udiego
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sabato 7 aprile 2018
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a tutta dritta
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Antonio Albanese, al suo quarto lavoro che lo vede impegnato anche dietro alla macchina da presa oltre che come attore, porta sul grande schermo un’opera che si discosta dai suoi precedenti lavori. In questo caso la comicità non è l’elemento preponderante del film, anzi, il regista lombardo di origini siciliane, struttura la vicenda volendoci raccontare temi profondi e delicati in modo del tutto surreale. La comicità ovviamente non manca, ma Contromano ha più un sapore agrodolce e vuole approfondire non solo le tematiche sociali che entrano in gioco in questa vicenda, ma anche gli aspetti personali dei suoi protagonisti.
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Antonio Albanese, al suo quarto lavoro che lo vede impegnato anche dietro alla macchina da presa oltre che come attore, porta sul grande schermo un’opera che si discosta dai suoi precedenti lavori. In questo caso la comicità non è l’elemento preponderante del film, anzi, il regista lombardo di origini siciliane, struttura la vicenda volendoci raccontare temi profondi e delicati in modo del tutto surreale. La comicità ovviamente non manca, ma Contromano ha più un sapore agrodolce e vuole approfondire non solo le tematiche sociali che entrano in gioco in questa vicenda, ma anche gli aspetti personali dei suoi protagonisti.
Mario non è una persona cattiva o razzista, è solo un uomo incapace di accettare il cambiamento, per via della sua “ignoranza”, ma, dopo aver intrapreso questo viaggio non solo metaforico, acquisirà maggior consapevolezza di sè se è degli altri, riuscendo finalmente ad affrontare la diversità. E nemmeno Oba, vittima del piano malefico di Mario, è privo di difetti: i due, nel corso della storia, troveranno più punti in comune di quelli che potessero immaginare.
La sceneggiatura presenta pregi e difetti e se da una parte ha il merito di mantenere quell’aria di freschezza per tutto il film, dall’altra tende ad essere costruita in modo un po’ troppo semplice con delle punte di retorica a volte eccessive, soprattutto nelle battute finali. Albanese persegue l’obiettivo di costruire un film che possa fare arrivare a tutti queste tematiche in realtà particolarmente complesse. In parte ci riesce ed in parte meno, ma ha sicuramente il merito di strappare un sorriso agli spettatori in sala.
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flyanto
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venerdì 6 aprile 2018
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come risolvere il problema dell'immigrazione
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"Contromano", il nuovo film del comico Antonio Albanese, sta ad indicare il viaggio, appunto, in direzione contraria a quella percorsa dalle popolazioni africane, che il protagonista (Antonio Albanese) intraprende al fine di riportare nel paese d'origine, il Senegal, due extracomunitari sbarcati in Italia. Titolare di un lussuoso e storico negozio milanese di calze e cravatte, l'uomo si vede giorno per giorno minacciare il proprio commercio e conseguente guadagno da un ragazzo extracomunitario che vende proprio davani al suo esercizio la stessa sua merce più scadente ed ovviamente a basso costo.
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"Contromano", il nuovo film del comico Antonio Albanese, sta ad indicare il viaggio, appunto, in direzione contraria a quella percorsa dalle popolazioni africane, che il protagonista (Antonio Albanese) intraprende al fine di riportare nel paese d'origine, il Senegal, due extracomunitari sbarcati in Italia. Titolare di un lussuoso e storico negozio milanese di calze e cravatte, l'uomo si vede giorno per giorno minacciare il proprio commercio e conseguente guadagno da un ragazzo extracomunitario che vende proprio davani al suo esercizio la stessa sua merce più scadente ed ovviamente a basso costo. Esasperato anche dai continui immigrati questuanti da cui il protagonista viene quotidianamente fermato per le strade, decide con uno stratagemma di riportare personalmente con la propria macchina nel natio Senegal il giovane 'concorrente'. Nel corso di questo viaggio di ritorno si aggregherà anche la bella e sedicente sorella del ragazzo e svariate avventure capiteranno a tutti e tre.
"Contromano" è una commedia molto poco realistica nel suo contenuto che appare veramente improbabile, in ogni caso, non considerato ciò, essa funziona bene come dialoghi e situazioni ma, purtroppo, solo nella prima parte del film (che è anche quella più accettabile dal punto di vista della veridicità) rispetto alla seconda. Quest'ultima, infatti, risulta troppo lunga e, appunto, altamente improbabile, e ciò compromette notevolmente la riuscita del film. Sicuramente Albanese, 'castigatore' di parecchi mal costumi italiani, avrebbe potuto ideare qualcosa di meglio riguardo il tema e le problematiche dell'immigrazione del nostro Paese. Affrontare un tema così complesso e delicato con tanta superficialità e paradosso, ripeto, va a discapito del valore in sè della pellicola.
Peccato, attenderemo la prossima 'opera' di questo divertente e bravo comico.
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felicity
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giovedì 7 febbraio 2019
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malinconico dolceamaro, ma non lascia il segno
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Inizialmente una malinconia dolceamara pervade il film e impedisce di trovare la strada dell’ironia vera, gli leva potenza invece che accrescerne la forza e ne smussa gli angoli.
Da metà poi il film diventa un’altra cosa, i presupposti iniziali scompaiono, il razzista non è più tale e il miracolo finale è dietro l’angolo, una volta arrivati in Africa.
In Senegal tutto è stupendo senza vere motivazioni. La serenità conquistata non è spiegata, è imposta per diritto.
Se l’iniziale ostilità del protagonista nei confronti dell’immigrazione poteva rappresentare lo specchio dei pregiudizi quotidiani dell’italiano medio, Contromano poi imbocca una strada sbagliata.
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Inizialmente una malinconia dolceamara pervade il film e impedisce di trovare la strada dell’ironia vera, gli leva potenza invece che accrescerne la forza e ne smussa gli angoli.
Da metà poi il film diventa un’altra cosa, i presupposti iniziali scompaiono, il razzista non è più tale e il miracolo finale è dietro l’angolo, una volta arrivati in Africa.
In Senegal tutto è stupendo senza vere motivazioni. La serenità conquistata non è spiegata, è imposta per diritto.
Se l’iniziale ostilità del protagonista nei confronti dell’immigrazione poteva rappresentare lo specchio dei pregiudizi quotidiani dell’italiano medio, Contromano poi imbocca una strada sbagliata.
Il cinema di Albanese regista rischia così di offuscare anche Albanese attore. Contromano, al momento ne è la dimostrazione.
Non graffia mai, non incide e non lascia il segno.
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rob8
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giovedì 2 agosto 2018
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un film umanista
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Antonio Albanese adotta il collaudato schema del road movie, ma lo reinventa con grande originalità adattandolo ad una storia che da Milano, passando per le spiagge tirreniche, arriva via mare alle sabbie del Senegal. In una surreale e personale missione di rimpatrio contromano, che il protagonista (lo stesso Albanese) intraprende per riportare due immigrati clandestini a casa (dove in realtà essi sperano di ricongiungersi ai loro cari per celebrare il proprio matrimonio). Naturalmente, l’esperienza comune porterà l’uomo a rivedere profondamente le sue convinzioni.
Con grande misura Albanese dosa gli snodi narrativi, i toni espressivi, la consistenza dei personaggi: conferendo al film una pregevole cifra, che potremmo definire umanistica.
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Antonio Albanese adotta il collaudato schema del road movie, ma lo reinventa con grande originalità adattandolo ad una storia che da Milano, passando per le spiagge tirreniche, arriva via mare alle sabbie del Senegal. In una surreale e personale missione di rimpatrio contromano, che il protagonista (lo stesso Albanese) intraprende per riportare due immigrati clandestini a casa (dove in realtà essi sperano di ricongiungersi ai loro cari per celebrare il proprio matrimonio). Naturalmente, l’esperienza comune porterà l’uomo a rivedere profondamente le sue convinzioni.
Con grande misura Albanese dosa gli snodi narrativi, i toni espressivi, la consistenza dei personaggi: conferendo al film una pregevole cifra, che potremmo definire umanistica. Il messaggio che ne scaturisce è consapevolmente utopico, nell’anelito alla pacifica coesistenza e al produttivo scambio culturale tra diversi e forse l’epilogo appare al riguardo eccessivamente idilliaco; tuttavia, si esce dalla sala soddisfatti e, una volta tanto, con un senso di serena positività.
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cardclau
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lunedì 2 aprile 2018
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nei sogni, dobbiamo crederci!
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Nei sogni, dobbiamo crederci. E' vero che l'Africa è molto più inferno, di quello che siamo disposti a credere. Che il nostro paese ha un'autonomia economica molto minore, di quello che siamo disposti a credere. Ma non si può fare senza la solidarietà; al cuore non si comanda, anzi và ascoltato, e i contatti col lui mantenuti saldi e stretti, altrimenti viene meno il senso di appartenere alla razza umana. I veneti, che ora guardano gli "altri", dall'alto del loro "miracolo economico", nel basso dei "poareti", hanno foraggiato l'emigrazione internazionale per decenni. Certo, con onore, ma va tenuto in debito conto che i talenti abbiano da essere condivisi e non accumulati per sé, nei momenti di "grassa".
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Nei sogni, dobbiamo crederci. E' vero che l'Africa è molto più inferno, di quello che siamo disposti a credere. Che il nostro paese ha un'autonomia economica molto minore, di quello che siamo disposti a credere. Ma non si può fare senza la solidarietà; al cuore non si comanda, anzi và ascoltato, e i contatti col lui mantenuti saldi e stretti, altrimenti viene meno il senso di appartenere alla razza umana. I veneti, che ora guardano gli "altri", dall'alto del loro "miracolo economico", nel basso dei "poareti", hanno foraggiato l'emigrazione internazionale per decenni. Certo, con onore, ma va tenuto in debito conto che i talenti abbiano da essere condivisi e non accumulati per sé, nei momenti di "grassa". Il film Contromano di Antonio Albanese é un film tenero e idealista, e come tale soggetto a possibili e sommarie, aspre, critiche. E' un film invece coraggioso. pieno di speranza, e forse uno dei migliori dell'Albanese regista e attore. La storia non avrebbe senso, se non presa come sogno, come realizzazione del desiderio. Antonio Albanese é un single perfettino apparentemente soddisfatto della sua attività commerciale, ereditata dagli antenati, col pallino dell'agricoltura biologica, per quanto da terrazza. Si scontra col mondo degli extra comunitari, di cui un Senegal primitivo agricolturalmente ma non umanamente, e con la carenza assoluta, e direi impervia, del mondo femminile. E trova a suo modo delle soluzioni. I neri che lo aiutano in questa impresa, Alex Fonja e Aude Legastelois, sono belli. Nei sogni, dobbiamo crederci
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