Mektoub, My Love - Canto Uno |
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Un film di Abdellatif Kechiche.
Con Shain Boumedine, Ophélie Baufle, Salim Kechiouche, Lou Luttiau.
continua»
Titolo originale Mektoub Is Mektoub.
Drammatico,
Ratings: Kids+13,
durata 180 min.
- Francia 2017.
- Vision Distribution
uscita giovedì 24 maggio 2018.
MYMONETRO
Mektoub, My Love - Canto Uno
valutazione media:
3,20
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Emiliano Morreale
La Repubblica
Attesissimo l'ultimo film di Kechiche, che 4 anni dopo la Palma d'oro per La vita di Adele, torna con la prima parte di un progetto ambizioso in tre parti, basato sul testo autobiografico di Francois Begaudeau, autore del libro da cui era tratto La classe. Agosto 1994. Educazione sentimentale di un timido ragazzo di origine tunisina, che torna da Parigi per le vacanze nella città dove vivono i suoi, sulla costa meridionale della Francia. Il film è organizzato per lunghe scene che spesso cambiano luogo: da un interno a un esterno, da una situazione all' altra. Il filo e l'amore impossibile di Amin per la formosa Ophelie che, tra un fidanzato soldato e la relazione con il cugino di Amin, ha già il suo bel da fare. Altre due ragazze arrivano per le vacanze, ma il povero Amin non sa cogliere le occasioni. Lo stile pseudo-documentario immerge nella quotidianità in maniera quasi ipnotica, riuscendo a non annoiare per tre ore e passa, e rende bene il trascorrere dell'estate: un'atmosfera balneare e sentimentale fatta di controluce che a noi italiani ricordano a tratti l'iconografia del cornetto Algida, e che forse anche per questo catturano. Lo sguardo di Kechiche, esplicitamente voyeuristico (c'è una parte in discoteca tutta ad altezza di sederi, non indegna di Tinto Brass), si mette in scena come tale fin dalla prima scena, il cui il protagonista sbircia una lunga scena di sesso esplicito. Il sesso poi rimarrà sotterraneo, incombente su tutto come in effetti è in quell'età; si può dire anzi che lo sguardo sui corpi femminili sia quello di un ipotetico coetaneo di questa ragazze, fortemente sessuato e un po' represso. Il fatto è che questa tensione erotica rischia di mangiarsi il film anzichè arricchirlo. Più in generale, la libertà di sguardo, che esalta la bellezza del fuggitivo e dell'accidentale, sembra frutto di un partito preso. Lo rivela una scena esemplare: il parto di una pecora, ripreso lungamente ma con tagli interni di montaggio e una musica settecentesca "nobilitante". Il film è anche, forse, un inno alla libertà dei corpi in un mondo di arabi di terza generazione prima dell'arrivo del fondamentalismo ("La libertà! L'amore!", urlano in discoteca), ma il giudizio sull'operazione rimane sospeso, in attesa dei capitoli successivi. Da segnalare, come curiosità, un omaggio al caratterista torinese Aldo Maccione, più celebre in Francia che da noi.
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