lovemovies
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martedì 9 maggio 2023
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un film meravigliosamente intriso di poesia
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Un film che dura due ore piene e che in varie sequenze cede il passo a situazioni claustrofobiche, dovrebbe risultare difficile da digerire. Dovrebbe. E invece no, invece il film inchioda lo spettatore davanti allo schermo, lo invita ad accogliere inaspettati intermezzi fantasiosi e fiabeschi e, complice anche la variegata bellezza della Sicilia, gli riempie gli occhi con una fotografia da applausi. Il film, meravigliosamente intriso di poesia, libera le speranze per un finale gioioso. Purtroppo deve però rimanere fedele ad un devastante fatto di cronaca realmente accaduto e non può esimersi dal narrare la brutalità degli avvenimenti.
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Un film che dura due ore piene e che in varie sequenze cede il passo a situazioni claustrofobiche, dovrebbe risultare difficile da digerire. Dovrebbe. E invece no, invece il film inchioda lo spettatore davanti allo schermo, lo invita ad accogliere inaspettati intermezzi fantasiosi e fiabeschi e, complice anche la variegata bellezza della Sicilia, gli riempie gli occhi con una fotografia da applausi. Il film, meravigliosamente intriso di poesia, libera le speranze per un finale gioioso. Purtroppo deve però rimanere fedele ad un devastante fatto di cronaca realmente accaduto e non può esimersi dal narrare la brutalità degli avvenimenti. Tuttavia la regia ci lascia liberi di fantasticare, sino alla fine ed anche oltre la fine, quando Luna, la ragazzina protagonista, ha ritrovato la serenità e la vive con nuove amicizie, ma ancora riesce a percepire lo spirito, il fantasma del ragazzo che aveva così tanto amato. Più che convincente la recitazione dei giovanissimi attori.
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candido89
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mercoledì 10 giugno 2020
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terra di fantasmi
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Interessante film dedicato alla memoria di Giuseppe Di Matteo, ucciso giovanissimo dalla mafia in quanto figlio del collaboratore di giustizia Di Matteo. Un film che mescola il fantasy con la cronaca terribile di un omicidio, che richiama molto alla memoria il ''Labirinto del Fauno'' di Del Toro, soprattutto per la scelta di pullulare il film di presenze animali più o meno simboliche. Nonostante qualche limite (alcune scene erano forse stucchevoli, come la richiesta del giovane Giuseppe di ''vedere il mare''), rimane un film che fa pensare e rifletttere sui tanti ''fantasmi'' che abitano la Sicilia.
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elgatoloco
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venerdì 3 aprile 2020
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tratto da un racconto, ma ispirato a un fatto real
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Film in primis"fantasmatico", questo"Siclian Ghost Story"(2017, Fabio Grassadonia, Antonio Piazza; da un raccontro, "il cavliere bianco"di Marco Mancassola è da leggere su tre livelli: A)il fatto reale di Giuseppe Di Matteo, figlio di un mafioso, che mafiosi reali avevano sciolto nell'acido(non ho seguito il fatto, mi sono documentato un po'dopo la visione del film), ; B)il racconto di Mancassola, sicuramente interessante, che traspone, credo(non conoscendolo)il tema in senso fantassmatico; C)Il film, che tiene in sospeso gli spettatori, facendo intuire.suppporre, senza dare spiegazioni definitivie, anche perché il"dialetto"siciliano è incomprensibile e non bastano le traduzioni in didascalia a renderlo"abbordabile".
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Film in primis"fantasmatico", questo"Siclian Ghost Story"(2017, Fabio Grassadonia, Antonio Piazza; da un raccontro, "il cavliere bianco"di Marco Mancassola è da leggere su tre livelli: A)il fatto reale di Giuseppe Di Matteo, figlio di un mafioso, che mafiosi reali avevano sciolto nell'acido(non ho seguito il fatto, mi sono documentato un po'dopo la visione del film), ; B)il racconto di Mancassola, sicuramente interessante, che traspone, credo(non conoscendolo)il tema in senso fantassmatico; C)Il film, che tiene in sospeso gli spettatori, facendo intuire.suppporre, senza dare spiegazioni definitivie, anche perché il"dialetto"siciliano è incomprensibile e non bastano le traduzioni in didascalia a renderlo"abbordabile". Dirò solo che, la trasposizione fantasmatica è riuscita perfettamente, anche per la bravura dei due giovanissimi interpreti(Julia jedlikowska e Gaetano Fernandez, i due, "enfants qui s'aiment"(Jacques Prevert), ma anche di tutti gli/le altri/e intepreti, anche quando appaiono/scompaiono .riappaiono... Film a tratti veramente inquietanti, senza però mai incorrere nell'horr facile, "Scilian Ghost Story"sa contempoerare e sintetizzare i tre livellli, che si leggono insieme con una certa difficoltà;; le chiare suggestioni letterarie sono soprattutto il racconto poetico, medievlae, di origine germanica(riprreso nell'Ottocento anche da Goethe)dei due amanti che muoiono insieme annegati(e Heirnrich von Kelist, a conoscenza del testo, lo volle vivere suicidandossi in acqua con la fidanzata), filmicamente, ritengo, sempre che il film sia ancora disponibile-visbile, il vecchio, classico film del 1978 Enfantasme di Serge Gobbi, che purtroppo non sono mai riuscito a vedere. Degli/delle interpreti si diceva, dove l'essenzialità riesce a dare sfumature particolarissime a ogni gesto, ad ogni espressione vocale anche molto breve. La fotrografia di Luca Bigazzi(non conoscendo la Sicilia non saprei dire dove si svolge, anche se si intravede un tempio greco.classico, oserei dire Tempio Oausania, ma l0ignoranza speficifca mi"tarpa le alit", per cui direi che valga la pena rivedere il film attentamente, esaminando con la qualità acuqisita della"prima volta"quanto si svolge sullo schermo... Un film anche"difficile"ma, purché ci si affidi al fascino delle sequenze(quelle anche olbique, particolarissime)di sicuro fascino e di valore indiscutibile. El Gato
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onufrio
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martedì 18 settembre 2018
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una triste favola d'amore
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Dedicato alla memoria di Giuseppe Di Matteo, giovane vittima della mafia. Sicilian Ghost Story ha come perno centrale l'adolescenziale storia d'amore fra Luna e Giuseppe, i due hanno modo di baciarsi appena una volta, prima che il loro amore verrà diviso per sempre. Giuseppe, figlio di un pentito sotto protezione, verrà rapinato e tenuto in ostaggio; una lunga agonia che coinvolge di conseguenza anche la piccola ed innamorata Luna che farà di tutto per trovarlo in una Sicilia dal volto molto diverso, tenebrosa e annuvolata, un angolo di trinacria dove del mare si può sentire soltanto l'odore.
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eugenio
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sabato 3 febbraio 2018
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una fiaba d’amore e di mafia
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Opera seconda di Grassadonia, Sicilian Ghost Story è un piccolo gioiello che dalla cronaca nera interiorizza un dramma rendendolo quasi fiabesco.
Una Sicilia inedita, lontana dal mare, affascinante quanto inquietante fa da sfondo alle inquietudini d'amore di una protagonista, una giovane adulta, Luna, nome omen per il sogno, il coraggio, il candore di un mondo lirico.
Luna, dall'algida madre svizzera e dal padre, partecipe passivo della sua maturità, è una vivace quanto creativa tredicenne innamorata del coetaneo compagno di scuola, Giuseppe, amante dei cavalli.
Giuseppe è il figlio di un pentito che ha fatto delle rivelazioni alla giustizia sui traffici mafiosi del territorio.
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Opera seconda di Grassadonia, Sicilian Ghost Story è un piccolo gioiello che dalla cronaca nera interiorizza un dramma rendendolo quasi fiabesco.
Una Sicilia inedita, lontana dal mare, affascinante quanto inquietante fa da sfondo alle inquietudini d'amore di una protagonista, una giovane adulta, Luna, nome omen per il sogno, il coraggio, il candore di un mondo lirico.
Luna, dall'algida madre svizzera e dal padre, partecipe passivo della sua maturità, è una vivace quanto creativa tredicenne innamorata del coetaneo compagno di scuola, Giuseppe, amante dei cavalli.
Giuseppe è il figlio di un pentito che ha fatto delle rivelazioni alla giustizia sui traffici mafiosi del territorio.
Giuseppe viene rapito, vittima designata del male.
Luna si mette alla sua ricerca.
Nel mondo dei sogni, a contatto con misteriose presenze, la giovane insegue fuochi fatui, segnali di vita del giovane che lei, affamata, cerca strenuamente contro tutti.
Contro una famiglia rigida e senza comprensione, contro una legge palliativa e inesistente, contro un mondo sporco, brutto e cattivo, lei, Luna, anima candida, disposta a scendere negli inferi, nel buio tetro della criminalità organizzata.
Film anomalo Sicilian Ghost Story, pregno di simbologia (il riferimento al rapace, i disegni di Luna..) con una sequenza di apertura (la salita dell'acqua dalla grotta alla superficie portatore di foschi presagi) e di un finale (con il mare portatore di speranza) di grande empatia e maestria cinematografica.
Una storia siciliana di fantasmi, come recita il titolo, nella quale il reale e il fantastico si fondono e convivono in cui gli orchi esistono davvero e le streghe mangiano sul serio i bambini, anzi, li sciolgono nell’acido....
Torbido nelle immagini e pregevole nei non detti, grazie ad una sapiente fotografia, il film di Grassadonia ha il merito di far riflettere sugli intrighi di casa nostra emozionando con una storia semplice, quella di un amore che vince ogni limite e barriera, capace di superare l'inconsistenza eterea del sogno stesso.
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jackiechan90
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domenica 28 gennaio 2018
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fantasy di denuncia
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Sicilian Ghost Story continua una personale ricerca, da parte dei registi Grassadonia e Piazza, per una nuova forma di racconto, a partire dal tema che evidentemente sta a loro più a cuore: il problema mafioso. Se "Salvo" rescriveva le regole del racconto filmico sul tema (spesso molto sacrificato rispetto all'aspetto documentaristico e biografico) con una chiave noir-western, qui è invece il fantasy a farla da padrone, ulteriore emblema di un rinnovamento dei generi che sta coinvolgendo il panorama italiano (a breve uscirà nei cinema "Ethel" altra pellicola di "fanatsy di denuncia" avente come tema il bullismo). Questo rinnovamento per quanto riguarda lo storytelling narrativo ha il poterre di rendere più "internazionale" il prodotto in questione, altrimenti relegato all'agiografia locale.
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Sicilian Ghost Story continua una personale ricerca, da parte dei registi Grassadonia e Piazza, per una nuova forma di racconto, a partire dal tema che evidentemente sta a loro più a cuore: il problema mafioso. Se "Salvo" rescriveva le regole del racconto filmico sul tema (spesso molto sacrificato rispetto all'aspetto documentaristico e biografico) con una chiave noir-western, qui è invece il fantasy a farla da padrone, ulteriore emblema di un rinnovamento dei generi che sta coinvolgendo il panorama italiano (a breve uscirà nei cinema "Ethel" altra pellicola di "fanatsy di denuncia" avente come tema il bullismo). Questo rinnovamento per quanto riguarda lo storytelling narrativo ha il poterre di rendere più "internazionale" il prodotto in questione, altrimenti relegato all'agiografia locale.
Invece l'unione di testimonianza storica e raccotno favolistico, seguendo tutti i canoni registici dell'horror-fantasy (incubi, apparizioni e sparizioni) ha il potere di rendere universale e trasversale il tema mafioso, come pochi altri film erano riusciti nell'obiettivo. In effetti la storia ha deirimandi artistici a diversi film di ghost-horror, oltre al "realismo magico" di Guillermo del Toro e ad altre pellicole riconducibili al genere magico-adolescenziale. E per questo motivo si presta molto a un pubblico che non è solo italiano ma internazionale.
Gli elementi fiabesco-orrorifici sono ciò che colpisce maggiormente lo spettatore,am sonmo presenti anche elementi tipici da film autoriale e che si rifanno al neorealismo (uso di scenari e ambienti da strrada e luce e sonoro "dal vero") tanto che si potrebbe apralre di "neorealismo magico" in questo senso. Sta di fatt oche l'operazione risulta risucita in quanto il film emoziona e fa riflettere su un male che è sia ancestrale sia d'attualità. Sono i famosi "draghi" di Chesterton, queli che la fiaba "non insegan che esistono, ma come sconfiggerli".
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lbavassano
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martedì 31 ottobre 2017
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sondando la tenebra
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Francamente non so se le forme del gotico siano le più adatte per narrare il raccapriccio di una delle più orribili storie di mafia, quella di Giuseppe Di Matteo, sciolto nell'acido. Quel che mi pare indubbio è però che tali stilemi conferiscono una straordinaria forza espressiva alle immagini, una bellezza, anche se l'uso di tale termine può risultare quantomeno imbarazzante, che non fa minimamente velo all'orrore della vicenda mentre la sottrae alla triste abitudinarietà della cronaca, al rischio dell'assuefazione. Senza risparmiarci nulla, ma senza alcun compiacimento del macabro. Quel che mi pare indubbio è la capacità dei registi di esplorare l'animo di ragazzini che hanno visto in faccia l'orrore, con sensibilità autentica.
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Francamente non so se le forme del gotico siano le più adatte per narrare il raccapriccio di una delle più orribili storie di mafia, quella di Giuseppe Di Matteo, sciolto nell'acido. Quel che mi pare indubbio è però che tali stilemi conferiscono una straordinaria forza espressiva alle immagini, una bellezza, anche se l'uso di tale termine può risultare quantomeno imbarazzante, che non fa minimamente velo all'orrore della vicenda mentre la sottrae alla triste abitudinarietà della cronaca, al rischio dell'assuefazione. Senza risparmiarci nulla, ma senza alcun compiacimento del macabro. Quel che mi pare indubbio è la capacità dei registi di esplorare l'animo di ragazzini che hanno visto in faccia l'orrore, con sensibilità autentica. Sulla scia di "Io non ho paura", per molti versi, ma forse oltre. Oltre l'immediatezza dell'emozione, sondando la tenebra.
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kimkiduk
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lunedì 7 agosto 2017
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c'è molto .... ma ormai a che serve?
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Film decisamente bellissimo. Fiaba, dramma, thriller, biopic. C'è tutto per raccontare uno dei drammi della nostra "povera" Italia. Fa arrabbiare, piangere, ti deprime, ti nausea e decisamente NON ti può lasciare indifferente.
Splendida la fotografia, bellissima la regia, decisamente non male nemmeno la recitazione, pur se gli attori non esperti.
Il film vale molto, non fa acqua mai.
Avevo letto recensioni che vanno da male a benissimo come spesso accade per film impegnati; non mi aspettavo tanto e invece ho avuto più del previsto.
Però mi sono posto tante domande:
- Vale la pena raccontare la mafia degli anni 90 quando tutti ormai sappiamo tutto? Che lo stato ha ucciso Falcone e Borsellino, che le istituzioni dell'epoca sapessero dove stava Giuseppe, non abbiano fatto niente per salvarlo, collusi tutti dai cittadini, dalle forze dell'ordine, a persino i parenti è cosa ormai che NON STUPISCE più.
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Film decisamente bellissimo. Fiaba, dramma, thriller, biopic. C'è tutto per raccontare uno dei drammi della nostra "povera" Italia. Fa arrabbiare, piangere, ti deprime, ti nausea e decisamente NON ti può lasciare indifferente.
Splendida la fotografia, bellissima la regia, decisamente non male nemmeno la recitazione, pur se gli attori non esperti.
Il film vale molto, non fa acqua mai.
Avevo letto recensioni che vanno da male a benissimo come spesso accade per film impegnati; non mi aspettavo tanto e invece ho avuto più del previsto.
Però mi sono posto tante domande:
- Vale la pena raccontare la mafia degli anni 90 quando tutti ormai sappiamo tutto? Che lo stato ha ucciso Falcone e Borsellino, che le istituzioni dell'epoca sapessero dove stava Giuseppe, non abbiano fatto niente per salvarlo, collusi tutti dai cittadini, dalle forze dell'ordine, a persino i parenti è cosa ormai che NON STUPISCE più.
- Vale la pena raccontare la morte tragica di un bambino innocente, pur se in ambiente colpevole, oppure sarebbe meglio capire perchè un padre non si è fermato nell'accusa di un sistema di cui faceva parte.
- Non sarebbe meglio ormai elevare ad eroi chi ha collaborato e smettere di piangere i morti?
Mi sono dato la risposta: a che serve? Non serve a niente tutto ormai. La mafia non è più quella di questo film, non scioglie persone nell'acido, elegge i politici, si è elevata. I Riina ed i Buscetta od i Denaro ormai sono la vecchia mafia di cui sappiamo tutto anche non sapendo niente.
Sono film della memoria, come la shoah, ricordano e fa bene ricordare, ma non sono ormai di denuncia come qualcuno dice e pensa. La mafia non ha paura di questi film, perchè la mafia ha già tolto di mezzo quelli degli anni 80/90. La mafia è un sistema ormai italiano non siciliano. Bello è solo che chi ha fatto questo film lo ha fatto con il cuore, andando via dalla Sicilia che più non lo rappresenta; è indubbio che molti siciliani si vergognino della mafia, forse lascia una speranza, ma solo quella. Purtroppo.
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mercoledì 19 luglio 2017
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da vedere far vedere
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un film cupo e opprimente ma "vero".
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angeloumana
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giovedì 22 giugno 2017
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stile favolistico di una tragedia mafiosa
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L’attore Giuseppe Tantillo nella presentazione del film su mymovies dice che i registi Piazza e Grassadonia continuano a trasfigurare la tragedia senza fine della mafia in una fiaba aperta al fantastico. Il loro precedente film Salvo fu con temi e stile noir, sembrava di stare a diretto contatto con ambienti mafiosi; Sicilian Ghost Story invece sembra una fiaba oscura, finita male, interpretata da due attori giovanissimi e forse documento per i giovani siciliani (e non) d’oggi. C’è da augurarsi però che i ragazzi che han visto il film sappiano che davvero un tredicenne nel 1993 fu rapito e fatto morire dopo 17 mesi di prigionia, prima soffocato e poi disciolto nell’acido: era Giuseppe Di Matteo, figlio di Santino, ex mafioso passato ad essere un collaborante della magistratura e a denunciare gli autori e mandanti della strage di Capaci.
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L’attore Giuseppe Tantillo nella presentazione del film su mymovies dice che i registi Piazza e Grassadonia continuano a trasfigurare la tragedia senza fine della mafia in una fiaba aperta al fantastico. Il loro precedente film Salvo fu con temi e stile noir, sembrava di stare a diretto contatto con ambienti mafiosi; Sicilian Ghost Story invece sembra una fiaba oscura, finita male, interpretata da due attori giovanissimi e forse documento per i giovani siciliani (e non) d’oggi. C’è da augurarsi però che i ragazzi che han visto il film sappiano che davvero un tredicenne nel 1993 fu rapito e fatto morire dopo 17 mesi di prigionia, prima soffocato e poi disciolto nell’acido: era Giuseppe Di Matteo, figlio di Santino, ex mafioso passato ad essere un collaborante della magistratura e a denunciare gli autori e mandanti della strage di Capaci. Per vendetta e ricatto contro l’”infame” gli ex sodali di cosca rapirono il figlio, tra essi Giovanni Brusca, ex amico della famiglia Di Matteo, con cui Giuseppe aveva giocato da piccolo.
I due ragazzi protagonisti sono Luna-Julia Jedlikowska e Giuseppe-Gaetano Fernandez, scelti nel quartiere Zisa di Palermo dopo 9 mesi di casting. Appaiono subito come due “numeri primi”, si distaccano dal resto della classe, sono due compagni di scuola innamorati. A Giuseppe suo papà mancava, lo aspettava e si consegnò facilmente a dei finti poliziotti, i rapitori, che gli promisero di andarlo a trovare. Viveva con la madre muta e dopo il rapimento del figlio ancora più piangente di disperazione, e con un nonno mafioso irremovibile. Il pentito Santino una volta evase dall’Asinara, per cercare la prigione del figlio in Sicilia. Nel tragitto casa-scuola i due ragazzi incontrano più volte un cane nero e feroce, sembra la bestia che prelude all’ambiente di cui presto Giuseppe farà la conoscenza. Emoziona, sapendo già che si tratta di un addio, che Luna al maneggio non voglia salire sul cavallo di Giuseppe, che praticava l’ippica, magari la prossima volta dice, per cercarlo poi nello spogliatoio e nelle stalle e aspettarlo per sempre.
Una delle definizioni date al film ne parla come di una misteriosa favola siciliana: sorprende o provoca qualche riserva che i due registi e sceneggiatori abbiano voluto descrivere il fatto come storia siciliana di fantasmi, in chiave favolistica o, peggio, come loro esercizio di stile, con l’osservazione indugiante del bosco nei Nebrodi, il mistero sotto un laghetto da cui si accedeva alla prigione di Giuseppe. Spettatori ragazzini potrebbero farsi prendere dalla favola, quanto scuoterebbe l’essere di persone che nel ’93 non erano ancora nate? Quanto è comprensibile a dei ragazzi che il lungo discendere finale nel lago di lembi biancastri sia il corpo disfatto di Giuseppe oppure solo una dimostrazione di stile nella ripresa? Un film che vale molto la pena di vedere comunque, anche se le due ore possono risultare snervanti. C’è perfino, da parte di Vincenzo Amato che impersona il papà di Luna, un rutto sonoro in riva al lago, e qui lo stile non c’entra; anche la strana presenza di un handicappato tra i carcerieri è inspiegabile, o forse realtà?
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