attori sono veramente bravi e le ambientazioni azzeccate.
Ci sono scene anche spassose.... e comunque una realtà emerge: certe storie nascono per caso e durano come un gatto in tangenziale (la storia tra i due adolescenti) ed altre che nascono sempre per caso durano per sempre... forse...
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angeloumana
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martedì 9 gennaio 2018
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contaminazione
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E' una bella trovata che il film cominci con l'inno europeo mentre una squadra di young executives muniti di trolley da viaggio avanza a passo di carica verso una conferenza al parlamento europeo. Fanno parte di un think-tank e per bocca del loro “condottiero” portavoce Antonio Albanese parleranno della valorizzazione delle periferie nelle città metropolitane e di non lasciare indietro gli abitanti che le abitano, progetti basati ovviamente sui finanziamenti che dall'Europa si invocano. Andare a conoscere dunque la gente di periferia, andare oltre le parole, sentire i loro bisogni e non starne distanti come con appestati.
Il film finirà col capo-squadra del think-tank che esce da un'altra di quelle conferenze a Bruxelles con passo non più baldanzoso ma riflessivo e pensieroso.
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E' una bella trovata che il film cominci con l'inno europeo mentre una squadra di young executives muniti di trolley da viaggio avanza a passo di carica verso una conferenza al parlamento europeo. Fanno parte di un think-tank e per bocca del loro “condottiero” portavoce Antonio Albanese parleranno della valorizzazione delle periferie nelle città metropolitane e di non lasciare indietro gli abitanti che le abitano, progetti basati ovviamente sui finanziamenti che dall'Europa si invocano. Andare a conoscere dunque la gente di periferia, andare oltre le parole, sentire i loro bisogni e non starne distanti come con appestati.
Il film finirà col capo-squadra del think-tank che esce da un'altra di quelle conferenze a Bruxelles con passo non più baldanzoso ma riflessivo e pensieroso. Tra i due avvenimenti lui è venuto a contatto nei fatti con persone del malfamato quartiere romano “Bastogi” (lassate ogni speranza o voi k'entrate, è scritto su un muro che lo delimita). Ci è dovuto entrare perché la sua figlia 13enne di genitori separati e che vive in un palazzo del centro di Roma, si è innamorata di un coetaneoche vive al Bastogi. Ha conosciuto dunque la supertatuata madre del ragazzo, Paola Cortellesi, “popolana” dai modi spicci, tacchi altissimi e smartphone sempre in mano. Le teorie che esponeva a Bruxelles sull'avvicinamento tra quartieri delle città ha dovuto metterle in pratica: ambedue le parti, apparentemente distanti, hanno molto da dirsi e molte esperienze da scambiarsi, quelle realtà non sono come le teorie riportate da intellettuali nelle loro relazioni e le tavole rotonde piene di parole. L'attenzione all'altra, di una classe sociale differente dalla sua, è diventata realtà per Antonio. Classi diverse si sono “contaminate” e forse la potenziale consuocera ha trasmesso molto di più al tank-thinker: tramite lei ha toccato con mano cosa può voler dire avere un marito (Amendola) perennemente in vacanza (in prigione a Rebibbia) per essere stato un parrucchiere esperto con le forbici, talmente esperto da usarle sulla pancia di qualcuno che gli ha fatto un torto. Ha appreso come quella donna possa aver perso il lavoro di cassiera in un supermercato per via delle casse automatiche che, dice, fanno risparmiare mediamente due minuti di tempo ai clienti. Eppure da cassiera – ora somministra i pasti alla mensa di una casa per anziani – aveva imparato a indovinare la vita privata dei consumatori sulla base di ciò che acquistavano, come dire che della vita si impara di più praticandola che parlandone o leggendone solamente. Il thinker visiterà una volta la popolosa spiaggia coccia de morto dei borgatari, con annesso divieto di balneazione e lunghissime code d'auto per arrivarci. Apprenderà pure che il tank dei thinker si può tradurre bene come tanica, in linguaggio semplice e accessibile. La popolana dal canto suo sperimenterà la spiaggia incontaminata di Capalbio, quasi deserta ma con bagnanti importanti, da televisione, per raggiungere la quale bisogna però camminare per due chilometri e mezzo, e sperimenterà a sue spese che in un cinema d'essai bisogna assistere silenziosamente e non alzarsi finché i titoli di coda non scorrono tutti, pure se scritti in armeno. Riceverà pure un bacio di saluto dal potenziale consuocero, un'attenzione a cui il personaggio della brava Cortellesi non era da tempo abituata. Inevitabile che una simpatia nasca tra le due anime lontane, sperando che essa non duri quanto un gatto in tangenziale.
Ottima idea del regista Riccardo Milani e bei dialoghi “ficcanti” degli sceneggiatori (tra i quali la stessa Cortellesi e Giulia Calenda, imparentata con la Comencini e col ministro dello sviluppo economico), una commedia leggera e godibile ma “corposa” e attuale quanto a accettazione del diverso e alla casualità del posto (e classe sociale) dove si nasce.
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alexlaby
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lunedì 8 gennaio 2018
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godibile
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Non un grande film, ma gradevole e delicato nei ritmi. Non del tutto scontate alcune reazioni dei personaggi e quindi per essere un film scontate ha dei guizzi di originalità. Cortellesi che migliora come attrice e bravi come sempre Albanese e Amendola. Non si ride molto, ma è tutto gradevole e misurato.
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domenica 7 gennaio 2018
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sulla musica..
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Non è despacito la canzone..e per confonderla ci vuole visto l’hanno passata parecchio;) E poi le canzoni del gruppo romano della dark polo gang per l’ingresso di Alessio sono perfette..sono italiane..sono romane..sono coatte..
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flaw54
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domenica 7 gennaio 2018
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credevo peggio
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Son o film che a me non piacciono e sono entrato in sala solo per far piacere a mia moglie. Forse per questo l' ho trovato vedibile, nonostante si basi sugli stereotipi più ricorrenti sul rapporto tra cultura ( !! ) e ignoranza. Il primo tempo risulta abbastanza divertente, poi il regista sembra non sapere come concludere la storia e tutto si banalizza con un finale direi ridicolo. Bravi però gli attori, nonostante che io non ami nè Albanese nè la Cortellesi, ma devo ammettere che il film lo tengono in piedi loro. La sala era piena e la gente rideva: sarà la nuova linea dei cinepanettoni?
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emasbt
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sabato 6 gennaio 2018
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ottimo cast ma pessimo tutto il resto
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Esco ora decisamente deluso. Se non fosse valsa la pena per la bravura degli attori, sarebbe stato di alzarsi e non aspettare la fine del film.
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gianniquilici
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sabato 6 gennaio 2018
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un film furbo
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di Gianni Quilici
La sala si riempie quasi del tutto.
Sono sorpreso. Non succede spesso e immaginavo fosse uno dei film da “mezza sala”. Inizia e ben presto intuisco perché possa piacere ad un pubblico (cosiddetto) medio, come poi testimoniano, anche, gli incassi nazionali.
“Come un gatto in tangenziale” è un film furbo, che utilizza bene gli stereotipi del qualunquismo, con una coppia di attore/attrice all’altezza di questa, per così dire, furbizia.
Il tema: il conflitto tra una borghesia ricca, affermata ed intellettuale, che vive nel cuore di Roma e il nuovo proletariato, più borgataro che piccolo borghese, in una delle periferie romane più a rischio.
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di Gianni Quilici
La sala si riempie quasi del tutto.
Sono sorpreso. Non succede spesso e immaginavo fosse uno dei film da “mezza sala”. Inizia e ben presto intuisco perché possa piacere ad un pubblico (cosiddetto) medio, come poi testimoniano, anche, gli incassi nazionali.
“Come un gatto in tangenziale” è un film furbo, che utilizza bene gli stereotipi del qualunquismo, con una coppia di attore/attrice all’altezza di questa, per così dire, furbizia.
Il tema: il conflitto tra una borghesia ricca, affermata ed intellettuale, che vive nel cuore di Roma e il nuovo proletariato, più borgataro che piccolo borghese, in una delle periferie romane più a rischio.
Riccardo Milani rappresenta questo, si fa per dire, conflitto, trattando i borgatari in modo convenzionale come ladri e buzzurri, vagamente minacciosi, con uno sguardo che sarebbe razzista, se non fosse filtrato da un’ironia superficialmente parodistica, che utilizza anche per la borghesia, secondo i consueti cliché (Capalbio e i discorsi para-intellettuali).
In altri termini il regista e gli sceneggiatori si fermano volutamente alla superficie, perché è ciò che un certo tipo di spettatore conosce e riconosce. Ciò viene valorizzato dalla protagonista, che è sì diretta, selvaggia, quasi una guerriera all’inizio, ignorante, senza complessi, ma anche con la bellezza seducente della sua vitalità e del suo aspetto fisico.
Le ragioni di un qualche successo di pubblico sono, infatti, i due attori protagonisti, lei (Paola Cortellessi) e lui (Antonio Albanese), che danno, qua e là, forza al film con battute felici e con la capacità di prendere lo spazio della scena.
Con un ultimo aspetto: il film lascia trapelare una possibile, quanto invece improbabile per ciò che si è visto, storia sentimentale tra i due. Infatti, anche senza il bacio finale, è questo che lascia intendere la chiusa del film. Così il pubblico può lasciare la sala soddisfatto, perché è ciò che aveva segretamente desiderato.
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venerdì 5 gennaio 2018
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delusione
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nemmeno un'idea che giustifichi il film. da Albanese mi aspettavo almeno un po' di rispetto per il pubblico che lo segue ma pare troppo soddisfatto di se per pensare ad altro. peccato. amen
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flyanto
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venerdì 5 gennaio 2018
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due mondi all'opposto
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"Come un Gatto in Tangenziale" , l' ultimo film con Antonio Albanese e Paola Cortellesi, è una commedia in cui si ironizza sulle differenze sociali e soprattutto sui falsi propositi ed ideologie (a parole) di abbatterli.
I suddetti protagonisti sono due genitori all'opposto, socialmente e culturalmente parlando, i quali, loro malgrado, entrano in contatto a causa della relazione sentimentale tra i loro due rispettivi figli adolescenti.
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"Come un Gatto in Tangenziale" , l' ultimo film con Antonio Albanese e Paola Cortellesi, è una commedia in cui si ironizza sulle differenze sociali e soprattutto sui falsi propositi ed ideologie (a parole) di abbatterli.
I suddetti protagonisti sono due genitori all'opposto, socialmente e culturalmente parlando, i quali, loro malgrado, entrano in contatto a causa della relazione sentimentale tra i loro due rispettivi figli adolescenti. La figlia dell'uomo, un esponente di un movimento sorto a favore dell'abbattimento delle differenze sociali ed appartenente alla ricca borghesia romana, si è innamorata di un ragazzino della più degradata delle borgate laziali che ha il padre in galera, la madre cameriera saltuaria presso una casa di riposo e due zie ladre e nullafacenti. Pur non contenti, dunque, di questa frequentazione, i due genitori in questione cercano di non ostacolare del tutto i propri figlioli adolescenti ma, nel corso delle giornate trascorse insieme, si renderanno sempre più conto che le differenze sono incolmabili nonostante la loro buona volontà a, se non eliminarle, ridurle. Così, quando il padre del ragazzo esce di galera e la madre della ragazzina, intellettuale e snob, si incontrano, la situazione ovviamente precipita.....
A parte il finale, forse, poco probabile dal punto di vista realistico, questa commedia diretta dal regista Riccardo Milani risulta perfettamente girata, interpretata e con una storia divertente ed intelligentemente ironica. Perfettamente scandita e, pertanto, con una tempistica perfetta nel suo svolgersi, essa è sostenuta da dialoghi brillanti arricchiti da un vocabolario ricco e variegato e molto 'particolare', e da battute all'insegna di un'acuta arguzia. Tutti gli attori sono all'altezza dei loro ruoli e senza alcun dubbio Paola Cortellesi (qui in veste anche di sceneggiatrice) spicca su tutti anche dal punto di vista estetico del trucco e dell'abbigliamento.
Insomma, sicuramente consigliabile come divertissment ma anche per riflettere in generale su certi atteggiamenti ipocriti, od anche sinceri, ma, comunque, inattuabili al diretto scontro con la realtà.
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zim
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giovedì 4 gennaio 2018
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predica bene razzola male
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La tesi è vecchia: si predica bene e si razzola male o meglio c'è una frattura tra le belle intenzioni e i fatti. Ed è facile da questo assunto tirare fuori situazioni e gag esilaranti. Più difficile chiudere il discorso se si prescinde dal comune buon senso. Albanese misurato credibile e ancora di più la ricostruzione della sua abitazione borghese.
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La tesi è vecchia: si predica bene e si razzola male o meglio c'è una frattura tra le belle intenzioni e i fatti. Ed è facile da questo assunto tirare fuori situazioni e gag esilaranti. Più difficile chiudere il discorso se si prescinde dal comune buon senso. Albanese misurato credibile e ancora di più la ricostruzione della sua abitazione borghese. Villoresi simpatica brava ma un po' stereotipo grottesco come il set del suo appartamento di periferia. Claudio Mendola ci regala un cammeo ad effetto e Franca Leosini esce dal televisore per rinforzare l' impressione di realtà nel grande schermo. Brava la ragazzina all' occorrenza francofona. Per i fatti suoi il ragazzino che per quanto "carino" se non ricordo male non dice una battuta. Deliziosa la ex tra la lavanda.
Il finale è doppio, un po' pessimismo della ragione e ottimismo della volontà. Da escludere del tutto l'integrazione tra i due mondi (Mussolini ai tempi l'aveva già pianificata evitando di provvedere ai mezzi di comunicazione tra periferia e centro di Roma) Continuerà la storia tra i due adolescenti? NO Ci sarà una storia tra i due adulti? Forse SI ma sarà breve.
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[+] villoresi?!? claudio mendola???
(di spione)
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[+] me so' capito io..
(di palamit0)
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