Morto Stalin, se ne fa un altro

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Una morte sospesa tra commedia nera e storia Valutazione 4 stelle su cinque

di mattiabertaina


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domenica 3 dicembre 2017

"Morto Stalin, se ne fa un altro" è la nuova sapida e tagliente commedia drammatica del comico scozzese Armando Iannucci,alla sua seconda regia dopo "In the loop" del 2009. Il lungometraggio, tratto dal romanzo "La morte di Stalin" di Nury e Robin, ripercorre gli eventi che seguirono alla morte di Stalin, nel 1953. Il dittatore morì il 2 marzo stroncato da un'emorragia celebrale ma la notizia venne data al mondo soltanto quarantotto ore dopo; due giorni in cui gli uomini più vicini al capo del Cremlino si scontrarono per salire sullo scranno più alto dell'Unione Sovietica; tra questi Zhukov, Khrushchev, Berja e Malenkov. Un'opera che apre uno squarcio su una importante pagina della storia russa, tra purghe, procedimenti sommari, famigerate liste, incarcerazioni preventive, confessioni estorte con la violenza. La sceneggiatura ricalca idealmente il protocollo da seguire a fronte della morte del Capo di Stato, dall'organizzazione delle esequie alle tempistiche e le modalità per la successione al potere. Iannucci, conosciuto in Gran Bretagna per programmi radiofonici e televisivi di satira di grande successo, si presenta con un soggetto di non facile trasposizione, soprattutto se il registro scelto si muove tra il grottesco ed il dramma, tra la commedia e lo storico. Per farlo si serve di un parterre di grandi attori, da Steve Buscemi nei panni di Nikita Khrushchev a Olga Kurilenko, fatale Maria Yudina, da Paddy Considine nella parte di Comrade Andreyev a Andrea Riseborough che dà il volto alla figlia di Stalin, Svetlana. Il ritmo è incalzante, i dialoghi briosi, gli interpreti in stato di grazia; una storia che mette alla berlina il concetto stesso di dittatura puntando il dito sull'assurdità del male e l'assordante non-sense di un consenso popolare, quello di Stalin, che era largo e diffuso anche presso i ceti più disagiati. Una modalità di racconto che dà una boccata d'ossigeno alla cinematografia contemporanea, premio Fipresci al Torino Film Festival 2017 ed in sala in Italia da gennaio.

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