jutka
|
martedì 9 gennaio 2018
|
morto stalin se ne fa un altro
|
|
|
|
Più che un film sul comunismo ho trovato una vera americanata. Il film se fosse stato definito satira avrei acettata tutti gli errori cinematografici, ma poiché è definito storico biografico, ho trovato alquanto fastidioso: la scritta out of order nell'interno del Cremlino. Frasi con Dio, nel comunismo non si pronunciava il nome di Dio perché non poteva esistere. Frasi di tipo "viva John Wayn e Tom Ford, scoperei Grace Kelly". In quel periodo non potevano nemmeno conoscere personaggi dell'Occidente. Non sapevano niente dell'Occidente poi l'America era tabu. Quindi ho trovato un film sopra le righe e anche noioso.
[+]
Più che un film sul comunismo ho trovato una vera americanata. Il film se fosse stato definito satira avrei acettata tutti gli errori cinematografici, ma poiché è definito storico biografico, ho trovato alquanto fastidioso: la scritta out of order nell'interno del Cremlino. Frasi con Dio, nel comunismo non si pronunciava il nome di Dio perché non poteva esistere. Frasi di tipo "viva John Wayn e Tom Ford, scoperei Grace Kelly". In quel periodo non potevano nemmeno conoscere personaggi dell'Occidente. Non sapevano niente dell'Occidente poi l'America era tabu. Quindi ho trovato un film sopra le righe e anche noioso. Niente che vedere con un altro film analogo sul comunismo come "Goodby Lenin" divertentissimo.
[-]
[+] euro risparmiati
(di napalm52)
[ - ] euro risparmiati
|
|
[+] lascia un commento a jutka »
[ - ] lascia un commento a jutka »
|
|
d'accordo? |
|
michelecamero
|
sabato 6 gennaio 2018
|
tragicommedia da vedere
|
|
|
|
Questo film sembra veramente la dimostrazione del teorema per il quale “una risata vi sotterrerà”. Perché è quello che fa con una generazione di burocrati sovietici che hanno terrorizzato il mondo fino alla caduta del muro di Berlino. Racconta con i toni della commedia gli ultimi giorni di Stalin e le caotiche ore successive alla sua morte in cui i componenti del comitato centrale (ci sono tutti dal famigerato Beria fino al furbo Krusciov) si sono dati battaglia per la successione. Lo fa con riuscito sarcasmo nell’intento di banalizzarli rendendoli umani nel loro ridicolo, raccogliendo intorno al letto di morte del tragico dittatore sovietico, trascorso oltre mezzo secolo dagli avvenimenti narrati, i sorrisi degli uomini di oggi.
[+]
Questo film sembra veramente la dimostrazione del teorema per il quale “una risata vi sotterrerà”. Perché è quello che fa con una generazione di burocrati sovietici che hanno terrorizzato il mondo fino alla caduta del muro di Berlino. Racconta con i toni della commedia gli ultimi giorni di Stalin e le caotiche ore successive alla sua morte in cui i componenti del comitato centrale (ci sono tutti dal famigerato Beria fino al furbo Krusciov) si sono dati battaglia per la successione. Lo fa con riuscito sarcasmo nell’intento di banalizzarli rendendoli umani nel loro ridicolo, raccogliendo intorno al letto di morte del tragico dittatore sovietico, trascorso oltre mezzo secolo dagli avvenimenti narrati, i sorrisi degli uomini di oggi. La storia più o meno è quella anche se non ci ha ancora svelato del tutto i misteri di quella morte e di quello che è realmente accaduto nelle ore precedenti e successive. Però tratta veramente con ironia e sarcasmo quei tempi e quei momenti, invitando lo spettatore a riflettere con leggerezza, sulle malefatte seriali di quei personaggi macabri, forse addirittura mediocri e privi di autentico talento che però seppero tenere soggiogato nel terrore e col terrore un popolo e minacciare il resto del mondo. Significativa la trovata per la quale al momento di tentare di salvare Stalin colpito probabilmente da un ictus non erano rinvenibili i migliori medici perché tutti internati in Siberia. Esilarante per rendere l’idea del clima che dominava l’URSS negli anni ’50, la trovata del concerto di musica classica trasmesso dalla radio ma non registrato del quale però il segretario generale del partito chiede la registrazione. Il timore di tutti, funzionari e musicisti, di terminare anzi tempo la loro esistenza se non riesce loro di esaudire in qualche modo quella richiesta è tale che il concerto viene subito ripetuto per poterlo registrare e consegnare al dittatore copia della registrazione. Tutti tranne uno: la pianista la cui famiglia è stata distrutta dal regime che odia Stalin e si rifiuta alla ripetizione. Viene convinta però con una bella somma di rubli: metafora di quello che sarebbe successo dopo alla caduta del regime ad un popolo reso libero anche nella capacità e nella volontà di vendere l’anima al diavolo pur di accedere alle sirene del benessere occidentale.
michelecamero
[-]
|
|
[+] lascia un commento a michelecamero »
[ - ] lascia un commento a michelecamero »
|
|
d'accordo? |
|
alex2044
|
lunedì 1 gennaio 2018
|
si può ridere della morte di qualcuno ?
|
|
|
|
Si può ridere della morte di qualcuno ? Si ! Quando questo qualcuno è uno dei peggiori tiranni della storia mondiale ridere di lui e della sua cricca di profittatori è quasi un dovere civile e Armando Sannucci , regista e attore comico scozzese di origine italiana , merita un grande applauso per il delizioso film che ci ha presentato . Onestamente nella prima parte del film , malgrado le risate plurime di molti spettatori in sala , mi sentivo un po' trattenuto quasi impossibilitato a esprimere la mia contententezza condizionato dal ricordo del periodo tristissimo in cui il film si svolge . Poi , all'ennesima gag fenomenale , l'argine ha ceduto con la prima risata liberatoria .
[+]
Si può ridere della morte di qualcuno ? Si ! Quando questo qualcuno è uno dei peggiori tiranni della storia mondiale ridere di lui e della sua cricca di profittatori è quasi un dovere civile e Armando Sannucci , regista e attore comico scozzese di origine italiana , merita un grande applauso per il delizioso film che ci ha presentato . Onestamente nella prima parte del film , malgrado le risate plurime di molti spettatori in sala , mi sentivo un po' trattenuto quasi impossibilitato a esprimere la mia contententezza condizionato dal ricordo del periodo tristissimo in cui il film si svolge . Poi , all'ennesima gag fenomenale , l'argine ha ceduto con la prima risata liberatoria . E da quel momento in poi , lo ammetto , ho continuato a ridere fino alla fine , perfino durante i titoli di coda . Naturalmente il film non è solo risate e gag ma è un'opera compiuta che lascia trapelare una tesi di fondo , secondo la quale , Stalin non morì subito nè fu ucciso ma probabilmente fu lasciato morire, tirando alla lunga la sua agonia , dai suoi , ormai , ex complici che vedevano la sua morte come una liberazione e si preparavano , un contro l'altro armati , a succedergli .La regia è matura e precisa anche nei dettagli e gli attori sono uno più bravo dell'altro . La ricostruzione d'epoca è più che corretta e tecnicamente non c'è una sbavatura . Per concludere , Armando Sannucci ha imparato benissimo , la lezione del grande Charlot con il suo Hitler che gioca con un mappamondo come fosse un pallone ed il suo è un nome da segnarsi a mente .
[-]
[+] un film penoso
(di samanta)
[ - ] un film penoso
|
|
[+] lascia un commento a alex2044 »
[ - ] lascia un commento a alex2044 »
|
|
d'accordo? |
|
mattiabertaina
|
domenica 3 dicembre 2017
|
una morte sospesa tra commedia nera e storia
|
|
|
|
"Morto Stalin, se ne fa un altro" è la nuova sapida e tagliente commedia drammatica del comico scozzese Armando Iannucci,alla sua seconda regia dopo "In the loop" del 2009. Il lungometraggio, tratto dal romanzo "La morte di Stalin" di Nury e Robin, ripercorre gli eventi che seguirono alla morte di Stalin, nel 1953. Il dittatore morì il 2 marzo stroncato da un'emorragia celebrale ma la notizia venne data al mondo soltanto quarantotto ore dopo; due giorni in cui gli uomini più vicini al capo del Cremlino si scontrarono per salire sullo scranno più alto dell'Unione Sovietica; tra questi Zhukov, Khrushchev, Berja e Malenkov.
[+]
"Morto Stalin, se ne fa un altro" è la nuova sapida e tagliente commedia drammatica del comico scozzese Armando Iannucci,alla sua seconda regia dopo "In the loop" del 2009. Il lungometraggio, tratto dal romanzo "La morte di Stalin" di Nury e Robin, ripercorre gli eventi che seguirono alla morte di Stalin, nel 1953. Il dittatore morì il 2 marzo stroncato da un'emorragia celebrale ma la notizia venne data al mondo soltanto quarantotto ore dopo; due giorni in cui gli uomini più vicini al capo del Cremlino si scontrarono per salire sullo scranno più alto dell'Unione Sovietica; tra questi Zhukov, Khrushchev, Berja e Malenkov. Un'opera che apre uno squarcio su una importante pagina della storia russa, tra purghe, procedimenti sommari, famigerate liste, incarcerazioni preventive, confessioni estorte con la violenza. La sceneggiatura ricalca idealmente il protocollo da seguire a fronte della morte del Capo di Stato, dall'organizzazione delle esequie alle tempistiche e le modalità per la successione al potere. Iannucci, conosciuto in Gran Bretagna per programmi radiofonici e televisivi di satira di grande successo, si presenta con un soggetto di non facile trasposizione, soprattutto se il registro scelto si muove tra il grottesco ed il dramma, tra la commedia e lo storico. Per farlo si serve di un parterre di grandi attori, da Steve Buscemi nei panni di Nikita Khrushchev a Olga Kurilenko, fatale Maria Yudina, da Paddy Considine nella parte di Comrade Andreyev a Andrea Riseborough che dà il volto alla figlia di Stalin, Svetlana. Il ritmo è incalzante, i dialoghi briosi, gli interpreti in stato di grazia; una storia che mette alla berlina il concetto stesso di dittatura puntando il dito sull'assurdità del male e l'assordante non-sense di un consenso popolare, quello di Stalin, che era largo e diffuso anche presso i ceti più disagiati. Una modalità di racconto che dà una boccata d'ossigeno alla cinematografia contemporanea, premio Fipresci al Torino Film Festival 2017 ed in sala in Italia da gennaio.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a mattiabertaina »
[ - ] lascia un commento a mattiabertaina »
|
|
d'accordo? |
|
|