alex
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sabato 10 giugno 2017
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inalmente un bel thriller
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Dal terzo minuto fino al finale non e' mai calata la tensione, l'attore che interpretava il protagonista ha regalato una performance memorabile...consigliatissimo!
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valterchiappa
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venerdì 2 giugno 2017
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una storia ed un'occasione sprecata
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Norman Bates, il più famoso paziente cinematogafico di disturbo dissociativo dell’identità si fermava a due. Kevin Wendell Crumb (James McAvoy), protagonista di “Split”, il nuovo film di M.Night Shyamalan, ne ha ben 23, con una ventiquattresima in agguato.
In pieno giorno Kevin rapisce tre studentesse. Claire e Marcia sono solo due adolescenti come tante altre. Casey (Anya Taylor-Joy) è diversa: segnata da un passato terribile, è emarginata dai suoi coetanei ed essa stessa propensa ad isolarsi. La prigione è la stanza di un tetro e misterioso sotterraneo. Ma, sorpresa, il carceriere che compare alle ragazze è sempre uguale e sempre diverso: Dennis, il controllore rigido e inflessibile, Patricia, algida donna dall’accento britannico, Hedwig, ingenuo bimbo di 9 anni.
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Norman Bates, il più famoso paziente cinematogafico di disturbo dissociativo dell’identità si fermava a due. Kevin Wendell Crumb (James McAvoy), protagonista di “Split”, il nuovo film di M.Night Shyamalan, ne ha ben 23, con una ventiquattresima in agguato.
In pieno giorno Kevin rapisce tre studentesse. Claire e Marcia sono solo due adolescenti come tante altre. Casey (Anya Taylor-Joy) è diversa: segnata da un passato terribile, è emarginata dai suoi coetanei ed essa stessa propensa ad isolarsi. La prigione è la stanza di un tetro e misterioso sotterraneo. Ma, sorpresa, il carceriere che compare alle ragazze è sempre uguale e sempre diverso: Dennis, il controllore rigido e inflessibile, Patricia, algida donna dall’accento britannico, Hedwig, ingenuo bimbo di 9 anni. Diventa invece Barry, stilista gay, per recarsi dalla psichiatra che lo ha in cura. La specialista è allarmata dalle email inviate dagli altri Kevin, che le pervengono a ritmo frenetico richiedendo aiuto. Perché il pericolo incombente, per lui e per le sue vittime, è la maturazione e l’imminente arrivo di una nuova identità, violenta, minacciosa e destinata a dominare le altre: “La Bestia”. Della trama null’altro si può dire: sarebbe spoiler.
Una struttura essenziale: Kevin, le sue vittime, i tentativi di fuga, gli intermezzi con la psichiatra, che svolgono la funzione narrativa di aiutare la comprensione di quanto accade.
Ma in questa storia allucinante c’è ben poca invenzione: la vicenda ricalca aderentemente quella di Billy Milligan, psicopatico americano protagonista di un caso giudiziario di enorme interesse mediatico, che avvinse e sconvolse gli Stati Uniti alla fine degli anni ’70. Troppe le somiglianze: accusato di aver rapito, stuprato e rapinato in piena mattina tre studentesse; anche lui diviso fra 24 identità, che si alternano per “venire alla luce”, ovvero di prendere controllo della coscienza; anche nel suo caso psichiatrico l’avvento di una personalità dominante. Persino l’aspetto scientifico apparentemente più paradossale, ovvero la capacità del corpo di assumere caratteristiche fisiologiche diverse al variare delle identità, seppure utilizzato in modo iperbolico nel plot, trova riscontro nella storia clinica di Milligan.
“Split”però non riesce ad essere uno psico-thriller: troppo superficiale l’indagine sulla malattia, poco partecipe l’occhio che la osserva, quasi privo di interessamento, fosse anche perverso. Ma non è nemmeno un thriller: molta tensione, ma paura veramente poca; tanto meno un film d’azione, perché di azione non ce n’è. Per Shyamalan il disturbo dissociativo dell’identità rimane solo un soggetto interessante, da raccontare con precisione, ma senza alcuna empatia; una bizzarria adatta a confezionare, con la tecnica che gli va senz’altro riconosciuta, un film dal facile richiamo. Eppure le misteriose potenzialità della mente, le occulte connessioni o scissioni che essa può generare, l’analisi settoriale, che le manifestazioni di questa patologia consentono, delle singole componenti della personalità comunque presenti in ognuno di noi, seppure normalmente fuse, il gioco dei ruoli che esse assumono, quanto avrebbero potuto solleticare una buona penna. Una buona penna appunto. M. Night Shyamalan preferisce invece galleggiare in una terra di mezzo, senza imboccare una strada definita. O forse un obiettivo, ben chiaro, il regista di origini indiane lo ha avuto: il sospetto sorge assistendo ad un finale tanto inatteso, quanto debole e soprattutto furbetto. Dispiace quindi che Shyamalan abbia preceduto Joel Schumacher, che si è assicurato i diritti di ”The crowded room”, la biografia di Milligan.
In questa sagra delle occasioni perdute anche James McAvoy perde il suo treno. Il ruolo che avrebbe fatto impazzire attori istrionici, ad esempio un Nicholson, viene svolto come Nicholson avrebbe appunto fatto, gigioneggiando, ma senza l’immenso talento del vecchio Jack. Alla fine raccontano di più gli occhioni sgranati della giovane Anya Taylor-Joy.
A chi saluta il ritorno del regista che aveva folgorato all’inizio della sua carriera con film come “Il sesto senso” e “Il predestinato”, diciamo che c’è ancora da attendere. Si è detto che Shyamalan abbia trovato nuova linfa per la sua ispirazione dalle produzioni a budget contenuto. Ma se il suo precedente, “The visit”, pur nei limiti di una trama convenzionale, aveva regalato agli appassionati del genere momenti di vera paura e ai cinefili stralci di girato di ottima qualità, “Split” fa pensare che il regista indiano sia ancora troppo sensibile alle sirene del facile successo.
Ma raccontare la paura esige una vena di autentica follia. Il calcolo non è ammesso.
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liuk!
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venerdì 26 maggio 2017
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quasi 3 stelle
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Split inizia come thriller psicologico di pregiata fattura, con un protagonista disturbato da 23 differenti personalità che interagiscono tra di loro. Per circa il 70% di visione va tutto bene, la narrazione scorre veloce, destando interesse nello spettatore.
Poi accade l'impensabile, la pellicola vira sul fantastico, facendo diventare il cattivo un super cattivo con poteri paranormali. La sorpresa lascia l'amaro in bocca e ci si trova immancabilmente a rivedere tutto in chiave crltica. Il finale, aperto, vorrebbe far presagire un ulteriore capitolo dove Split si fonde con Il Predestinato andando a formare una trilogia basata su supereroi improbabili. Non se ne sentiva il bisogno, senza dubbio anche per il fatto che sono passati troppi anni dal precedente titolo.
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Split inizia come thriller psicologico di pregiata fattura, con un protagonista disturbato da 23 differenti personalità che interagiscono tra di loro. Per circa il 70% di visione va tutto bene, la narrazione scorre veloce, destando interesse nello spettatore.
Poi accade l'impensabile, la pellicola vira sul fantastico, facendo diventare il cattivo un super cattivo con poteri paranormali. La sorpresa lascia l'amaro in bocca e ci si trova immancabilmente a rivedere tutto in chiave crltica. Il finale, aperto, vorrebbe far presagire un ulteriore capitolo dove Split si fonde con Il Predestinato andando a formare una trilogia basata su supereroi improbabili. Non se ne sentiva il bisogno, senza dubbio anche per il fatto che sono passati troppi anni dal precedente titolo.
Complessivamente quindi un discreto titolo massacrato dalla pretestuosità del regista di volerlo legare ad una sua opera precedente.
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alberto
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venerdì 19 maggio 2017
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thriller singolare
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M.Night Shyamalan è un regista molto discusso. E’ considerato da molti un maestro del thriller e i suoi marchi di fabbrica sono i colpi di scena finali, tra i quali è indimenticabile quello de “Il sesto senso”, considerato il suo capolavoro. Ciononostante una gran parte di pubblico considera le sue pellicole lente e salvabili solo per queste svolte finali inaspettate. E a mettere ancora più ambiguo il suo operato sono stati i suoi lavori di fantascienza “L’ultimo dominatore dell’aria” e “After Earth”, entrambi stroncati da critica e pubblico.
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M.Night Shyamalan è un regista molto discusso. E’ considerato da molti un maestro del thriller e i suoi marchi di fabbrica sono i colpi di scena finali, tra i quali è indimenticabile quello de “Il sesto senso”, considerato il suo capolavoro. Ciononostante una gran parte di pubblico considera le sue pellicole lente e salvabili solo per queste svolte finali inaspettate. E a mettere ancora più ambiguo il suo operato sono stati i suoi lavori di fantascienza “L’ultimo dominatore dell’aria” e “After Earth”, entrambi stroncati da critica e pubblico. Ma nel 2014, con “The visit”, il regista indiano torna alle sue origini “tese” e riconquista i suoi fan. Ora con questo nuovo lungometraggio ha confermato che lui deve fare thriller, nient’altro, dato che difficilmente si troveranno concorrenti ai suoi livelli. Qui, in veste anche, come (quasi) sempre, di sceneggiatore, dà vita ad una storia interessantissima, che già dall’inizio è in grado di trascinare lo spettatore in quel terribile incubo che si trovano ad affrontare tre adolescenti, due smorfiosette e un’emarginata: essere imprigionati in un luogo claustrofobico, che potrebbe trovarsi dall’altra parte del mondo o sotto casa, in compagnia di un uomo con il cervello un tantino affollato, considerando che ospita ben 23 personalità, tra cui uno ossessionato dalla pulizia, un bambino di 9 anni e un eccentrico stilista, che va/vanno e viene/vengono da una psicologa e fanno continuamente riferimento ad un nuovo membro di quel cervello che potrebbe risolvere molte questioni esistenziali. Ovviamente il primo merito va a James McCavoy, il Professor X della nuova trilogia degli “X-Men”, che compie un’interpretazione semplicemente spaventosa (nel senso buono), impressionando solo con giochi di sguardi, di mosse e di smorfie; ma si difende bene anche la Thomasin di “The witch” Anya Taylor-Joy, capace di trasmettere l’inquietudine della situazione. Un’inquietudine che insieme alla tensione diventa la parola chiave della pellicola, che si avvale di una ben riuscita costruzione della suspence, a tal punto da esplodere nel finale spaventoso e sospeso; infatti il sequel è assicurato e la scena dei titoli di coda MEZZO SPOILER lascia presuppore un Shyamalan Cinematic Universe che farà invidia a quei presuntuosi della Marvel.
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lucavon95
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lunedì 20 febbraio 2017
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film carino... e questo è un gran peccato.
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questo film è stata una gran delusione perchè aveva tutte le carte in regola per essere un ottimo thriller. il film parte bene e durante il corso del film ha molti momenti veramente riusciti, poi inciampa su cavolate una dietro l'altra, poi fa vedere qualcosa di interessante e poi cade di nuovo, proprio il fatto di essere così discontinuo ha reso la storia troppo inverosimile e poco inquietante ed intrigante, un altro fattore è la logica dei personaggi che in alcuni punti sfocia nel assurdo, un esempio è la scena dove le ragazze sono in macchina la terza davanti e le 2 bimbette viziate dietro a ridacchiare sul cellulare e ci mettono più mezz'ora a capire che nella loro macchina è entrato uno sconosciuto, per non parlare di quando dopo 2 minuti dal rapimento, vogliono subito fare le guerriere e attaccare il rapitore fregandosene altamente che il rapitore può tranquillamente sbudellarle senza problemi da un momento al altro e poi si fanno ricatturare in modo stupido, non a caso sono personaggi per niente caratterizzati e ridotte a semplici "vittime sacrificabili da film horror".
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questo film è stata una gran delusione perchè aveva tutte le carte in regola per essere un ottimo thriller. il film parte bene e durante il corso del film ha molti momenti veramente riusciti, poi inciampa su cavolate una dietro l'altra, poi fa vedere qualcosa di interessante e poi cade di nuovo, proprio il fatto di essere così discontinuo ha reso la storia troppo inverosimile e poco inquietante ed intrigante, un altro fattore è la logica dei personaggi che in alcuni punti sfocia nel assurdo, un esempio è la scena dove le ragazze sono in macchina la terza davanti e le 2 bimbette viziate dietro a ridacchiare sul cellulare e ci mettono più mezz'ora a capire che nella loro macchina è entrato uno sconosciuto, per non parlare di quando dopo 2 minuti dal rapimento, vogliono subito fare le guerriere e attaccare il rapitore fregandosene altamente che il rapitore può tranquillamente sbudellarle senza problemi da un momento al altro e poi si fanno ricatturare in modo stupido, non a caso sono personaggi per niente caratterizzati e ridotte a semplici "vittime sacrificabili da film horror". il protagonista è interpretato da James McAvoy che funziona come volto da psicopatico e ha i suoi momenti di grande recitazione come una scena in particolare dove cambia identità in poche e impercettibili movenze facciali,però non riesce ad essere veramente inquietante (in sala addirittura la gente rideva quando lui era in scena), colpa la sua espressività facciale a volte troppo caricata e la sua caratterizzazione delle varie identità alcune troppo poco approfondite e ridotte a macchiette senza contare che il suo doppiaggio non aiuta per niente la recitazione, in tutta questa carrellata di scivoloni il film ha pure un finale molto moscio a livello di storia ma carico di un messaggio forte e interessante. infatti la cosa che mi è piaciuta del film è la sua riflessione sul tema della violenza psicologica e fisica subita in età infantile, alle ferite che essa può lasciare ma anche alla grande forza che lascia in ognuno di noi, senza tralasciare la grandissima Anya TaylorJoy che qui come protagonista femminile ha veramente dato un gran prova di sè e della sua bravura in alcuni momenti riesce persino ad essere più veritiera di Mcavoy, la regia invece è precisa e suggestiva molto bella anche la fotografia anche se non ha nessun momento memorabile, alcune identità sono ben caratterizzate e riescono a trasmettere molto di più rispetto alle altre, il personaggio della psicologa niente da dire , è la classica psicologa dei film thriller. in conclusione è un peccato che una storia così interessante sia stata così poco sfruttata, manca un colpo di scena vero che ribalti la situazione, invece il film si accontenta di essere un film carino di serie B nulla di più.
ps. il cameo a fine film è apprezzabile e intrigante ma non aggiunge niente di più, è messo lì solo per salvare un pò il finale del film.
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lucavon95
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lunedì 20 febbraio 2017
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film carino... nulla di più ed è un vero peccato
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questo film per me è stata una gran delusione perchè aveva tutte le carte in regola per essere un ottimo film.
l'inizio parte bene e ha dei bei momenti ,alcuni molto riusciti ma dopo questi arrivato tante cavolate, sopratutto nella logica discutibile dei personaggi e nella loro caratterizzazione e il film si alterna così in maniera un pochino fastidiosa fino al finale abbastanza moscio a livello di storia ma molto interessante a livello di contenuti.
il film infatti da un bel messaggio sulla violenza fisica e psicologica subita da bambini e sul dolore che lascia dentro di noi ma anche la forza che ci lascia dentro nel superare quel momento, però cè un "ma" perchè la tensione sarebbe stato costruita molto meglio se James Mcavoy non avesse forzato così tanto la sua recitazione ,in alcuni momenti infatti ,dove il suo personaggio poteva essere veramente inquietante rovina tutto con espressioni del viso molto caricate e una caratterizzazione delle identità abbastanza superficiale dal punto di vista recitativo,infatti solo alcune identità sono caratterizzate bene e hanno il giusto approfondimento, non so come sia in lingua originale ma qui il doppiatore di McAvoy non ha aiutato tanto la sua recitazione rendendo ancora più macchiette le varie identità , un altra cosa che ha fatto affossare alcune scene che potevano essere veramente interessanti è la logica dei personaggi ,in alcuni momenti sfocia quasi nel assurdo, come le 2 bimbette viziate dove in una scena ridacchiano davanti al cellulare dentro una macchina e si rendono conto dopo più di mezz'ora (ovviamente dando a Mcavoy il tempo di prepararsi a rapirle tutto tranquillo) che nella loro auto è entrato uno sconosciuto, oppure il momento in cui vogliono tanto fare le battagliere "power girl" e aggredire una persona che potrebbe tranquillamente sbudellarle sul momento e poi si fanno catturare nel modo più stupido possibile, senza contare che quando hanno la possibilità di scappare non scappano.
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questo film per me è stata una gran delusione perchè aveva tutte le carte in regola per essere un ottimo film.
l'inizio parte bene e ha dei bei momenti ,alcuni molto riusciti ma dopo questi arrivato tante cavolate, sopratutto nella logica discutibile dei personaggi e nella loro caratterizzazione e il film si alterna così in maniera un pochino fastidiosa fino al finale abbastanza moscio a livello di storia ma molto interessante a livello di contenuti.
il film infatti da un bel messaggio sulla violenza fisica e psicologica subita da bambini e sul dolore che lascia dentro di noi ma anche la forza che ci lascia dentro nel superare quel momento, però cè un "ma" perchè la tensione sarebbe stato costruita molto meglio se James Mcavoy non avesse forzato così tanto la sua recitazione ,in alcuni momenti infatti ,dove il suo personaggio poteva essere veramente inquietante rovina tutto con espressioni del viso molto caricate e una caratterizzazione delle identità abbastanza superficiale dal punto di vista recitativo,infatti solo alcune identità sono caratterizzate bene e hanno il giusto approfondimento, non so come sia in lingua originale ma qui il doppiatore di McAvoy non ha aiutato tanto la sua recitazione rendendo ancora più macchiette le varie identità , un altra cosa che ha fatto affossare alcune scene che potevano essere veramente interessanti è la logica dei personaggi ,in alcuni momenti sfocia quasi nel assurdo, come le 2 bimbette viziate dove in una scena ridacchiano davanti al cellulare dentro una macchina e si rendono conto dopo più di mezz'ora (ovviamente dando a Mcavoy il tempo di prepararsi a rapirle tutto tranquillo) che nella loro auto è entrato uno sconosciuto, oppure il momento in cui vogliono tanto fare le battagliere "power girl" e aggredire una persona che potrebbe tranquillamente sbudellarle sul momento e poi si fanno catturare nel modo più stupido possibile, senza contare che quando hanno la possibilità di scappare non scappano.
il film infatti non trova un equilibri a livello di credibilità perchè parte in modo realistico ma verso il finale diventa inrealistico ma questo è un pò lo stile del regista però trovo che qui non è stato ben calibrato, la controparte femminile invece è stata veremente stupefacente a parte le due bimbette viziate che fanno la parte delle "vittime sacrificabili" ,la terza ragazza Anya Taylor già vista in "the witch" è stata veramente brava nella sua interpretazione addirittura in alcuni momenti riesce ad essere molto più credibile di McAvoy.
in conclusione è un film interessante ma nella categoria "carino ma niente di che".
ps. il cameo finale è piacevole ma non aggiunge niente anzi sembra messo lì per salvare un pò il finale moscio del film.
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marcomatta
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domenica 19 febbraio 2017
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imbarazzante
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Speravo di vedere un film sulla complessità dell'animo umano, con dialoghi profondi, serrati, stimolanti. Mi ritrovo invece ad assistere alle gesta di un pagliaccio seguito e assistito da una presunta analista sui generis che nn la vogliono neppure al circolo del burraco. Stendo un pietoso velo sull'interpretazione delle tre giovani vittime. Tre manichini avrebbero assolto ugualmente ed egregiamente il compito.
Come finisce? Il pagliaccio è in realtà un uomo lupo. Perché? Ovvio, lavora allo zoo. (È il colpo finale a sorpresa, capito???!!!)
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maumauroma
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sabato 18 febbraio 2017
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split
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Un dissociato mentale dalle innumerevoli identita' che rapisce tre ragazze e le imprigiona in misteriosi locali sotterranei. Una psicanalista che cerca di studiare le proteiformi personalita' dello psicopatico subendo in maniera inquietante il fascino sinistro della sua malattia mentale. Una delle ragazze sequestrate che riesce a entrare in abnorme sintonia con il sequestratore attraverso una frammentazione di ricordi comuni di infanzie perturbate da parenti. Nella sua ultima opera Night Shyamalan affronta le complesse tematiche riguardanti le psicopatologie umane e lo fa con il suo consueto modo di scolpire le sceneggiature dei propri film , servendosi cioe' alternativamente, sconcertando in tal modo lo spettatore, di raffinati tocchi di cesello e di violenti colpi di scure.
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Un dissociato mentale dalle innumerevoli identita' che rapisce tre ragazze e le imprigiona in misteriosi locali sotterranei. Una psicanalista che cerca di studiare le proteiformi personalita' dello psicopatico subendo in maniera inquietante il fascino sinistro della sua malattia mentale. Una delle ragazze sequestrate che riesce a entrare in abnorme sintonia con il sequestratore attraverso una frammentazione di ricordi comuni di infanzie perturbate da parenti. Nella sua ultima opera Night Shyamalan affronta le complesse tematiche riguardanti le psicopatologie umane e lo fa con il suo consueto modo di scolpire le sceneggiature dei propri film , servendosi cioe' alternativamente, sconcertando in tal modo lo spettatore, di raffinati tocchi di cesello e di violenti colpi di scure. Per buona parte del suo sviluppo Split, grazie anche alla bravura di James Mac Avoy e di Anya Taylor Joy, risulta molto interessante con un buon ritmo , teso e avvincente. Purtroppo il finale delude, introducendo fastidiosamente (anche se prevedibilmente conoscendo la filmografia del regista indiano) elementi splatter e horror che finiscono quasi per apparire ridicoli. Split comunque resta un' opera interessante e originale. Shyalaman si conferma un buon regista e sceneggiatore anche se evidentemente dotato come lo psicopatico Kevin, di molteplici sfumature di personalita'
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ilcritico89
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martedì 14 febbraio 2017
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bravo mcavoy,un pò meno il regista
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Devo ammettere che mi aspettavo di più da questo film sia per le recensioni lette sia per i trailer visti.
Purtroppo la storia non mi ha convinto.
Tutto risulta abbastanza banale e sa di già visto così come il finale prevedibile e incompiuto probabilmente per la possibilità di un seguito.
Il film si salva grazie all'ottima interpretazione di McAvoy che rende credibili e inquietanti le diverse personalità del protagonista.
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cg1995
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martedì 14 febbraio 2017
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grande mcavoy e basta.
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Il film parte con l'intento di apparire realistico e di dare un quadro psicologico ben delineato di Kevin un ragazzo con 23 personalità (+1). Lo fa tramite i flashback che mostrano gli abusi subiti in infanzia e la personalità che via via si va sviluppando di una persona mentalmente instabile. Ma non approfondisce nessun aspetto in sè, gli abusi infantili non vengono mostrati nè sono appropriati allo sviluppo psicologico che Kevin assume. Cerca di essere scientificamente valido e nei sintomi lo è fino alla fine quando, grazie al disturo dissociativo d'identità, riesce ad arrampicarsi sui muri o a piegare sbarre di ferro delle celle di uno zoo (scatenando la 24esima personalità).
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Il film parte con l'intento di apparire realistico e di dare un quadro psicologico ben delineato di Kevin un ragazzo con 23 personalità (+1). Lo fa tramite i flashback che mostrano gli abusi subiti in infanzia e la personalità che via via si va sviluppando di una persona mentalmente instabile. Ma non approfondisce nessun aspetto in sè, gli abusi infantili non vengono mostrati nè sono appropriati allo sviluppo psicologico che Kevin assume. Cerca di essere scientificamente valido e nei sintomi lo è fino alla fine quando, grazie al disturo dissociativo d'identità, riesce ad arrampicarsi sui muri o a piegare sbarre di ferro delle celle di uno zoo (scatenando la 24esima personalità). Insomma un film che parte con l'intento di sembrare vero ma che poi si perde con dettagli inverosimili e poco credibili, esclusivamente al fine di dare un finale movimentato e renderlo godibile ad un pubblico più ampio possibile. L'unica nota veramente positiva è James McAvoy che riesce alla perfezione a calarsi all'interno di tutte e 23 le personalità dando prova del suo grande talento e della sua rapida ascesa come attore.
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